lunedì 30 giugno 2008

Flower Power


Il posto è in via del Pellegrino, una stradina punteggiata di vecchie botteghe che sbuca in Piazza Campo De’ Fiori. Visto da fuori, non sembra granché: arredi e suppellettili sono fermi a una cinquantina di anni fa, le luci freddine, l’ambiente vagamente claustrofobico. Però, in cucina c’è una signora che cucina cose che voi umani non potete immaginare: tagliatelle fatte a mano, polpette ai ferri, patate novelle all’olio d’oliva e altri piatti che sanno di buono, di casa, di coccole.
E come dessert, mela cotta con scorzetta di limone: un dolce vintage che non assaggiavo dai tempi dell’infanzia.
Insomma, se passate da Roma, “Da Settimio al Pellegrino” dovete proprio andarci: è uno dei monumenti più interessanti di tutta l’Urbe.

“Da Settimio al Pellegrino”
Via del pellegrino 117
Tel. 06/68801978

mercoledì 25 giugno 2008

Vacanzine romane


La meglio gioventù
Inserito originariamente da andrea_voglino
Sapete che c'è? Quasi quasi me ne vado qualche giorno nella Roma facista a fare il turista.
Ci si rivede settimana ventura. Sempre che non mi regalino un attico in piazza Santa Maria in Trastevere, s'intende.

martedì 24 giugno 2008

Vero, vero


Ci si mette anche "Rolling Stone".
Tre stellette e mezza su quattro.
Peter Travers, i love you.

lunedì 23 giugno 2008

Questo lo vado a vedere


Anche se non sopporto Rob Zombie.

Fumetti en plein air (Reprise)


Visto che repetita juvant, torno sul Picnic Festival in programma per domenica 29 giugno al parco delle caprette di Reggio Emilia. Come da ultimi aggiornamenti del sito web, numero e caratura dei partecipanti alla grande bouffe cresce di giorno in giorno. Quella che era nata come una scampagnata fra amici nei verdi pascoli del fumetto e dell’illustrazione, insomma, somiglia sempre più a un piccolo grande evento fumettistico. Tutti i dettagli qui.

domenica 22 giugno 2008

Sottotoni


Due anni da campioni, per ritrovarsi le solite irriducibili chiaviche di sempre.
E si va a casa. Perché una botta di culo va bene, ma trenta no. Perché vedere De Rossi fare il centrale difensivo è una tristezza. Perché Di Natale non vale la metà degli scarpini di Schillaci. Perché Toni è uno scarsone.
E quindi. Va avanti la Spagna.
Meritatamente.

giovedì 19 giugno 2008

Nel nome di Villa


20 giugno 1923. Nella cittadina di Parral, a un tiro di Springfield da Chihuaua, Pancho Villa cade sotto i colpi di un improvvisato plotone d'esecuzione. Un finale annunciato, per un uomo che nei suoi 42 anni di vita si è fatto un sacco di nemici. E forse, anche un modo per entrare nella leggenda.
Difficile entrare nella testa del personaggio che suo malgrado ha creato lo stereotipo del bandido messicano. Ma provarci in compagnia di Paco Ignacio Taibo II è stata un'avventura esaltante. Il libro si chiama "Un rivoluzionario chiamato Pancho", è edito da Marco Tropea, ed è pieno di voltafaccia, fucilazioni, battaglie, agguati, matrimoni, mitragliatrici, fughe, leggende, invasioni, misteri, cavalli. Per finirlo mi ci sono voluti sette mesi, ma ne è valsa la pena. Anche perché mi sono guadagnato il diritto di portare le T-Shirt di Mis Nopales con cognizione di casual. Viva la revolucion, cabrones!

mercoledì 18 giugno 2008

Un sogno un po' così


Una commedia fantastica, un thriller e un esercizio in punta di penna sulle incertezze della precarietà oltre gli “anta”: “Italian Dream”, il nuovo film di Sandro Baldoni, è tutto questo e molto altro ancora. Chi ha sghignazzato amaro con le “Strane Storie” e i “Consigli per gli acquisti” di questo regista agile, misconosciuto e fumettoso assai, può accomodarsi in sala dal prossimo 27 giugno.
Per una preview del film, basta cliccare qui.
Bella anche la pubblicità neo-neorealista, tutta affidata a uno sciame di vecchie 500 sparse per l’italia e sormontate da enormi bigliettoni da 500 euro: Budget molto low per un concept molto high.

martedì 17 giugno 2008

lunedì 16 giugno 2008

Hasta La Vista, Baby


Da oggi la fabbrica dei sogni ha un po' di magia in meno: Stan Winston, il visagista delle dive e anche dei divi, se n'è andato.
So long, Stan.

