giovedì 12 dicembre 2013

Jackson Five: danzando con il drago


Se tutti i brutti film fantastici fossero come questo secondo Hobbit, ci sarebbe da andare a vedere un brutto film fantastico a settimana. Non uno a sera, però: perché i difetti strutturali già annusati in Un viaggio inaspettato - la scrittura un tantino verbosa studiata per cucire insieme le saghe di Tolkien in un unico grande film, oltre a una certa freddezza non solo estetica di fondo - appesantiscono anche La desolazione di Smaug. Chiarito questo, il secondo episodio di questa zingarata dark inanella virtuosismi registici di fronte ai quali quelli della distinta concorrenza sembrano compitini da scuola di cinema, con un partouze elfi-orchi-nani da mascella a penzoloni, un paio di panoramiche che danno una nuova accezione alla parola "colossale" e un gran (grandissimo) finale che eleva la metafora fleminghiana del giallo metallo come merda del Diavolo ai pieni alti della scala Guillermo Del Toro, non a caso sceneggiatore anche di questa pellicola e minchia, signor tenente se si vede. Non un film autoriale travestito da blockbuster come quelli che Jackson girava a suo tempo, purtroppo: ma comunque, un bell'esercizio di stile sul tema della Terra di Mezzo, e un ottimo pretesto per investire in una sala Imax 3D a 48 fotogrammi al secondo. Una carota cruda in omaggio a chi azzecca il cameo di Peter Jackson himself a inizio film: dura un attimo, ma strappa il sorriso.

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