domenica 31 luglio 2011

Va bene che era ora di cambiarlo, però...

Però il nuovo logo di Batman fa proprio schifo schifo.
Peggio di quello pesissimo visto finora e derivato dal pesissimo lettering dei pesissimi film di Schumacher. Prego la regia di esporre il reperto numero uno:


Confrontiamolo con qualche bat-logo più o meno recente rubacchiato dall'ottimo Coverbrowser:


Anni 30


Anni 70/80


Anni 80




Anni 90


Anni 00

Dice: ma il nuovo logo sintetizza alla perfezione la personalità frammentata e distorta del Cavaliere Oscuro e il dinamismo di sticazzi. Cioè il classico font bastoni dei primordi, però reinterpretato alla luce delle tensioni espressioniste del Batman di Gaiman e McKean più il finish ferruginoso della rilettura di Chris Nolan, per una testata impattante e assolutamente up-to-date.

Ero quasi convinto, poi mi sono venute in mente un paio di cose:


Anni 60


Praticamente l'altro ieri

Quindi, riassumendo: esigo la testa del grafico che ha firmato il capolavoro in apertura.

Capita, in America


In Captain America, il momento della verità arriva a metà film, quando Howard Stark replica con Steve Rogers le stesse pantomime già viste fra Lucius Fox e Bruce Wayne in Batman Begins e Il Cavaliere Oscuro. Da lì in poi, l'unico divertimento è fare a chi azzecca più citazioni da altri film col vicino di poltrona. "Questa scena con le moto è para para Il ritorno dei Jedi". "Questa nella base dell'Hydra è presa di pacca dal primo Star Wars, guarda la prospettiva, è uguale uguale uguale". "L'assalto al treno l'aveva già fatto Snyder in Sucker Punch, ma meglio". "Qui hanno saccheggiato I predatori dell'arca perduta". E così via, in un profluvio di dejà vu.
Quelli, e Chris Evans, uno Steve Rogers beefcake che tenta di supplire al carisma = zero con un broncetto sgualdrino da Pin-Up di Tom of Finland, potabile forse per fanciulle in fiore e gay, per gli etero in platea giammai.
Peccato, perché nonostante la sensazionale topica di un Teschio Rosso in concorrenza con il Führer, la sceneggiatura di Christopher Markus e Stephen McFeely aveva compiuto il piccolo miracolo di sintetizzare con una certa efficacia le due anime del super-soldato per eccellenza, quella propagandistica degli Anni 40 e quella "fuori tempo massimo" della gestione Lee-Kirby-Steranko.
Un regista come si deve avrebbe potuto tirarne fuori un bel filmetto. Johnston, che non è un regista come si deve, ha fatto quello che poteva fare con il budget non eccellente a sua disposizione: un compito in classe da sei meno meno, sufficientemente spigliato nella prima parte, teribbile man mano che ci si arranca verso il gran finale, derivativo di bestia, tedioso quando vorrebbe essere epico e affrettato nei momenti fondamentali. Non il peggior cinefumetto di sempre, ma neanche nei primi dieci: mettiamolo nello scaffale fra l'Hulk di Ang Lee e i Fantastici Quattro
di Tim Story, e chiudiamola lì.

giovedì 28 luglio 2011

Broncio Baroncio

Prima di buttar giù qualche riga su Le ragazze dello studio di Munari (Black Velvet, 256 pagine, € 19) ci ho dovuto pensare bene.
E rileggermelo. Tre volte.
Non perché il prodottino di Baronciani sia una lettura particolarmente complessa: La storia viaggia sul doppio binario (mal)educazione sentimentale/citazionismo vintage. In più, qui i repêchage di Munari toccano sostanza ma anche forma del libro: un omaqgio che il Mmmaestro avrebbe sicuramente apprezzato.
Poteva scapparci il capolavoro, non fosse stato per due piccoli dettagli che contraddicono la premessa filosofica del malloppo: un profluvio distonico di cellulari telefoni portatili laptop ammennicoli tecnologici che sacrificano al qui ed ora le atmosfere nouvelle vague vagueggiate dal Baroncio con gran dispendio di reference e dettagli. E una totale assenza di ironia, peccato capitale in un romanzo grafico che si rifà alla lezione di Munari.
Perché, Baroncio, perché? Stavi andando così bene. Ora mi tocca relegarti nel girone dei fumetti carini. Da qui l'opportuna tag.

