lunedì 11 luglio 2016

(Segue)



La maledizione funziona così: se trombi sei morto. Non immediatamente, però, e non senza un carico di angoscia mica male, perché il ciclo collodiano fra marachella e castigo è cortocircuitato in un ralenti che è allo stesso tempo un'eco del peccato da espiare: e allora, il mostro di It Follows diventa l'attesa del castigo, un incubo cangiante che cambia continuamente aspetto seguendo però il geniale fil rouge della bedtime story. Quindi, una vecchia signora in sottoveste, un giovane alto e secco in mutande e maglietta, una signora matura in vestaglia da notte, un ragazzino in pigiama. David Robert Mitchell fa paura utilizzando i campi lunghi, roba che non si vedeva più dai primi zombie di Romero, e sfodera un horror puro, esangue ma efficacissimo, tutto giocato sulla metafora dello sguardo che vaga sull'orizzonte e sull'idea di un nemico ottuso, ossessivo, incomprensibile e inarrestabile. Un film scolastico e furbo nei rimandi visivi al Carpenter di Halloween o al Crichton di Il mondo dei robot, ma allo stesso tempo intimo, personale e terribilmente vischioso, il genere di pellicola che ti si attacca addosso e ti costringe a volerne ancora. Un buon successo in patria, dove è uscito un anno fa. Meno da noi, dove si sceglie di mandarlo al massacro a luglio e con scarsa promozione. Da vedere subito, prima che evapori al caldo dell'estate. Perché la cosa terrificante davvero sarebbe perderlo.

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