giovedì 28 febbraio 2013

Maroni

Effettivamente comincio ad averne un po' le palle piene.

martedì 26 febbraio 2013

Perché sei così serio?

Finisce come nel 2006, con i nativi della terra del fai come cazzo ti pare a godersi il pareggio acciuffato al 91' su gol di Imu del solito Banana e il Centrosinistra ancora lì a tentare di smacchiare la lingerie animalier delle olgettine.
Ancora una volta, Silvio vince. Ancora una volta, con lui vincono tutti gli italiani antropologicamente stronzi, opportunisti o deliziosamente beceri. Tanto da continuare a dare fiducia a un vecchio arnese di 78 anni, che negli ultimi venti ha dimostrato zero capacità di governo, e che ispira battute salaci perfino a dodici ore di aereo da casa, in una Nazione che ha subito caudillos à la Robert Rodriguez come Vicente Fox, Felipe Calderon o il giovane Peña Nieto.
Perdono tutti gli altri: quelli che hanno scelto di dare ancora fiducia a un gruppo di burocrati competenti ma grigi, privi di humour e appeal e cronicamente incapaci di sfidare gli avversari sul piano dell'immaginario. Quelli che "voto Grillo, non farà granché ma servirà da pungolo" e ora se lo ritrovano alla guida della fuoriserie politica più votata d'Itaglia, come se sapesse davvero guidarla senza andare a sbattere (v. Pizzarotti). Quelli troppo schifati per andare a votare, un bel venticinque per cento degli aventi diritto. E quelli che, come me, sono stati costretti a guardare questa Little Big Horn da lontano senza neanche poter sparare un colpo.
Auguri a tutti. Ci vorrà un gran culo, e ci va bene che il Cav. è un cultore della materia. Ma comunque vada, l'immagine riflessa dallo specchio elettorale è quella di un Paese ridicolo. Pessimo viatico, per un futuro che si preannuncia tutt'altro che allegro.

lunedì 25 febbraio 2013

Perché andare a votare, o al limite perché annullare la scheda

È tutto su La Stampa: http://www.lastampa.it/2013/02/24/italia/cronache/la-vigilia-di-egle-tra-le-verdure-di-scarto-al-mercato-Zls72W6DKEBHEzMvNsV3cN/pagina.html.
Anche la casalinga di Voghera è passata al next level.


domenica 24 febbraio 2013

Zepparella!

Sono quattro, sono fighe, suonano benissimo la roba dei Led Zeppelin.
E non c'è nient'altro da aggiungere.
La ciccetta bella è sul sito ufficiale www.zepparella.com o su Youtube.

sabato 23 febbraio 2013

Mangione: impossibile

Lo chef Robert Irvine è un armadio a muro con gli occhialetti rotondi, genere Shane Black nel primo "Predator" di John McTiernan. Curriculum chiacchierato ma stellare, una moglie pescata nel circus del WWE e un approccio da schiacciasassi à la Gordon Ramsey, solo un pelo più educato, completano il quadro: ed ecco servito "Dinner: Impossible", il kitchen show più scombiccherato e divertente dell'ultimo lustro dopo "Man Vs. Food". Le sfide: mettere ai fornelli un gruppo di universitari debosciati à la "Animal House" in vista di una cena ufficiale, preparare un banchetto per 850 marine pronti alla pugna usando solo derrate militari, organizzare un dinner party su un'isola deserta cucinando banane cocchi e pesce pescato sul momento su un falò. Il tutto, mentre il cronometro ticchetta inesorabilmente.
Un tipico prodottino Fox Life: stupidino, gustoso e croccante. Molti assaggi sul Tubo.

venerdì 22 febbraio 2013

Piccole italiane

Le donne di Berlusca sono un po' come i lavoratori a contratto atipico: come collettività non esistono. Esistono solo come monadi, ognuna con la sua vita i suoi problemi le sue scelte, a volte comode, a volte dolorose. E, ovviamente, la sua libertà.
Guai a chiamarle bambole e mancar loro di rispetto.
Un titolo ridicolo da hit Sanremese. Un testo sciatto, interminabile, aggrovigliato di parentesi e circonvoluzioni. Una foto teribbbile, vecchia nella composizione da catalogo Postal Market e nel look da tinello meneghino.
È tutto sul Corriere di oggi. Ma è roba di ieri, come chi l'ha concepita e realizzata. Speriamo che da qui a Domenica finisca dove merita, a incartare il pesce.