mercoledì 27 luglio 2011

Mi ricordo Gino Soccio



Mi piaceva il contrasto nome da Gino cognome da socchmèl. Anche i baffoni a manubrio però rullavano.

lunedì 25 luglio 2011

Prometheus: il teaser poster


Magari fossi così avanti. È che quando Riccardo mi ha segnalato la sezione "locandine" di The Chive, non ho resistito. Molto bello, fra l'altro, anche Godfellas. Prosit.

Il vigile Urban


Judge Dredd versione Stallone (1995): La legge sono io.

Judge Dredd versione Urban (2012): Favorisca i documenti.


(Poi dice che uno la butta sul calembour).

domenica 24 luglio 2011

Un nome, una garanzia


Uno che di cognome fa Fortebraccio il suo destino ce l'ha scritto sulla carta d'identità.
E modestamente Vic Armstrong lo nacque: non a caso nella vita ha fatto da stuntman ai mejo fighi der bigoncio hollywoodiano, da H. Ford a C. Reeve e poi S. McQueen, S. Stallone e altri testosteronici coi controcoglionici.
Ora Repubblica ci informa che il braccio muscoloso del cinema che spacca ha scritto una lussurreggiante autobiografia per i tipi della Titan Books. Non so voi, ma io, pur di metterci le mani sopra, sarei disposto a saltare da un cavallo in corsa su un tank. Se solo ne fossi capace.

sabato 23 luglio 2011

La stecca

Povera Amy, in fondo era simpatica.
(post aggiornato causa due migliori con una fava: schiattossi anche Mr. Handler, papà di Barbie).

giovedì 21 luglio 2011

Hai rotto il cazzo, Frank


Eh sì, Frank. Te lo dobbiamo proprio dire. Hai rotto il cazzo. Ne abbiamo fin sopra i capelli della tua ultraviolenza da coattone. Delle anatomie distorte. Del black & white spinto all'estremo. Della misoginia. Dei monologhi fluviali. Delle dark lady gnocche ma cattive. Di queste storie senza succo e senza palle che offendono la sensibilità di tutti quelli che ti hanno amato senza riserve.
La vita è stata generosa con te, Frank. Ti ha regalato dieci anni in stato di grazia. I dieci anni in cui hai salvato Batman, creato Ronin, rivitalizzato Devil ed Elektra. Ti concedo anche Sin City, almeno fino All'inferno e ritorno.
Ma poi, Frank, non ne hai più imbroccata mezza. È arrivato un momento che speravamo non dovesse arrivare mai. Il momento in cui sei diventato la caricatura di te stesso. E questo trailer, Frank, lo dimostra. Andiamo, bello. Alla DC hanno fatto bene a metterti alla porta.
Sei la Tessera numero sei, Frank. Benvenuto nell'Albo.

mercoledì 20 luglio 2011

Paz rivisitato

Paolo Giubilei ha rimesso mano al suo Le donne, i cavalier, l'arme, la roba, bello e approfondito biopic Pazzesco uscito per BD nel 2005, e l'ha portato alla Black Velvet aggiungendoci un centinaio di pagine di interviste, spigolature e aneddoti sulla fulminante avventura umana e artistica di Andrenza.
Ne è uscito un bel balenottero di 285 pagine e 15 euro che racconta molto bene l'uomo e i suoi tempi. Non quanto il fondamentale Prima pagare, poi ricordare di Filippo Scòzzari, chiaro. Ma abbastanza da farne un "must" per lo scaffale dei libri sul fumetto. Da evitare come la peste solo per gli aspiranti autori: perché come titolò Frigidaire a suo tempo, "Morto un genio non se ne fa un altro". E per toccare con mano questa triste realtà, basta aprire qualunque fumetto di Andrenza. Sigh.

martedì 19 luglio 2011

Mi ricordo T.V.O.R.


