martedì 8 giugno 2010
Il segno di una resa invincibile
Che Flaviano Armentaro sia uno dei migliori autori di comics in circolazione è assodato.
Ma dopo questo post, io che già lo tenevo in gran conto l'ho piazzato nel mio personale walhalla.
Lo ammetto: dà un vago senso di vertigini vedere in giro persone che coltivano princìpi talmente saldi da inscenare un suicidio professionale alla Mishima per difenderli. Certe lezioni di vita mostrano la differenza fra chi ha le zanne e chi un po' meno -e fanno riflettere, una volta di più, sullo stato delle cose mondane.
(Ah, per la cronaca: un minimo di responsabilità, nell'incazzatura di Flaviano, sento di averla anch'io. Per il rispetto che gli porto, e per tutto quello che mi sta aiutando a fare in questi mesi, è giusto sottolinearlo).
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4 commenti:
Scusa, ma sai leggere? Flaviano ha semplicemente rifiutato un lavoro che non gli sarebbe stato pagato. Non ha fatto nulla di eroico.
Flaviano non ha rifiutato un lavoro.
Ha rifiutato un sistema. E lo ha attaccato frontalmente.
Non proprio una cosina da nulla, secondo me.
Scusa se insisto, ma il sistema che Flaviano rifiuta è: "dato che sei lì a fare un cazzo, mandaci delle vignette, che poi magari la rivista decolla e, chi lo sa, forse ci sarà anche qualche soldo per te (ma sarà difficile, sarà già un miracolo se rientreremo delle spese, però intanto il tuo nome gira)".
Questo sistema dura da vent'anni.
Flaviano non è un eroe, è un disilluso.
Se tutte le persone disilluse avessero lo stesso piglio e la stessa produttività, sono convinto che le cose andrebbero molto meglio.
Mettere i piedi in un piatto tanto sbrilluccicante non è da tutti, damm a trà.
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