mercoledì 12 ottobre 2016

C'era una volta il Mest

Putin on the ritz

Chi si aspettava una serie di pronta beva come Il Trono di Spade potrebbe anche non affezionarsi a questo Westworld, versione aggiornata e cupissima del terminator ante-litteram Il mondo dei robot di Michel Crichton (1973). Buone notizie, invece, per chi apprezza le provocazioni a lento rilascio, perché il nuovo blockbuster a puntate della HBO da questo punto di vista ha molto, moltissimo da offrire. Ritmi lenti, d'accordo, e suggestioni molto più dure da digerire rispetto all'azione pura dell'originale. Ma in puro stile Jonah Nolan, che qui firma l'impianto dello script e la regia del primo episodio, anche salutari provocazioni sul senso dell'esistenza, sui confini sempre più labili fra realtà e immaginazione e sui frutti velenosi di relazioni sempre più superficiali e oggettivate: perché è davvero breve la distanza fra le sevizie gratuite nei confronti dei robot e quelle terribili offerte della cronaca attuale, i Boettcher i Levato i Foffo i Prato eccetera. E sì, sono incubi dai quali bisognerebbe svegliarsi, ma intanto si vive in un tutto-e-subito che ha il sapore di una barbarie tecnologica in attesa di una rivoluzione che ha i contorni sfuocati del miraggio, e chissà se mai arriverà. Grande cast, su tutti Evan Rachel Wood, Thandie Newton ed Ed Harris, che rubano la scena stendendo lentamente i binari di una narrazione che procede a sussulti e sbuffi, sempre uguale e sempre diversa, come l'itinerario della locomotiva a vapore che fende le praterie del Mondo Western. Ma nonostante i limiti di un prodotto da fruire settimana per settimana e le piccole concessioni al mainstream, l'impressione è quella del grande cinema. Sarà pure artificiale, ma quando c'è l'intelligenza è sempre gradita. Ogni lunedì sera alle 21 su Sky Atlantic.

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