giovedì 27 ottobre 2011

50% Sergio, 50% Leone (western all'italiana in 2 atti)


La mesta processione stava ancora disperdendosi lungo i polverosi sentieri che portavano alla boot hill del piccolo villaggio di Boonarrootie. David Goodis, piegato ma non spezzato dal dolore che gli consumava le budella, tentò di arginarlo con un generoso bicchiere di bourbon. Poi, stordito, si sedette oltre la scrivania di mogano che fino a qualche giorno prima era appartenuta al più grande allevatore di caubbòi dell'Arizona e zone limitrofe.
Il giovane si guardò intorno, lasciando scorrere lo sguardo oltre i granelli di pulviscolo che fluttuavano nella luce radente del primo pomeriggio, accarezzando con gli occhi umidi i cimeli accumulati dal padre in una vita di avventure fra praterie, canyon, foreste, praterie e altre praterie. Foto, mappe, disegni e souvenir di viaggio affollavano ogni angolo del piccolo ufficio, celebrando le glorie antiche e recenti della dinastia e facendolo sentire sempre più piccolo e insignificante.
"Pa'... non riuscirò mai a combinare un decimo di quello che hai realizzato tu", pensò l'ultimo dei Goodis mentre gli occhi si velavano di lacrime. Proprio in quel momento, qualcuno bussò alla porta.
"A-Avanti!" sospirò il giovanotto tentando di darsi un tono.
"Caro, caro signor Goodis. Sono qui per esprimerle i sensi della mia commozione. Suo padre era un grand'uomo, come del resto la buonanima del nonno, e mancherà molto a tutta la nostra piccola comunità..."
"Grazie di cuore, Mister..."
"Può chiamarmi Smith. Avvocato Smith dello studio Smith, Smith & Smith, per la precisione. So che questo dev'essere un momento terribile per tutti voi... ma forse quello che ho da dirle potrà alleviare il suo turbamento".
Goodis invitò l'uomo ad accomodarsi con un cenno, squadrandolo da capo a piedi. Nonostante l'abbigliamento elegante, i baffetti impomatati e i modi affettati, l'azzeccagarbugli aveva un'aria untuosa da faina che gli procurava un vago senso di vertigine. Attribuì la cosa al troppo bourbon e intrecciò le dita, sporgendosi verso il nuovo venuto nel tentativo di mostrare un contegno amichevole. "In che cosa posso esserle utile, avvocato?"
"Mio giovane amico", ribattè l'uomo, compunto, "Ora che mister Goodis è defunto, posso solo immaginare le difficoltà che la attendono nella gestione del suo allevamento di caubbòi. Là fuori il mondo è sterminato e crudele. Ma per fortuna, lei non è solo al mondo..."
"Continui", rispose Goodis. Non capiva perché, ma la vertigine stava scolorando in una nausea gialliccia.
"Vede, mi giunge voce che alcuni grandi allevatori potrebbero avere tutto l'interesse ad acquistare in blocco la Sir Joe Goodis & Co e tutti suoi caubbòi. Tutta gente rispettabile e soprattutto solvibile... per esempio il ranch Bakers... il Silvio's... o il Rainbow. Una grande opportunità, se mi consente, per un uomo nella sua difficile situazione".
Silenzio. Fra i due, solo il ticchettio della pendola che troneggiava in un angolo del piccolo ufficio. Questione di pochi, lunghissimi momenti. Poi, trattenendo a stento l'ira che eruttava dal suo stomaco, finalmente Goodis, Jr. trovò la forza di parlare.
"Il cadavere del mio vecchio è ancora caldo... e lei viene a chiedermi di cedere il mio allevamento di caubbòi?".
"Per una cifra congrua, s'intende. E se crede, posso garantirle il posto di sovrintendente. Che ne dice?". Sorrideva.
Goodis non disse niente.
Si limitò a premere un pulsante nascosto sotto il ripiano della sua scrivania.
Qualche secondo dopo, un imponente caubbòi in camicia gialla e blue jeans si materializzò dietro la poltrona dell'Avvocato Smith della Smith, Smith & Smith. Portava uno stetson, gli stivali sopra i pantaloni, e un cinturone con due sputafuoco che avevano l'aria di essere in perfetta efficienza.
"Qui abbiamo finito. Ci pensi tu ad accompagnare fuori l'avvocato?", sibilò Goodis, Jr. con un lampo maligno negli occhi.
il caubbòi sollevò l'ometto per la collottola, trascinandolo giù per le scale come un sacco di spazzatura.
Mentre i tonfi e i gemiti dell'uomo si perdevano lontano, oltre la porta chiusa, David Goodis Jr. aprì il portasigari in bella mostra sulla scrivania, si accese un puro e ne aspirò voluttuosamente l'aroma, dirigendosi verso la finestra.
Fuori, il vento del deserto spazzava le strade di Boonarrootie. Goodies osservò l'avvocato Smith rotolare nella polvere, rialzarsi e caracollare via in una nuvola di improperi, seguito a poca distanza dal caubbòi in jeans e camicia gialla. Quest'ultimo ridacchiò all'indirizzo dell'ometto, poi si voltò verso la finestra e sfiorò la tesa del suo cappello in un cenno d'intesa.
Un ottimo inizio, per una nuova vita.

