martedì 13 maggio 2014

Godzilla: la recensiooone

Un brutto caso di alitosi

Non si pretende realismo da un film che narra di gigantosauri alti 100 metri che si menano nella giungla urbana.
Realismo, no. Ma tensione drammatica, sì.
Ed è per questo che il Godzilla di Gareth Edwards mi ha convinto infinitamente meno di Pacific Rim, molto meno del King Kong di Peter Jackson, qualcosa meno del Transformers qualunque. Qui, siamo dalle parti del nuovo Superman di Snyder: un comparto visivo a misura di schermo Imax, danni alla proprietà privata come se non ci fosse un domani e la canonica sceneggiatura post-pop e post-it buona per tutte le latitudini, con la famigliola divisa dagli eventi a inseguirsi fra i botti sperando di dare un minimo di urgenza a un plot che altrimenti, boh.
Ci sono anche gli omaggi obbligati e debitamente contrattualizzati all'originale di Ishiro Honda e un po' pure al brutto Godzilla di  Emmerich (1998): le bombe atomiche, gli scienziati che hanno capito tutto dal minuto zero però non li caga nessuno, le cavallette giganti che vengono a fare le uova in città, i militari babbi che o restano lì come babbi facendo le facce da babbi o fanno cose da babbi tipo sparare col fuciletto contro i godzilli. Fra le macerie, neanche un'ombra di humour, perché questo è il serissimo reboot della serissima saga iniziata nel 1954 da Ishiro Honda, e con i miti non si scherza.
E hai voglia ad aspettare gli Jaeger: questo è il prequel.
Consigliato solo agli amanti del personaggio. Quelli del genere, che attendano tempi migliori: per fortuna, a Hollywood le idee riciclate non mancano. 

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