venerdì 15 maggio 2015

Una vita al Max

Vroom Vroom

E all'improvviso, tutto il cinema action degli ultimi cinque anni s'impolvera tutto d'un colpo, con tutti i suoi sbrilluccichi gli effetti digitali i cieli corruschi i nuvoloni i six-packs a tutto il resto. A rimettere a posto le cose ci pensa George Miller. Un senior, con le sue settanta primavere e i suoi acciacchi anche cinematografici, che non tutto il suo CV è al di sopra di ogni sospetto. Però, un cineasta curioso, che quando occorre riesce a prendersi i suoi rischi, vedi Babe-Maialino coraggioso e i pinguini danzerini di Happy Feet. Anche tirar fuori dalla naftalina Mad Max, a dirla tutta, era una bella scommessa: un personaggio esploso alla grande a fine Anni Settanta con Interceptor e poi diluito in dosi sempre più omeopatiche durante la decade successiva fino alla deriva glam di Mad Max - Oltre la sfera del tuono. Un protagonista iconico come Mel Gibson da sostituire per sopraggiunti limiti d'età. E una concorrenza spietata in termini di ottani, muscolarità e impatto visivo. A uscire triturata da questo Mad Max: Fury Road, però, è proprio quella certa idea di cinema che a suon di giochi di prestigio generati dal computer ha tolto al cinema de suore e de mena' tutto il suo senso del meraviglioso. Perché nel nuovo episodio della serie (è un prequel? È un sequel? È un reboot? Chi se ne fotte) gli effetti ottici sono ridotti al 20% contro un 80% di effetti meccanici, shunt, coreografie e fabulae. E quindi: macchine da presa e da battaglia sempre piazzate nei punti giusti, a tradurre in un impatto visuale mozzafiato i panorami gialli e rossi della Namibia in cui è girato il film. Un'estetica grafica e narrativa sempre coesa e funzionale alla trama, con infinite allusioni a un universo espanso punteggiato di rituali, tic, vezzi, slogan, routine, maschere, tatuaggi, eccetera, tutta roba che aggiunge spessore e senso epico al racconto (d'evasione). Un cast perfetto, con tanto di cameo della ex Wonder Woman Megan Gale. e last but not least, azione. Tanta. Adrenalinica. Brutale (nei limiti del PG-13). A ben guardare, anzi, il film in sé è una ininterrotta sequenza d'azione di un'ora e cinquantatré minuti, con meno battute che un blocchetto di Post-It ma più ciccia e solidità del novanta per cento dei blockbusters in circolazione. L'unico neo, a ben guardare, sta nel finale aperto, chiaro annuncio di prossimi episodi. Perché un giocattolo di questa fatta dà tanta soddisfazione che viene difficile pensare a un seguito sullo stesso livello. L'augurio è che George Miller non perda la voglia di sperimentare: di turisti dei popcorn movie in giro ce n'è già più che a sufficienza.

1 commento:

MikiMoz ha detto...

Perfetto, il ritorno del cinema "ignorante" come dovrebbe essere.
E non poteva che tornare con Mad Max!!
Sempre più convinto di andarlo a vedere!

Moz-