domenica 15 dicembre 2013

Mi ricordo "All'Onestà"

L'orrore, l'orrore

Posto tremendo a metà di via Torino, più o meno dove adesso c'è H&M. Era in fondo alla catena alimentare dei department store: chi non poteva andare alla Rinascente, al Coin, alla Standa e nemmeno alla Upim finiva lì, nel livore lisergico dei neon e del terital più pruriginoso. Maglioni gialli e marroni, camice quadrettate con colletti della medesima apertura alare di un MD-80, vestiti fiorati per donne sfiorite, jeans reazionari con la riga e la zip difettata. Monna sfiga imponeva una ampia scelta di taglie e marche per sbarbati a prezzi stracciatissimi, rinomatissime dai genitori più braccini, che di sganciare tot per veri jeans Wrangler autentiche Clarks o genuini K-Way, manco a sparargli nel culo: così, noi germogli di una semina che ci avrebbe regalato una parentesi di autentico benessere solo nel fiore dell'edonismo reaganiano giravamo griffati Dèrelicte. La vendetta, consumata freddissima, arrivò nel 2003, quando ormai di vestire così o colà non ci fregava più un cazzo e "All'Onestà" sprofondò sotto il mare dei debiti, anacronistica reliquia di un mondo in cui un stato di dignitosa povertà non aveva il potenziale ansiogeno di una maledizione azteca. Oggi, ci si traveste e ci si veste meglio.

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