Balloon Bazaar # 6: cattivismo fransé


(Odio i post chilometrici, ma visto che De-Code è in coma farmacologico mi vedo costretto a postare qui il pezzullo che avevo in canna da qualche settimana. Vive la France, e in culo a Domenech.)

Dice che non parlo mai di fumetti francesi.
Non è così vero. Anzi: sono convinto che sotto molti punti di vista dovremmo prendere esempio dai nostri cugini d’oltralpe. Perché nella nona arte ci credono molto più di noi. Perché non fanno discriminazioni di genere, di tratto o di gusto. Perché non hanno mai relegato le strip nell’ambito delle letture per ragazzini, zotici o nerd compulsivi. Perché sono bravi.
Insomma, i motivi per buttarsi sul fumetto francese di per sé ci sarebbero. Il problema, semmai, è un altro. Cioè, che il più delle volte i fumetti francesi sono troppo colti, troppo cerebrali, troppo autocompiaciuti per colpire al cuore il lettore. Tanto è vero che nella stragrande maggioranza dei casi furoreggiano solo a casa propria. Qualche eccezione alla regola c’è: basta pensare a classici come “Asterix”. O al ciclo dell’Incal. O ancora a Bilal, Wolinsky o Johann Sfar. Però, diciamoci la verità: a parte il piccolo gallo dall’elmo alato, siamo sempre nell’ambito del prodotto di nicchia. Roba da nostalgici della Milano da bere e relativo coté radical-chic. Edizioni illeggibili, coltissime, lussuose, da sistemare in bella vista sul tavolino del salotto per tirarsela con gli ospiti sorseggiando camparini o pastis.
Tutta fuffa pretenziosetta e morta lì, quindi? Solo fino a un certo punto. Certo, nessuno può negare il rischio orchite di creazioni come “i frustrati” della Bretécher o “Paulette” di Pichard. Ma grazie a Dio, nel gruppone fransé c’è un autore marsigliese che ha affrontato la Bande Desinnée con un piglio davvero rivoluzionario, sintetizzando nevrosi e pretese della concorrenza in un pugno di albi affollatissimi e urticanti. Il suo nome è Gerard Lauzier.
Oggi, ormai, il nostro si è imborghesito: va per gli ottant’anni, ha mollato il mondo della BeDé e si guadagtna la pagnotta scrivendo brutte commedie come “Mio padre, che eroe” o “Asterix e Obelix contro Cesare”. Ma intorno agli Anni 80, dopo una vita da pubblicitario giramondo fra la Francia e il Brasile, è riuscito a ritrarre il mondo contemporaneo con una ferocia e una sottigliezza davvero stupefacenti, consegnando ai posteri eroi negativi degni del nostro Zanardi, e appena appena più presentabili.
Come scrive la giornalista Lietta Tornabuoni nella prefazione dell’opera più volutamente crudele della serie, “La corsa del topo”, il mondo in cui agiscono i personaggi di Lauzier è fatto di “Bionde belle e dannate che pigliano e lasciano, che usano e si stufano e partono e lasciano la segreteria telefonica: sempre pronte a vendersi al più ricco, ma dandosi pochissimo. Risse insensate. Principi arabi con la barba nera. Champagne e Whisketti. Moda maschila italiana. Produttori cinematografici con châlet a Gstaad, con yacht a Saint-Tropez, con amante importata dal Brasile: e senza il becco d’un franchino. Professioni superflue, sceneggiatore, pubblicitario, attore, esistenze tese a inventarsi divertenti rimpianti superflui...”.
Tipi umani stagionati di quasi trent’anni, che però sopravvivono ancora oggi nelle cronache “Stra-Cafonal” di Dagospia, nelle imprese da rotocalco dei vari Mora, Briatore e Corona, nel voyeurismo disgregato e vitalistico del “reality world”.
“La corsa del topo” è quella di Jerome, responsabile marketing di una grande e ignota multinazionale, padre e marito esemplare, perfetto esempio di integrazione: in seguito a un incontro casuale con un compagno di scuola malandrino e sciupafemmine, vede incrinarsi il labirinto di finzioni, rinunce e compromessi su cui poggia la sua esistenza e sceglie di dare una svolta alla propria vita. Un’impresa impossibile, destinata a svaporare in un vortice di amicizie superficiali, sveltine tristi, risibili velleità autoriali, piccole e grandi delusioni. Fino alle ultime tavole, e a un finale che riporta il protagonista della storia al punto esatto da cui era partito.
Un fumetto facile da amare e difficilissimo da digerire, che trova le sue armi migliori in un linguaggio visivo nervoso e scattante, in un humour acido e senza compromessi e in una scrittura che sa di Schnitzler e Flaubert. La qualità si paga da circa 10 euri in su. Però, sul tavolino del salotto, Lauzier fa un figurone. Fate l’affare, e alla prossima.