giovedì 21 febbraio 2013

Brickbolbul

Sfidare la neve per una buona causa: è quello che propongono quelli di Bilbolbul, la kermesse bolognese sul fumetto in programma per il 24 e 25 febbraio in quel di Bulògn. Al centro della manifestazione, la bella iniziativa "un mattone per la ricostruzione" ideata da Bonfa & Friends per tirare un po' su morale e casette dell'Emilia martoriata dal terremoto dello scorso anno.
A disegnare mattoni da mettere all'incanto in sala borsa, un discreto pattuglione di cartoonist colà riuniti per fare la loro parte. Cito a caso Francesca Ghermandi, Sergio Staino, Lucio Filippucci, Keiko Ichiguchi. Ma è solo per fare qualche nome: il cast si fa sempre più ricco di secondo in secondo, e i mattoni in mostra sempre più leggeri.

mercoledì 20 febbraio 2013

Mi ricordo Black is Black

"i want my baby back", cantavano i Belle Epoque. E cantano ancora sul Tubo, che peró con l'iPad non riesco a linkare il video. Fate vobis.

sabato 16 febbraio 2013

Huuummmeeerrr

Se n'era già parlato qualche post fa, della viabilità di Guadalajara. Codice della strada modellato su "Carmageddon", con le frecce ridotte a puro blink blink estetico e i passaggi pedonali a sfide sui 50 metri piani. Più patenti per tutti, anche per gli under 15, e limiti di cilindrata affidati ai danèe. Benza a 50 centesimi al litro. E una unanime tendenza al multitasking, con il conducente medio che durante l'esercizio delle sue funzioni si scaccola, telefona, beve il cappuccino vanigliato schifido dell'Oxxo, legge El Informador, si rifà il trucco, naviga sul web, guarda la tele. Unico baluardo dei pedoni, le Topes - cunette artificiali sparse ad minchiam lungo le strade, invisibili fino a un metro di distanza e progettate per rallentare solo i veicoli sotto il metro e mezzo di altezza, quei pochi riservati agli amanti dell'understatement. I portatori sani di scatolette come Matiz Chevy o Platina ci stanno attentini, dato il rischio di lasciare per strada marmitte, coppe dell'olio e alberi di trasmissione. Tutti gli altri le prendono a sessanta all'ora, saltandole come canguri cigolanti.
Dato il tasso di mortalità dei pedoni, il taxi è praticamente un medicinale salvavita. Le auto pubbliche sono gialle uovo con il tettuccio nero, e spiccano nel traffico come isole nella tempesta. Fermandoli per strada si spendono cifre abbordabili, intorno ai dieci pesos a chilometro. Prenotando la corsa, il prezzo raddoppia. Il vantaggio è che se il tragitto è breve, su una vettura da cinque si può salire anche in diciotto, ergo il prezzo della corsa è tosto ammortizzato. I vecchi, romantici e scassatissimi maggioloni Anni 70 del Messico che fu sono diventati una rarità. Adesso, la preferita dai tassinari è la Nissan Tsuru, una tre volumi funzionale ma bruttissima che i più tentano di ingentilire con rosari da concistoro vaticano, foderine in pelo di vero finto orso polare, diorami della revoluciòn, autoradio zaurissime con luci cangianti che pulsano a ritmo ecc. ecc. Accompagnamento musicale, l'onnipresente musica da banda: sezioni fiati da quaranta elementi più testi sul genere "Mamma, mamma/son contento di essere un pischello/fossi nato donna/starei in un bordello".
A Guadalajara, le berline messichesi sono tutte molto americane, molto grosse e molto accessoriate. Le mamme non girano con la Almera o con la Mini, come da noi, ma in Dodge Journey, la sette posti che ha fatto da modello per la orrenda Fiat Freemont di Marchionne. Fra le tre volumi più apprezzate spicca la Lincoln Town Car, così chiamata per la cubatura pari a quella di una cittadina come Abbiategrasso. Pick-Up dalle cilindrate intorno ai sei litri e dai brand trucidi come Apache, Lobo e Silverado, con branchi di pitbull sbavanti sul cassone, attendono i passanti agli incroci per gli scotennamenti di rito. Altrimenti, puoi farti investire da una Buick, col suo aplomb così cavalleresco e così post-modern, o da una Mustang scalpitante, o da un Chevrolet Suburban, veicolo ideale per ospitare un intero cartel di narcos. Per salvare la buccia, l'unica è battere gli automobilisti sul tempo. Oppure, procurarsi l'arma finale nel ramo delle quattro ruote: un hhhuuummmeeerrr sbracato con tanto di bar, discoteca e scannatoio, grande come un appartamento. Come portachiavi, compreso nel prezzo, ti regalano Flavio Briatore.