Acronimo di Teste Vuote Ossa Rotte, una simpatica fanzine punk che andava per la maggiore da qualche parte negli Anni 80.
Fra le numerose figate in essa contenute, torno a un fotoromanzo che spiegava l'ascesa di uno stilista allora molto in voga prendendo spunto da uno slittamento dell'accento: da ossitono a proparossitono, cioè da Versàce a Vèrsace. Secondo la tesi della redazione di T.V.O.R., in soldoni, il fu Gianni avrebbe iniziato la sua scalata al successo come coppiere del fashion system. Una variazione sul tema fra Crepascolo e Hollywood Party che oggi definiremmo lollosa assai.
Scopro con colpevole ritardo che di T.V.O.R. era anche uscita una raccolta curata da Stiv Rottame in persona. Ma da qui a trovarla in giro, ce ne corre, ahinoi.

E va Bane



Lo so che è un repost, ma come faccio a non cascarci?

lunedì 18 luglio 2011

Il richiamino della Sinistra


Remember, o popolo: domani, a tre euro e settanta oltre il prezzo del manifesto, vi aspetta in edicola La Sinistra enigmistica.
Puzzle rebus cruciverba indovinelli ricchi premi e cotillons, più i racconti di Ascanio Celestini e Dario Fo, più vigne e vignette firmate da Cajelli e Di Nicuolo, Giorgini, Flaviamo e Di Marco.
Se il vs. giornalaio di fiducia si dimentica di rifilarvela, nema problema: essa resta in edicola fino al 10 agosto, resistente come l'anticiclone delle azzorre.

Chi non compra berluscone è!

domenica 17 luglio 2011

Incalzato


Selling Points de L'Incal: è un fumetto ispirato ai tarocchi e alle teorie junghiane sugli archetipi dell'inconscio collettivo. È una delle saghe più longeve del fumetto umanoide. È scritto da Alejandro Jodorowsky, un Grant Morrison ante litteram più cazzaro sorridente e impalpabile dello scozzese pelato, e disegnato da Moebius, che sticazzi, è pur sempre Moebius. Magic Press firma l'edizione definitiva del malloppo: bastano 25 euro per portarsi a casa tutti e sei i volumi della amena faccenda, trecento pagine a colori in edizione restaurata da Jean Henri Gaston Giraud himself con il recupero delle tinte originali. Rispetto a quel capolavoro anarcoinsurrezionalista di Il Garage Ermetico, sembra di leggere Pippo Pluto e Paperino: però l'avventura picaresca del detective di classe "R" John Difool e relativa compagnia di giro resta sempre un discreto leggere, in un'epoca di fumetti ridotti a commodities. E luce sia.

sabato 16 luglio 2011

Tutti froci cor culo dell'artri


La morale attualissima della saga è: la speculazione è socialmente inaccettabile e punibile con la massima severità.
Per il resto, un grazie particolare a Peter Jackson e George Lucas per averci fornito l'immaginario.
Però, una cosa: possibile che diciannove anni dopo il maghetto abbia ancora la stessa identica montatura?
Va bene tutto, ma anche la sospensione dell'incredulità ci ha i suoi limiti.

giovedì 14 luglio 2011

Maccosa



Suppongo che questo risponda all'angoscioso dilemma "Chissà che fine hanno fatto quei norvegesi là".
Gradevole, comunque, la citazione di Morricone.

Mi ricordo Mosca cieca


Il che mi ricorda Chi gioca a Mosca cieca metta il dito sotto qui.
Non ricordavo, però, che il gioco andasse fortissimo anche fra gli scimpanzé bonobo.