La corsa del topo 

Editore: Milano Libri Edizioni 

formato: 22 X 29 cm 

Cartonato con copertina a colori 

64 pagine a colori 

Prezzo: a partire da 9,99 euro

domenica 15 giugno 2008

Babysitterato!


Babysitterato!.jpg
Inserito originariamente da andrea_voglino
Calvin l'ho trovato, Hobbes ancora no, ma mi sa che ho buone possibilità.

giovedì 12 giugno 2008

Metodo Montignac


Visto che da qualche mese in qua ho messo su un po' di panzetta, ho pensato bene di mettermi a dieta. E visto che un caro amico mi diceva mirabilie del famoso Metodo Montignac, ho pensato di buttarmi su quello. Hai visto mai, magari funziona davvero.
Se ho capito bene, la faccenda ruota tutto intorno ad amidi e zuccheri. Sono praticamente dappertutto, e ne mangiamo a tonnellate. Per digerirli, il nostro pancreas produce insulina, la quale a sua volta produce cicciaculo. Quindi, via zuccheri e amidi, via cicciaculo.
Stamattina, per cominciare bene, ho sostituito il solito velenoso muesli al cioccolato con una bella tazza di Kellogg's All Bran.
Gli All Bran fanno cagare.
Vedo quanto resisto e poi aggiorno.

Il Pipistrello e il Golia Verde

(Continua...)

mercoledì 11 giugno 2008

Il bene e il male


Sul Blog di Rrobe infuria la polemica. In un misto core aperto più Bad Attitude il nostro ha confessato i suoi trascorsi da bulletto. Poi, per buon peso, ha messo on line la classifica dei suoi bulli preferiti. Apriti cielo: neanche il tempo di cliccare su "pubblica post" che il plotone d'esecuzione aveva già cominciato a sparare alzo zero. Ora. Mi sorprende che i tanti agenti della buoncostume che si scandalizzano non distinguano l'uomo dal personaggio, il serio dal faceto, la sincerità dall'arroganza. E soprattutto che dimentichino, o fingano di dimenticare, una elementare verità: cioè, che i ragazzini sono stupidi, insensibili e crudeli in generale.
Io, per dire, a otto anni ho ficcato un gattino dentro un sacchetto di plastica e l'ho sbattuto contro lo spigolo del mio lettino finché i miei non me l'hanno strappato dalle mani. A quattordici rubacchiavo cazzate per l'Europa. Da qualche parte devo avere ancora il caccia di Darth Fener che avevo zanzato in un negozio di Londra. A diciannove, dall'alto del mio metro e settanta scarso, sono finito in questura per aver fatto il guappo a una festa.
Poi, grazie a Dio, ho cambiato registro.
Ma prima di mettermi a dare lezioni di bon ton a chicchessia ci penserei bene. E se dovessi avere un figlio, cazzo, tremo al momento in cui dovrò tentare di spiegargli la differenza fra il bene e il male.
Ogni tanto penso al povero gatto di cui parlavo più su.
All'epoca, mio padre mi disse di averlo affidato a un bambino che stava in campagna. Un bambino che avrebbe saputo dargli tutto l'amore che io gli avevo negato eccetera eccetera.
Ovviamente non era vero. Come avrei saputo molti anni più tardi, non aveva potuto far altro che finirlo con le sue mani.

A volte dare il buon esempio è proprio dura.

martedì 10 giugno 2008

lunedì 9 giugno 2008

Voglino senior


Oggi, nel suo piccolo, è una giornata storica. Dopo una lunga assenza dalle scene, papà mio torna ufficialmente pittore full time dopo trent’anni di advertising e art-direction. E ricomincia dall’alto dei colli di Framura, la bellissima aspra località ligure che ha fatto da scenario alla sua educazione sentimentale e artistica. Due le mostre: la prima a Milano dal 10 al 12 giugno presso SpazioStudio, via Lomazzo, 13; la seconda dal 28 giugno al 4 luglio alla Torre Carolingia di Framura. Per informazioni, orari, eccetera, info@spaziostudio.net.

