lunedì 9 settembre 2013

Vento e tempesta: l'autunno secondo i Genesis del 1978


I primi brividi di freddo che sgomitano per affacciarsi alle finestre aperte la mattina presto. Il blobloblop del bollitore, preludio al profumo ambrato dell'Earl Grey che sale dalla ceramica dello staffordshire accanto al camino acceso. Le foglie ingiallite che scricchiolano sotto le scarpe, in sintonia con i sentori di erba bagnata che riempiono l'aria frizzante. L'abbraccio ruvido di una giacca di tweed. E dallo stomaco, una specie di piccolo languore sconsolato, quell'inquietudine che anticipa le lunghe notti dell'inverno, il rimpianto per la bella stagione che finisce, la tensione per quella che verrà. A trentotto anni dall'uscita, incredibilmente, Wind & Wuthering resta la miglior trasposizione possibile su Cd dei colori dell'autunno, un palmo sopra le ballate intimiste di Mark Hollis e soci, la malinconica compostezza dei Gazpacho o le nevrosi dei migliori Radiohead. Musica pura, non adulterata, complessa ma incredibilmente orecchiabile, creata da una band che stava incominciando ad affrancarsi dall'ombra del mattatore Peter Gabriel, e per l'occasione aveva affidato la regia a un piccolo maestro di rock melanconico come Tony Banks. Sotto la copertina, un frullio nebbioso di corvi firmato dall'illustratore Colin Elgie, gli ultimi brani epici del gruppo, liberamente ispirati alle atmosfere di Cime tempestose: episodi à la Braveheart come Eleventh Earl of Mar, fughe jazz-rock del calibro di Wot Gorilla o Unquiet Slumbers for The Sleepers, e le fiabe in musica All in a Mouse's Night e Afterglow. Presto, Steve Hackett avrebbe tolto ai Genesis gli ultimi scampoli di autentico lirismo, lasciandoli al pop-rock acido e leccato degli Anni 80. Presto, il punk avrebbe scalzato il prog dalla scena, relegandolo in un angolo. Presto, l'apparenza avrebbe assestato la zampata fatale alla sostanza, in una esplosione glitterata di paillettes e ciuffi laccati. Presto, ma non ancora: immersi nel paesaggio crepuscolare di Wind & Wuthering, sciarpa al collo, restava ancora un po' di tempo per sognare.

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