mercoledì 28 ottobre 2015

Topolinismi

The End

Nelle bibbie per gli sceneggiatori, li chiamano "topolinismi". Sono quegli espedienti narrativi che, appunto, funzionano a meraviglia ovunque l'asticella della sospensione dell'incredulità sia bella alta. Qualche esempio: un personaggio cammina su una spiaggia frequentata da centinaia di persone, inciampa su un mucchio d'alghe e trova un tesoro. Oppure, si ritrova in tasca solo un petardo, e con quello riesce a scatenare una esplosione che spazza via un intero edificio. O ancora, ha bisogno di un fusibile per rimettere in moto un sacramento che altrimenti niente, e guarda un po' che fortuna lo trova per terra.
Cose così, succedevano solo nei vecchi fumetti di Topolino. O negli albi Marvel della Silver Age, dove quando serviva c'era sempre a disposizione un Nullificatore assoluto®. O per dire, nei Bond Movies fra gli Anni 70 e il nuovo millennio.
Cui questo 007 Spectre, per molti versi, somiglia parecchio.
Intendiamoci, il nuovo Bond della premiata ditta Sam Mendes - Daniel Craig è la logica prosecuzione dei tre film che l'hanno preceduto, e a livello puramente formale un autentico manuale di cinema con i quattrini. Regia e montaggio sono impeccabili, e fra le scenografie stilizzatissime di Dennis Gassner e la fotografia di Hoyte Van Hoytema, il DP di Interstellar, c'è da riempirsi gli occhi. Craig, finalmente affrancato dall'ombra dei Bond precedenti e da quella ancor più ingombrante del "suo" Bond più umano, fragile e dark, gigioneggia ma sempre nei limiti di un personaggio che ormai gli calza come un guanto.
I limiti, invece, stanno tutti nel copione sciattissimo dei pur esperti Logan, Wade e Purvis per tacer di Butterworth: agnizioni e colpi di scena telefonati con anticipo biblico, tonnellate di quattrini bruciate in WTF?! plateali, luoghi comuni su luoghi comuni in quella che vorrebbe essere una festa citazionista ma alla lunga finisce per somigliare a uno stucchevole replay di cose già viste riviste straviste in tante vecchie pellicole, per giunta senza un briciolo di humour. E troppi, troppi finali per due interminabili ore e mezza di film. Per carità, non siamo allo zenit del ragionamento mongoloide di La morte può attendere. Ma nonostante l'eleganza della confezione, 007 Spectre dà l'impressione di uno di quei Bond che stanno lì, nel mucchio, una botta e via, senza nulla aggiungere e nulla togliere alla leggenda della spia di Ian Fleming. E soprattutto, è un film che fa tabula rasa del paziente lavoro di decostruzione e ricostruzione del mito operate nell'ultimo decennio e apre la strada a una restaurazione all'insegna dell'iperbole e dell'effettaccio ancorché aggiornati all'epoca dei vari Bourne, Kingsman eccetera: un'operazione da cui non a caso Craig pare orientato a volersi smarcare.



1 commento:

CREPASCOLO ha detto...

Caro Andrea, ti voglio bene dai gg della posta delle Avventure di Batman di Parobeck e co ed abbiamo + o meno la stessa età, ma io riesco ancora a ricordare un vecchio Thor e i Vendicatori con una storia degli Avengers in cui un paio di ceffi seguono il Cap stilizzato e legnosetto di Don Heck che se ne accorge e sospira annoiato sul fatto che dopo tanto tempo sorprendere simili minions " è come fare una domanda trabocchetto ad un subnormale ". Son passati 40 anni ed ancora la trovo una cosa fastidiosa. Non mi piace la ipocrisìa del politicamente corretto, anzi la trova pericolosissima, ma quello zenit del ragionamento eccetera non ti assomiglia.

Il Nullificatore Assoluto è una grande trovata. Pfui. Scherza coi fanti eccetera.
Stasera sono uno stramaledetto, inesorabile, rissoso Savonarola.
Uscito di qui, incapperò sicuramente in uno dei tanti posters con Danny Craig che mi guarda dall'alto in basso e lo sfiderò a rivolgere la sua Walter PPK verso di me prima che io estragga la mia pistolina nascosta nel pastrano come un Travis Bickle del quartiere Isola. Poco male se lo piallo, tanto ha già detto che è stufo di agitare Martini...ciao