mercoledì 13 luglio 2011

Nakasone ne ha un casino

Kenji Andrea Nakasone l'ho conosciuto allo stand del manifesto a Cartoomics. Quando abbiamo presentato Gang Bang.
Arriva allo stand e mi rifila un paccone di fotocopie rilegate coi nastrini. "È un fumetto mio, casomai dovesse interessarvi...".
Scorro il malloppo. Una roba fittissima in uno stile che boh, chi lo capisce. Deformazioni alla Vincino, smorfiette manga, gabbia libera stile Nidasio, monologhi alla Paz e una storia autobiografica che parla appunto di Kenji Andrea Nakasone, oriundo italo-giapponese alla ricerca delle proprie radici.
Riassumendo: inadatto al commercio. Punto.
Siccome però stronzo stronzo non sono, e il tipo sembra un incrocio fra Pippo e Caparezza, gli prometto un parere, me lo porto a casa e me lo leggo con calmina.
E mi dico: beh.
Sì, Nakasone è impubblicabile, almeno per gli standard editoriali medi di oggi. Però il pippone mentale un suo fascino ce l'ha. Così gli scrivo e gli dico che oggi il mercato richiede altre cose eccetera eccetera, e però di insistere che chissà mai.
E insomma, per farla breve: oggi ricevo e volentieri pubblico un racconto breve di Kenji Andrea Nakasone.
Ci fosse qualche editore che cerca proposte invendibili, Nakasone ne ha un casino.















martedì 12 luglio 2011

L'uomo dalle mille facce di tolla


Come se la passa la satira, oggidì?
Domanda lecita, vista la scomparsa della cosiddetta stampa di settore.
Tolto il Vernacoliere, che fa storia a sé, in edicola c'è poco, pochissimo, quasi niente.
Va detto: è (anche) un problema di tempi tecnici. Legata com'è all'attimo fuggente, la vignetta satirica va consumata appena fatta, entro ventiquattr'ore o giù di lì. Roba da periodicità quotidiana, insomma.
E un quotidiano di satira è solo un bel sogno.
Poi ci sono le eccezioni. Cioè quei pochissimi artisti che per intuito, sintesi, velocità di esecuzione, riescono a trasformare ogni vignetta in una piccola vendetta contro i busi e gli abusi del potere. E la vendetta, come è noto, è un piatto da mangiare freddo. La ricetta ideale per l'estate, insomma. Il che ci porta ad Ale Giorgini e ai suoi Figurini.
L'uomo comincia a produrli nel 2008 sull'onda degli Europei di calcio, memore delle vecchie figurine Panini di Prosodocimi. Prima un Luca Toni, poi un Veltroni e per par condicio un Berlusca. Da lì in poi, è il diluvio: i figurini diventano un appuntamento fisso per tutti i Sorgini di Giorgini, che su faccialibro e dintorni tempestano il nostro di commenti divertiti.
Da buon vicentino operoso, Giorgini mangia la foglia e decide di raccogliere i figurini in un agile libello da sventolare sotto l'ombrellone (e al limite, anche altrove). Questo quassù.
Alessandro Sallusti inaugura il Metodo Boffo? Alessandro lo trasforma nel Vampiro Dossieratu. Tremonti si vende le spiagge? E Giorgini gli mette il costumino e lo ribattezza Ebaywatch. E figuriamoci se il triangolo ideale per il vertice di Arcore non è quello che assilla tutti i maschi italiani dai 13 ai 99 anni.
Una library di caratteri in continuo aggiornamento, un gusto per il calembour degno di un Bergonzoni in sedicesimi e una tecnica chirurgica, pulitissima, che frulla insieme il retrofuturismo del Mattioli di Joe Galaxy, la cattiveria algida di Bucchi e la sintesi del pubblicitese. Il risultato è un Work in Progress mutevole quanto le prime pagine dei quotidiani, ma molto, molto più divertente. Roba da leggere, ma anche da conservare. Chi ci stesse facendo un pensierino può cominciare da qui. Senza dimenticare che a giorni tanti Figurini inediti arriveranno dai migliori giornalai con La Sinistra enigmistica del manifesto. Perché sì, come si diceva più su in giro di satira ce n'è pochina. Ma quella poca è bella resistente.

lunedì 11 luglio 2011

Media



Mentre papà suo si dedica all'arte del dito medio, Renzo Bossi, responsabile media della Lega Nord, ci illumina sui nuovi media.
La satira è ufficialmente superata.