1 commento:

CREPASCOLO ha detto...

Adesso non esageriamo:
1) le faine non sono unte a meno che non le passi nello strutto prima di friggerle
2) ''ometto'' proprio no: sono alto un metro e ottanta e la cosa sommata al mio colorito insano, alle mostruose orecchie a sventola ed alle stempiature che mimetizzo rasandomi a zero fanno di me la risposta vivente alla domanda: come sarebbe Yellow kid se Outcault gli avesse permesso di raggiungere la mezza età ?
3) non mi è capitato di caracollare nemmeno quando scrivevo e disegnavo Caracol per uno 'zine spagnolo: la storia di una lumaca vagamente lovecraftica che era anche sceriffo in un avamposto vagamente starwarsico.

Ecco la mia versione o, come si usa dire oggidì, la mia verità: come ogni buon mozzaorecchi che si rispetti ero nella Monumental Valley nel momento del Lungo Addio al rampollo del patriarca Joe. Indossavo un completo da Comandante Mark Twain, baffi posticci e tutto il resto il che faceva di me il Bastardo Giallo di Miller che fa il cosplayer per il pard di Magico Vento nelle matite di Tullio Pericoli che ripensa Buzzelli. Non era il momento opportuno per farmi sotto - ricordi l'incipit del Verdetto di Lumet ? - e ho aspettato qualche giorno. Ero nella polvere di Boonarrootie in una giornata livida di cui l'autunno potrebbe anche vergognarsi. Sembrava il crepuscolo e non era nemmeno l'ora di richiamare i cowboys '' prima che il grasso si rapprenda ''.
Il signor Goodis mi ha ricevuto immediatamente perchè mi aveva scambiato per '' uno schizzo di Mastantuono prima maniera '' e non ho perso nemmeno un sec. Gli ho spiegato che i panini e la carne sono come Tex e Kit ( specialmente in un Tex-Mex ndr ) e che sarebbe stato '' puro buonsenso '' ascoltare la proposta dei favolosi Bakers.
Dave mi ha guardato con un ghigno che voleva esser Bebel che rimette al suo posto un pulotto corrotto, ma il pellegrino non ha ancora tanta strada nei sandali e sembrava il Molleggiato seduto sulla tazza che risponde ad una giovane Carlucci che gli ha chiesto se si ritiene sexy ( vecchio special con Celentano del periodo in cui si pensava di provare una cosa come il Detective dell' Impossibile ndr ).
Ho capito in quel momento che il fast food non è per tutti e che alcuni preferiscono ancora il pane appena sfornato ed acqquistato dal prestinaio ( sorta di emporio ndr ) perchè sia riempito di mortazza e tanta allegria.
Il tizio con la camicia gialla che mi ha accompagnato alla porta era Giuliano Gemma ( che da tempo insiste perchè si faccia il numero due di una cosa di cui nessuno ricorda o ammette di ricordare il numero uno ). Mi ha seguito fino ai miei clienti signori dello junk food e ha firmato per condurre una mandria di bestiame mutante nella Terra Selvaggia. Adoro il lieto fine.