Allenatori nel pallone

Diffidare dalle imitazioni.

domenica 8 giugno 2008

Briciole di Crumb


Si chiama "Mister Nostalgia" il primo volume della nuova collana Comma 22 dedicata a Robert Crumb, il decano del fumetto underground statunitense. Dall'anno di grazia 1967 al nuovo millennio, il creatore di Mr. Natural e Fritz il Gatto ha raccontato ai lettori il lato oscuro dell'America in centinaia di strip fatte di chiaroscuri densi, grumosi e corrosivi. La casa editrice bolognese si propone di portare sugli scaffali l'opera omnia di questo autore raffinato e maudit, e per questo abbastanza maltrattato. Le prime 96 pagine della saga sono in vendita in tutte le librerie a 19 euri con il loro corposo retrogusto blues. Assolutamente da provare, magari accompagnando il tutto con un goccio di Jack Daniel's.

mercoledì 4 giugno 2008

Fumetti "en plein air"


Un'idea semplice e geniale: trasformare un festival del fumetto in un picnic. Per riuscirci ci si sono messi Saldapress, Zoolibri, Delicatessen, Reggiocomics e altre piccole grandi firme emiliane del fumetto, dell'animazione e dell'illustrazione "For Kids". L'appuntamento è per il prossimo 29 giugno nell'area ristoro/giochi del Parco delle Caprette, a Reggio, dalle 10 alle 20. Pappa buona, tanti autori in gamba e tanti disegni, per un appuntamento davvero inedito che potrebbe diventare un piccolo "must". Tutte le info sul blog della manifestazione.

Verde speranza


Buone notizie per tutti i fan dei film ispirati ai personaggi DC: Marc Guggenheim ha dichiarato a Newsarama che il Work in Progress sul film di Lanterna Verde continua, e che si tratterà di un "Origin Movie" dedicato ad Hal Jordan, la Lanterna più amata di tutta la galassia. E non è finita qui: pare che in rampa di lancio ci sia anche il "Green Arrow: Supermax" diretto da David Goyer. Ora non resta che sperare in mamma Warner. Con l'augurio che il verde speranza non sfumi in un verde bile.

martedì 3 giugno 2008

Piove


Bene, è ufficiale: questa primavera stile Gotham City mi ha fracassato i coglioni. Voglio il sole. Voglio 30 gradi secchi. Voglio il gelato. Voglio andare in giro in sandaletti e bermuda. Voglio tre docce al giorno. Voglio le finestre aperte. Voglio il ventilatore a palla. Voglio prosciutto e melone. Voglio dormire nudo. Voglio l'anticiclone delle azzorre. Voglio una cazzo di domenica in campagna. Voglio l'estate. Voglio l'estate. Voglio l'estate. Aaargh.

E già che siamo in argomento

"Christian Bale Will Kick Your Ass!"


Il pipistrello e l'uomo di latta: once more with feeling

(Continua, sicuramente)

lunedì 2 giugno 2008

Più veloce di un proiettile


Per tutti i fan della DC Comics, questo giugno 2008 è un mese da ricordare.
Esattamente settant’anni fa, nel giugno del 1938, Superman è atterrato sul nostro pianeta, rivoltando il mondo dei fumetti come un calzino. Fino ad allora, gli albetti di cartaccia “pulp” da pochi centesimi avevano ospitato solo raccolte di strip domenicali più o meno comiche da “Little Nemo” a “Mutt & Jeff” a “Tarzan”. Da “Superman” in poi, invece, è cominciata l’era dei super-eroi.
Oggi i figli più o meno legittimi dell'Uomo d'Acciaio sono talmente tanti che il solo pensiero di contarli dà quasi le vertigini. Ci sono super-eroi stagionati e super-eroi giovanissimi, super-eroi buoni e super-eroi cattivi, super-eroi americani e super-eroi glocal. Ma nonostante le zampate della concorrenza, la creatura di Jerry Siegel e Joe Shuster è ancora una delle realtà più interessanti del comicdom statunitense. Merito di una regia attenta, capace di regalare ai lettori chicche come “All Star Superman” di Grant Morrison e Frank Quitely, ma anche di pompare nuova, preziosa linfa in testate storiche come “Superman” o “Action Comics”. E se altri eroi di carta fanno faville al cinema o sui videogame, il vecchio boy-scout rosso e blu resta sempre un punto di riferimento irrinunciabile per chiunque coltivi il sogno ingenuo e inossidabile di imparare a volare. Dunque, buon settantesimo compleanno: e centomila di questi numeri. Per festeggiare, un regalino tutto da scoprire: il sito che racconta i primi settant’anni dell’uomo d’acciaio attraverso tutti gli artisti che hanno raccontato le sue avventure.