Hard Rocks


Teaser poster di TDKR. Ebbravo grafico di Nolan.

domenica 10 luglio 2011

Alain Deleng


Imperdibile, Heilman di Voss: un Faust ai tempi del punk disegnato come un mash-up fra Magnus e Crumb e scritto da un De Palma sotto acido. Alta qualità, nella rilegatura più deperibile sul mercato prima dei brossurati Play Press. Chitarre elettriche, suggestioni gotiche, humour extra dry, sesso più una inondazione di piume, lustrini, sospensori, rossetti, canotte attillate, zeppe etc. da fare invidia a tutto il carrozzone del glam dai T-Rex a Bowie ai Kiss. Lo comprebbi, annusabbi e sfruculiabbi nel 1982 e lo conservo ancor oggi nell'angolo privilegiato della mia libreria, proprio accanto all'Atmosfera Zero di Jim Steranko. Un bell'applauso al francobrasileiro Alain Voss, che proprio in queste ore ha raggiunto il suo eroe nella Hall of Fame dell'ambaradam rocchettaro: non fosse stato per lui, ci saremmo persi un gran bel concertino. Davvero.

venerdì 8 luglio 2011

Mi ricordo Casasco (Al)


Mi ricordo anche la fam. Spangaro, che caramente saluto.
La foto è © Misdi 12, da Flickr.

giovedì 7 luglio 2011

Scuola di lingue


Non so se il termine inglese Flabbergasted (it. scioccato, sconvolto) possa avere un'accezione positiva.
E però quando clicco su Whatifkirby dot com mi sento appunto tutto flabbergasted.
Anche se il sito in sé fa molto invidia del panel. Perché è una gallery monstre dedicata alla original art del King. Wow.
E chi trova questo post troppo inglesismico vada pure a dar via i ciàpp.

mercoledì 6 luglio 2011

Sinistra novità


Eccola qui, nuova fiammante, la Sinistra Enigmistica che troveremo in edicola a partire dal prossimo 20 luglio.
Alla miseria di tre euro e settanta, garantiamo ore e ore di divertimento magari poco chic ma molto radical: cruciverba, anagrammi e altri arzigogoli da spiaggia, più racconti inediti da Dario Fo a Celestini a Paolo Villaggio, più un bel tot di strissie e vignette prodotte da noti satiri come Cajelli e Di Nicuolo, Flaviano, Giorgini e De Marco.
Tanta roba, insomma. Non resta che unire i puntini fino all'edicola.

martedì 5 luglio 2011

Cielo, ancora gli alieni


Come The Walking Dead, con gli alieni al posto degli zombie.
Sorprendenza al minimo sindacale, altro che District 9 e compagnia cantante.
I poliponi sono pari pari quelli di Emmerich, le astronavone incombenti pure.
Poca azione e quella poca abbastanza meh. Abbondanti citazioni da La guerra dei mondi a Jurassic Park Predator L'uomo del giorno dopo e Terminator. Personaggi da manuale di sceneggiatura: l'eroe riluttante, la giovane testa calda, la dottoressa dal cuore d'oro, l'amazzone, il veterano burbero ma buono etc. Pochissimi i guizzi degni di una produzione firmata da Spielberg co-prodotta dall'ex Dark Horse Comics Mark Verheiden e scritta dallo stesso autore di Salvate il soldato Ryan.
Si può vedere, insomma, ma da qui alla serie di culto ce ne corre. Ogni martedì su Fox alle ventuno.

lunedì 4 luglio 2011

Mostrilla


Rivalutazione numero duemilaseicentoquarantottomila.
Mordillo.
Che in gioventù mi piaceva niente, e adesso non dico che mi manda in orbita ma diciamo che il posterino trentacinquecinquanto di una giraffa cicciottosa nel tinello ci può pure stare.
In ogni caso: mostra. Non so perché non so per come, ma c'entra uno dei decani della critica fumettara Made in Italy, Ferruccio Giromini. Non a caso, la mostra è al porto Antico di Genova, luogo salubre anche se occasionalmente caldo e appiccico. In ogni caso, la mostra sta su dal 7 luglio fino all'8 gennaio 2012, quindi niente scuse, neanche per chi aborre il clima tropicale.
Adelante, con juicio: il museo Luzzati attende.

Indaffarato