giovedì 8 ottobre 2009

Che alle volte l'originalità non è tutto


Quando ho saputo della nuova collana di collaterali dedicata ai Più grandi super-eroi della terra mi son detto: mah.
Vista la quantità di stampe ristampe edizioni definitive totali assolute di fumetti DC Comics uscite in questi anni, non è che si sentisse proprio tutto 'sto gran bisogno di una nuova edizione di Watchmen o Kingdom Come.
Poi ho visto che nel mucchio c'era anche La nuova frontiera di Darwyn Cooke.
E lì mi son detto: aspetta.
Se la memoria non mi inganna, questa è la prima edizione come Dio comanda della saga molto coming of age partorita da Cooke fra il 2003 e il 2004, e pubblicata a suo tempo da Play Press nel pratico format guardare e non toccare.
Niente di originale, per carità: il plot ricorda molto quello della misconosciuta Età dell'oro di James Robinson e Paul Smith, con il passaggio metafumettistico fra Golden e Silver Age. E i disegni frullano insieme la plasticità di Kirby, la sintesi del primo Mazzucchelli e la (finta) bonarietà dei Bat-Cartoon su cui Cooke stesso si è fatto le ossa.
Tutto già visto, insomma. Ma questo piccolo grande omaggio all'epoca d'oro del fumetto Usa è sostenuto da una sincerità disarmante e da una tecnica impressionante - valori aggiunti che fanno tanta differenza, in un prodotto dichiaratamente derivativo come La nuova frontiera.
In soldoni: chi non l'ha letto non se lo lasci scappare. Il primo volume è già in edicola, il secondo esce il 12 ottobre.

2 commenti:

saldaPress ha detto...

Confesso che a me NF ha sempre lasciato abbastanza indifferente.
Cioè esattamente come questa nuova operazione incentrata sugli eroi DC: capisco la volontà di arginare lo strapotere di Panini/Marvel sul campo degli allegati ai quotidiani, ma, sparata la cartuccia di Watchmen (fiacca, per come è andato qui da noi il film), quanti saranno quelli interessati alle figurine retrò di Darwyn Cooke?
Volete fare roba DC? Fate Superman, fate Batman (al massimo Wonder Woman e Flash se si deve allungare la collana) ma altro gli italiani da edicola non lo vogliono proprio.

CIC!

CREPASCOLO ha detto...

Misconosciuta perchè un disegnatore di fumetti ''non'' può chiamarsi Smith - nessuno si ricorda le sue tavole per gli x-men di Claremont del 1983, sebbene MML spendesse parole di lode per un disegnatore che era stato la cerniera tra un Cockrum che litigava con il layout primi eighties ed un embrione del nuovo JR jr. Nessuno ricorda i suoi X-FACTOR, scritti da una Louise Factor a corto di carburante che risciacquava i panni ad Asgard. Nessuno parla del suo dr. Strange in coda ai Thor Play Press nel pratico format guardare e non guardare. Stesso destino di Kelley Jones , disegnatore dal discreto talento ''man-uale ''
( Deadman,Sandman, Batman ), scambiato spesso per il suo clone Kyle Hotz, solo per via del cognome anonimo. Un cartoonist ha il dovere di chiamarsi Tony Millionaire, Don Backy ( ha avuto critiche migliori per i suoi graphic novels che per i suoi songs ) o Les McLaine
( Middleman ), come un'attrice deve chiamarsi Nancy Brilli.