venerdì 1 giugno 2012

Il mastino del Baskerville

Si comincia con uno stralcio da Time datato 28 dicembre 1936. La triste vicenda di un tipografo ungherese che per una delusione d'amore tentò il suicidio ingoiando i caratteri in piombo corrispondenti al nome della fidanzata. Da lì comincia il gran viaggione nel mondo dei font, un tempo appannaggio di pochi iniziati, oggi croce e delizia di chiunque smanetti su un Pc.
Anche qui, te pareva, c'è l'i-zampino di Steve Jobs: è a lui, fulminato esteta dell'era digitale, che dobbiamo l'invenzione di Chicago e Toronto, la riscoperta del Garamond, così chiamato in onore del tipografo francese che l'inventò, o i guizzi scombiccherati del San Francisco, il set di caratteri fatto con le lettere ritagliate dai giornali, come le richieste di riscatto nei film. Ma Jobs è (stato) solo la punta dell'Iceberg: perché la storia dei caratteri tipografici è una storia lunga, curiosa e maledettamente divertente. Tanto da tirarci fuori un libro.
Ci ha pensato Simon Garfield, Che con Sei proprio il mio typo - La vita segreta delle font (Ponte alle grazie, 352 pagine, € 15,30) puccia il pennino nel mondo della bella calligrafia e ne svela i tanti misteri. Un libro imprescindibile, non fosse altro che per dare un nome, un cognome e un movente agli inventori dei typeface più iconici: parafrasando Sir Arthur Conan Doyle, potremmo parlare del Mastino del Baskerville. Però l'Helvetica non si batte.

1 commento:

ale ha detto...

must have it