giovedì 17 novembre 2016

La legge di Newt

zing-a-ding

Farà il botto, questa nuova incursione della Warner Bros. nel mondo fantastico creato da J.K. Rowling, autrice e sceneggiatrice degli Animali Fantastici di David Yates? La major americana, fiaccata dalle mazzate subite di recente con Peter Pan e Tarzan nonché dalle performance ottime ma non eccelse dell'universo cinematico DC, ci conta molto. E si vede: in fatto di caramelle oculari, il primo capitolo della saga di Newt Scamander ridimensiona i pur efficaci effetti digitali di Doctor Strange a un gioco di fumo e specchi. Sul resto, però, qualcosa da eccepire c'è. Perché come macchina da spettacolo Animali fantastici e dove trovarli è scatenata, possente, iperdettagliata, ma mai archetipica quanto quella messa in campo a suo tempo da Chris Columbus & C. con i sette capitoli di Harry Potter. Quindi, per molti versi, più fragile.
Priva delle figure junghiane del bambino forte, dell'ombra, del vegliardo, etc. la produzione si affida a una maschera che gioca tutto su un divertito candore alla Buster Keaton e su un bestiario degno dei kolossal fantascientifici più ricchi e più recenti. Emozione garantita, soprattutto nella seconda parte, ma non esente da qualche piccolo rimpianto: perché la regia molto beneducata di David Yates abbandona subito il punto di vista umanissimo dello spettatore incarnato dal non mago della compagnia, Jacob, per inseguire i sortilegi di una narrazione forzatamente interlocutoria e ça va sans dire solo foriera di cose a venire. Restano però impresse nella retina l'azione scatenata, la recitazione deliziosamente sopra le righe dei personaggi in carne e ossa e di quelli digitali, la confezione impeccabile e iper-stilizzata e l'anima delicatamente ecologista, che a ben vedere il cattivo è solo venefico smog color carbone. Un inizio discreto, e un film imperfetto, che però lascia addosso la voglia di vederne altri.