giovedì 16 ottobre 2014

Sentinelle, in piedi

Ostia!
Nel 1926, Il presidente messicano Plutarco Elias Calles emana la riforma del codice penale.
Sembra un colpo di spugna volto a raffreddare la crosta di un Paese uscito dalla Revoluciòn con le ossa a pezzi. Ma Calles è anche ferocemente anticlericale, tanto da essersi guadagnato il soprannome di "El Turco" per le proprie posizioni. Così, fra le pieghe del nuovo codice, nasconde una serie di divieti su misura per le tonache: vietate le messe, vietati i sacramenti, vietate le immagini sacre come quella, iconica, della "Virgencita".

In alcuni stati, la legge passa senza intoppi. In altri, no. È il caso dello stato di Jalisco, stato agricolo per eccellenza e una delle culle del cattolicesimo messicano. Qui, la Chiesa si fa carboneria, con battesimi e funerali celebrati di nascosto, nelle case o nei ranchos fuori città. E quando la reazione esplode, trasformando sacerdoti e fedeli in bersagli, i buoni cristiani prendono le armi e scatenano una guerriglia destinata a protrarsi per quattro anni. 

Per inciso - e qui sta il busillis - l'unica crociata mai condotta al di fuori della Terra santa.
Storie epiche, quelle della rebeldia cristera (ma a Tepatitlan de Morelos, epicentro dello scontro, mai definirla rebeldia: si incazzano di brutto). 

Storie epiche, si diceva. C'è quella di Victoriano Ramirez detto "El Catorce", brigante, piatolero, dongiovanni, tradito per aver fatto ombra a un leader della rebeldia e fucilato senza troppi complimenti; quella del generale Gorostieta, raro caso di cristero ateo morto in un'ultima, epica battaglia a pochi giorni dalla fine delle ostilità; c'è quella di Tepatitlan De Morelos, dove un platano seccato per motivi misteriosi ricorda che proprio lì fu impiccato un sacerdote con una bella faccia india; e in mezzo, ci sono storie più sordide, da quelle dei gringos, decisi a raffreddare gli animi perché la guerra fa male al business, a quella del Vaticano di Pio XII, ça va sans dire inorridito dall'ossimoro dei preti combattenti.
Materiali difficili da approcciare e gestire filmicamente. Che però, nelle mani di uno sceneggiatore e un regista di vaglia avrebbero potuto brillare di luce propria: per dire, Mission di Roland Joffe, tormenti ed estasi, avventura e realpolitik, la sublimazione della carne, la bella morte… Niente di tutto questo in Cristiada di Dean Wright, ex responsabile degli effetti speciali di un tot di blockbuster recenti. 
Piuttosto, una prosecuzione di La passione di Cristo di Gibson con altri mezzi, con begli attori come Oscar Isaac e Andy Garcia convertiti presto e bene, cristeros tutti in odor di santità e dorados tutti cattivissimi. 

Un western da sentinelle in piedi con vista sul martirio, ineccepibile nella forma ma manicheo fino al grottesco nella sostanza, e spesso piuttosto disinvolto nel piegare la realtà storica alle esigenze della buona novella. Un curioso oggetto filmico distribuito ben sua anni dopo la "prima" in Vaticano per mancanza di candidati, da osservare a debita distanza, come tutti i bei brutti film che si rispettino.

1 commento:

CREPASCOLO ha detto...

Off Topic: Rebuffi. So che ci tieni a comporre coccodrilli...