venerdì 11 ottobre 2013

Gualdoni a corte

Digennarrazione


Nel merdaviglioso mondo del fumetto, talvolta capita di infilare qualche topica. E siccome che siamo in Itaglia, in quel frangente succede quello che succede nel mondo dello show business, in politica, nello sport, ovunque ci sia un minimo garantito di visibilità: chi sbaglia viene sbertucciato molto al di là dei propri demeriti. Vizietto tipicamente nostrano, quello di scodinzolare festanti attorno a un pirlantonio finché è in auge, per correre in tutta fretta a pisciare sulla sua tomba a feretro ancora caliente. È la critica ai tempi del social, bellezza. Il che ci porta a Giovanni Gualdoni. Che al di là di quanto fatto in questi ultimi anni come (odiatissimo) curatore di Dylan Dog, resta uno che i fumetti li scrive discretamente. Un indizio, casomai ce ne fosse bisogno: Il moschettiere di ferro, numero 13 di LeStorie, disegnato da Giorgio Pontrelli su testi dell'innominabile. Un luna park piuttosto dark che aggiorna i romanzi cappa e spada di Dumas padre e figlio alle atmosfere cyberpunk già intraviste in precedenti lavori dello sceneggiatore di Busto Arsizio, uno su tutti Wonder City. Niente scienza, per carità, ma solo fantascienza sui generis, con un protagonista automatico dall'anima elegantemente espressionista che impazza per la Francia fra Sei e Settecento e una narrazione leggera, agile e briosa come un colpo di fioretto. Avventura come canone, come balocco, come spettacolo. Senza dimenticare un po' di dumasiana malinconia. Touchè.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ti ringrazio della recensione! :)
Giovanni (odiatissimo) Gualdoni