giovedì 14 febbraio 2013

L'era dell'ottimismo

E insomma, per chi si stesse chiedendo cosa combini ultimamente Steven Wilson, l'animaccia oscura dei Porcupine Tree: sta lavorando al suo nuovo album solista.
Prossimamente in uscita su etichetta Burning Shed, "The Raven that Refused to Sing (and Other Stories)" promette tanti nuovi motivetti all'insegna del buonumore e della spensieratezza. Sul canale ufficiale YouTube del nostro scoppietta il videoclip animato del brano che dà il titolo all'album. Avvertenza dedicata ai depressi latenti: i Looney Tunes sono un'altra roba. Per chiudere bene il post, la cover: sentori di Edvard Munch, il Necronomicon di "The Evil Dead" e "in absentia" dei PT. Allegher.

mercoledì 13 febbraio 2013

Mi ricordo "Tu cosa fai stasera"

Il più grande team-up fra Dario Baldan Bembo e Riccardo Fogli.
E sì, grazie lo stesso, però faccio dell'altro.

martedì 12 febbraio 2013

Tel chì el Tequila

Gran bella pianta, l'agave. Robusta, che non la ammazza niente, neanche la zappa. Decorativa, con quei raggi spinosi che sembrano daghe azteche. Utile, anche: con le fibre essiccate nascoste sotto la buccia bluastra ci si fabbricano amache e sandali. Con il cuore della pianta, sfrondato, cotto a dovere e addizionato di alcool, ci si fa la tequila. Pardon: IL tequila. Quella roba che si beve con il sale e il limone, ma mica alla maniera di noi provinciali, che sistemiamo gli optional nell'incavo della mano e lappiamo via il tutto prima di sorseggiare il liquore. L'ordine giusto prevede prima il tequila, poi sale e limone. Provaci un po' e vedi come va.
Il tequila si divide in due categorie. Quello buono e quello buono per i gringos. Ovviamente, il più bevuto nel mondo è quello buono per i gringos, quindi Tequila Sauza o Josè Cuervo. Roba che sta all'autentico distillato di agave come la benzina al whisky decente. Il problema è che Josè Cuervo è un brand riconosciuto e smerciato en todos lados, mentre per il Tequila buono tocca presentarsi nel ridente Stato di Jalisco. Magari, proprio a Tequila, che ospita alcune fra le migliori distillerie del regno. È meglio scegliere un tequila reposado, cioè invecchiato almeno tre mesi, o un tequila anejo, invecchiato almeno un annetto. Li riconosci dal colore, un bel giallo paglierino che sa vagamente di vaniglia e rovere.
Nomi da segnarsi in rosso: Herradura, una delle distillerie più scafate sia per il tequila di alta gamma che per quello commerciale, venduto sotto il brand El Jimador. Don Julio e 1800, più care, leggere e meditabonde. Milagro, un tequila con poca storia ma molto carattere nato - ecco il miracolo - dalle parti di Città del Messico. Sotto i trenta-quaranta euro, il target è quello del tequila buono per i gringos. Controllare bene l'etichetta: il tequila buono non può andare sotto il 70 per cento di agave azul, il migliore arriva al 100 per 100. Se è fra i migliori, il giorno dopo ti svegli senza il mal di testa. Salud.

