martedì 16 giugno 2009

Prêt-à-porter


Salutare romanamente, oggidì, va molto di moda.
Allo stadio, in piazza, nei palazzi del potere, è tutto un fiorire di braccia tese, di mani al cielo, di metaforiche priapiche erezioni. La fine delle ideologie ha favorito il ritorno dell'ideologia più comoda da abbinare ed indossare: quella che trova i suoi collanti ideali nell'esaltazione del leader carismatico, nel rifiuto del meticciato reale e/o metaforico, nel controllo dell'informazione, nel decisionismo cazzuto.
Qualcuno lo chiama fascismo.

Momento.

Ora che ci penso, conosco uno che fascista lo è sul serio. E che lo è da molto prima che il nero venato di grigio verde o azzurro tornasse di moda. È una persona colta, affabile, piena di humour. Una persona seria, con una passione politica autentica e una grande capacità di mettersi in gioco. Una persona che avrebbe avuto tutte le chances per vendersi, e non l'ha mai fatto. Una persona onorevole, con cui parlare di politica è facile e incredibilmente piacevole.

Ecco, quando vedo un saluto prêt-à-porter penso che il fastidio che provo io non è nulla in confronto a quello che prova lui.
È un bel sollievo.

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