lunedì 24 gennaio 2011

A propositamente


Allora: alcuni tormentoni sono troppo televisivi, nel senso negativo del termine, e stufano prima di subito. Della mogliera schizzata tipo signorinasilvani, per dire, se ne poteva fare tranquillamente a meno. Come pure del personaggio di Rubini, potenzialmente interessante, ma bruciato da una sottotrama frettolosa e posticcia che nel miglior cabaret feroce non sarebbe mai passata.
Però Albanese resta una bella maschera, uno che se fosse nato durante la grande stagione del cinema italiano avrebbe fatto la gioia di Risi, di Scola, forse anche di Elio Petri. Con e di Cetto si ride spesso e volentieri, perché Qualunquemente non è solo un tramezzino di gag alla 'nduja, ma una storia con un capo e una coda. Ma il one-man show di Albanese solletica le parti basse più con il body language genuinamente luciferino, gli sguardi in tralice, i sottintesi e le pause che con lo humour greve. E il risultato è che il più delle volte si sorride del nostro eterno presente: un tempo sospeso, gattopardesco, però senza nobiltà né sollievo né prospettive di redenzione.
amaramente, ça va sans dire.

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