venerdì 8 febbraio 2013

Lavoro del piffero

Il signor Juan Ramirez prende servizio ogni sabato intorno alle otto del mattino, all'angolo fra la Juan Palomar y Arias e la glorieta di fronte alla Galeria del Calzado.
Io lo so, perché il suono del flauto del signor Juan Ramirez arriva dritto dritto fino al balcone dove in genere mi siedo a scrivere. È un motivetto facile, dal ritmo vagamente ipnotico, un Do-mi-mi-re-do-re-do, che si ripete sempre uguale a se stesso, per ore e ore, a vantaggio di tutti gli automobilisti di passaggio. Quando Il sole comincia a picchiare duro sull'armatura azteca di latta del signor Juan Ramirez, il nostro si siede all'ombra di un ficus, nello spartitraffico accanto al BanBajio, e caccia giù un refresco - in genere, aranciata.
Il signor Juan Ramirez ha sessantatré anni e un bellissmo viso largo color cuoio che il cimiero piumato gli calza come un guanto. Assomiglia stranamente a mio zio Mauro di Macerata, ma in versione india. Fino a dieci anni fa lavorava per una fabbrica di materassi a sud della città. "Poi sono diventato vecchio, e mi hanno lasciato a casa", precisa, la voce sottile affilata dal caldo che trasuda dall'asfalto e dalla stanchezza. Ancora un paio d'anni ad agitare i campanelli sulle cavigliere e fare Do-mi-mi-re-do-re-do, e poi comincerà a percepire una pensione che probabilmente lo obnligherà a replicare il suo show all'infinito, perché lo stato sociale messicano è roba da fame. Non a caso, gli incroci di Guadalajara pullulano di strilloni, venditori di cicche o zucchero filato e gli immancabili lavavetri, che però qui sono in netta minoranza. Gli artisti da strada come il signor Juan Ramirez sono mosche bianche. forse è per questo che gli automobilisti sembrano rispettarli. O forse perché anche nella capitale commerciale del Messico la memoria di un tempo in cui erano tutti più poveri è ancora vivida, e alimenta il rispetto per chi si fa il mazzo per mettere insieme pranzo e cena.
Alle due, quando il sole comincia a martellare le tempie, il signor Juan Ramirez si siede sotto una pianta in pausa pranzo. Un panino e un'aranciata, come si diceva più su. Terminato il pasto, sistema accuratamente il suo costume da nobile azteco in uno zainetto grigio, e si dilegua fra le auto. Lo guardo sciogliersi nel traffico, in abiti borghesi, e penso che nella realtà gli eroi in costume mostrano rughe più marcate che sui fumetti.


martedì 5 febbraio 2013

Tempi modesti

Bellino, ma non eccezionale come da tam tam del web, questo "Looper". Come esordio nel genere fantascienza distopica, ha più pregi che difetti: e questo, trattandosi di un film fatto con materiali di riciclo, è già un buon risultato. Ma se quello che funziona, funziona bene - lo spunto iniziale, la messa in scena bella agile e tranquilla, il casting azzeccatissimo di un Bruce Willis che ormai una partita action tutto da solo non la regge, ma giocando un quarto d'ora la zampata vincente la piazza - quello che non funziona, non funziona proprio. Nell'ordine, le citazioni insistite e terribilmente leziose da Leone, Gilliam, Cameron, Verhoeven, Peter Weir più i Wachowski Bros. Joe Gordon Levitt che come ritratto di Killer stagionato da giovane, mmmhhh, credibilità pochina. E uno script che con qualche strizzata ai bulloni avrebbe potuto girare a mille, e che così com'è spara tutte le sue cartucce nella prima parte della pellicola per poi coprire un'altra oretta abbondante di quasi nulla fra incongruenze e colpetti di scena abbastanza telefonatini. Poteva andare molto peggio, sì. E come viaggiatore nel tempo di terza classe, Mister dodici scimmie fa ancora la sua porca dolente figura. Ma poteva, no, doveva andare molto più Duncan Jones. E basta là.

domenica 3 febbraio 2013

Calcio nel sedere

"Voglio restare cinque anni", dichiarava qualche giorno fa Simpatia a reti unificate.
Ieri la Rometta si becca quattro pappine dal Cagliari, e la nuova company ammericana di Jimmy il fenomeno o comesichiama lo accompagna alla porta senza tanti complimenti.
È che a te, Simpatia, non ti capiscono, come diceva Frengo in una spettacolare intervista di qualche anno fa. Quindi, ciao ciao al calcio totale, allo schema con undici attaccanti, ai saltoni sui gradoni e ai giudizi sferzanti sul calcio che conta. Resta appunto la simpatia. Ma quella, per portare a casa la pagnotte, non basta. Peccato.