giovedì 12 febbraio 2009

Sbroccando rollando


Lo confesso: Finora, “Into the Wild” l’avevo accuratamente schivato. Troppo chiacchierato, il film di Sean Penn, soprattutto nel bene. Troppa gente a dire e uhh e ahh che storia che film della madonna. Così, un po’ per snobismo e un po’ per pigrizia, avevo deciso di rinunciarci. Ieri sera, però, il richiamo della foresta si è fatto irresistibile. E finalmente mi sono messo davanti alla Tv. Trentadue pollici per centocinquanta minuti di bei paesaggi varranno pure la candela, mi son detto.

Risultato: il film era bello sul serio.
Bello e disturbante. Con un paio di solidi punti di forza.

Primo: il fascino devastante delle ossessioni. Qui è come “Mosquito Coast” più “Una storia vera” più “L’attimo fuggente” più “Dersu Uzala - Il piccolo uomo delle grandi pianure” tutto frullato insieme. E moltiplicato dieci. Perché l’avventura del protagonista è tragicamente vera. Christopher McCandless, sul suo sogno impossibile, ci si è giocato la buccia. E ha perso. Per fame e per sete.

Secondo: la sincerità. “Nelle terre selvagge” non parla di un eroe puro, senza macchia, senza difetti, senza incertezze. Parla di un uomo giovane, coraggioso, ma completamente chiuso su se stesso e sul suo sogno ego(t)ista di una vita lontana da ogni convenzione e da ogni costrizione. Anche da quelle che avrebbero potuto salvargli la vita: un po’ di apertura mentale, una bussola e una mappa aggiornata del Denali National Park avrebbero fatto la differenza.

Sarà pur vero che un viaggiatore autentico non ha niente a che vedere con un turista all inclusive. Ma è vero anche che quando si parte, si parte per tornare. Sempre che non si punti a un’impossibile fuga dall'esistenza.

E tornano a galla le battute conclusive dello splendido e raggelante racconto di Magnus “La grande Signora”, forse l’episodio più significativo di “Le femmine incantate”:
“Triste, triste l’uomo che aspettava la grande signora: per un solo sogno sciupò l’intera sua vita!”

5 commenti:

saldaPress ha detto...

In una botta sola ci hai infilato due cardini del mio sentire: MOSQUITO COAST (quindicenne, lessi il libro solo xché sapevo che ci sarebbe stato il film interpretato da Mr. Indiana Jones ma, sebbene ancora giovane x capire la portata di quello che Theroux mi raccontava, l'ossessione del protagonista della storia mi scaraventò in un mondo x me nuovo) e LA GRANDE SIGNORA DI MAGNUS (un gioiello che ogni volta mi urla che nella vita bisogna muovere il culo, chiudere delle porte e lasciarsi andare a una scommessa che nessuno ci darà mai la certezza che si vincerà).

Per cui, mi hai convinto a recuperare un film che pure io in fondo avevo snobbato.

– Cap. P.

Unknown ha detto...

Recupera, recupera.
Io mi sa che recupero il libro.

Flavio ha detto...

Concordo, davvero un bel film.
Ma di contro neanche il capolavoro che dicevano, almeno a mio parere.

Poi sarà che per me Il Film di quell'annata rimane sempre e comunque "There Will Be Blood". ;)

Unknown ha detto...

"Capolavoro" è una parola che non uso più da tempo.
E non nego che "ITW" risenta di varie sbavature didascaliche - i commenti audio di Eddie Vedder, qualche ralenti di troppo, un voice-over abbastanza invadentello...
Ma resta comunque un film sincero, ben diretto e recitato magnificamente. Con i tempi che corrono, non è poco.
Per il resto, bevo il tuo milkshake.
Alla salute.

Flavio ha detto...

Son d'accordissimo su Vedder (che però non mi è dispiaciuto tantissimo), ma sui bellissimi paesaggi di ITW avrei preferito un po' più di musica strumentale.

Per il resto, ancora una volta, concordo del tutto. Soprattutto sulla sincerità del film.