giovedì 28 febbraio 2008

Arimortis


Con “Al sicuro dietro le sbarre”, terzo volume della serie in uscita in questi giorni, “The Walking Dead” ha ingranato la quarta. Se nei primi due volumi Robert Kirkman, Tony Moore e Charlie Adlard avevano puntato sul sicuro, bordeggiando tranquilli sulla scia di George Romero, ora hanno puntato la prua della loro nave maledetta verso il mare aperto, innervando il loro zombie-movie cartaceo con un’inquietudine che ha il gusto acre della cronaca. Uccidere un non morto è un atto di violenza o un atto di pietà? In un mondo invaso dagli zombie, la pena capitale ha un senso? Qual è la distanza fra l’amore, l’odio e l’indifferenza? Le domande si affastellano, mentre le cento e rotte pagine del nuovo paperback Saldapress volano via in un botto.
“The Walking Dead” sta a un fumetto horror come “Watchmen” sta al fumetto super-eroistico. E lasciarselo scappare sarebbe un peccato mortale. Meglio: un peccato post-mortem.

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