lunedì 8 settembre 2014

Principessima

Palpatine (sostantivo femminile plurale)
Che se un fumetto così l'avesse scritto un uomo, con la storia della prostituta che se ci fai quattro salti in allegria muori malamente, ci avrebbero dato subito del misogino duro.
O del sessuofobo.
O del... be', va be'.
E invece: l'ha scritto la Barbato. Alla sua quarta LaStoria dopo Il boia di Parigi (bello e basta). e La pazienza del destino (un po' sovraccarico, ma insomma grande mestiere). E dopo La Gabbia (divertissement, ma sempre bello). Insomma, quando scrive la Barbato, normalmente, tanta roba.
Qui, tantissima. Un po' per i disegni di un Nicola Mari molto, molto, molto in palla, e un po' per la storia in sé. Il gusto per il feuilleton è quello già intravisto in altri frangenti. Le ossessioni, pure: la marginalità, la malattia, la famiglia come innesco molto edipico di ogni respiro narrativo, a comprendere singhiozzi e rantoli, lo status quo come gabbia. Ci fosse spazio per un filo di humour, saremmo al nirvana. Ma anche nella sua dead seriousness, la signora le corde del cuore le strimpella con le unghie e con i denti. E con una padronanza di tonalità minori da fare invidia al Puccini lacrimogeno e perturbante di Tosca, un'opera che sta a questo numero della collana come un bicchiere di porto a una fettina di blue cheese. crinoline, tuguri dickensiani, grand guignol, amori irrealizzabili, mostri e per chiudere in bellezza il sesso come una roba che semplicemente non si fa. Presente il Verhoeven di Black Book? Presente Il labirinto del fauno di Del Toro? Presente Crash di Cronemberg? Ecco, ci siamo capiti.
E no, non si fosse capito quella roba con Jake Gyllenhaal non c'entra niente.

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