sabato 30 marzo 2013

Jann acci

Orca che sfiga, come si dice a Milano. Ora la bolgia umana è molto più che un locale. Ciao Enzo, e grazie di tutto.

Facce di culto

Primi piani, sguardi assassini, boccucce, parrucche, ciuffi, sberleffi, pelle scoperta,, close-up, cotonature, divi, divetti, divine, sigarette, denim & leather, gel, borchie, accessori, champagne, lenti scure, transgender, sfocature, paparazzi, notturni, eccessi, smoking, chiaroscuri, fashion victims, flash, cocaina, wannabees. Questo e molto altro su www.bitchfacebitch.tumblr.com. L'assenza di Derek Zoolander testimonia la lucida vanitosa follia dell'impresa. Però si fa sentire. Meno male che Divine c'è.

venerdì 29 marzo 2013

Sgasato

Ci hai provato, Piggi. Dio sa se ci hai provato. Hai lavorato duro, mediato con l'abilità consumata di un vecchio democristo, lottato come un giaguaro smacchiato contro i frondisti del tuo stesso partito, inseguito i grillini, e dopo i grillini i montiani, e dopo i montiani i forzisti: tutto pur di offrire al pubblico l'immagine di un politico credibile, responsabile, affidabile. L'immagine di un buon Presidente del Consiglio. Ma tu, Pierluì, non sei stato progettato per vincere. Proprio come il tuo partito, nato per un matrimonio di convenienza dopo una scopata senza trasporto, senza allegria, senza amore. Una roba fatta così, per dovere coniugale. Ma il poppolo italiano, di fottifotti, se ne intende: per questo, dovendo scegliersi un presidente, si butta sempre su chi scopa nuovo, e soprattutto meglio. Ci vediamo ai giardinetti, Pigei. Tu porta la birretta. Io ti porto la tessera. Presidenziale.

giovedì 28 marzo 2013

Foto di famiglia

Burocrazia messicana.
Una roba in stile modulo A38 di Goscinny e Uderzo. Una roba che, in confronto, anche l'Italia - l'Italia! - sembra la Svizzera.
Pensavo fosse tutto parte del grande e assai discutibile stereotipo sui messicani fancazzisti, e invece no. È tutto vero.
E se a Guadalajara le adozioni filano abbastanza lisce, basta uscire di tanto così dalla Perla dell'occidente per restare incastrati nel sacro terrore dei funzionari pubblici, nessuno escluso, per i traffici di bambini o presunti tali.
Riassumo qui i passaggi fondamentali del discorso a beneficio dei non iniziati:
Uno: si presenta la domanda di adozione al Palacio Federal
Due: Le autorità federali esaminano l'incartamento e lo passano al tribunale dello stato di pertinenza, che controlla il tutto e gira il malloppo al tribunale municipale competente
Tre: il giudice del Tribunale competente convoca in udienza il minore interessato, e chiede il suo parere sulla nuova famiglia, l'eventuale trasferimento in Italia, papà e mammà in generale ecc. (in tutto ciò, i genitori o aspiranti tali sono CCNCUC)
Quattro: il giudice emette sentenza
Cinque: il pubblico ministero e il Consiglio statale della famiglia convalidano la sentenza entro un tempo utile di dieci giorni, ovviamente lavorativi. A quel punto il giudice notifica la sentenza.
Sei: si producono i documenti utili per il ritorno della pratica al tribunale federale, quello di Città del Messico (atto di nascita pre-adozione, atto di nascita post-adozione, articolo 17 e documento d'identità del minore, che però va firmato dal capo supremo del Consiglio Statale della Famiglia, creatura mitica del folclore locale, soprattutto in tempi di spoil-system post-elezioni).
Sette: si gira la sentenza al Tribunale supremo per la convalida finale
Otto: si vola a Città del Messico per richiedere articolo 23 (don't ask) passaporto della creatura, visto d'ingresso per l'Italia e nulla osta all'ingresso del CAI, comitato adozioni internazionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri
Nove: si torna a casa. dove, in virtù della Legge Bossi-Fini, si viene accolti con la stessa ospitalità riservata a una coppia di scafisti - solo per dirne una: obbligo di denuncia del minore straniero in questura entro 48 h dall'arrivo, per non parlare della altre scartoffie.
Giunti che fummo al punto sei, ci hanno fatto la foto ricordo. I sorrisi un po' tirati sono frutto di una giornata di ordinaria follia passata a pregare in nahuatl i funzionari del Registro Oficial e quelli del Dif di farci avere i documenti subito, perché altrimenti avremmo dovuto trattenerci a Guadalajara e dintorni un altro mese, il sesto e mezzo. Però, davvero, siamo felici: un po' perché siamo quasi alla fine. Quasi. E un po' perché adesso, causa elezioni e altri incidenti, Per le coppie che vogliono adottare in Messico la faccenda si farà un bel po' più articolata. Una cosa, se non altro, l'abbiamo capita: senza un Danny Trejo nei dintorni, mettersi a discutere con i messicani sbagliati è sempre un problema.

lunedì 25 marzo 2013

Bryan Singer, il cacciatorino

Lo zombie di "Warm Bodies", Stanley Tucci e un Ewan McGregor di nuovo tirato a lucido scalano una pianta di fascioli alta come il nuovo grattacielo della regione Lombardia.
Arrivati dove l'aria è sottile, trovano l'isola del teschio di Peter Jackson. Solo che al posto del sensibile gorillone c'è Kratos di "God of War" con tutto un entourage di ceffi urèndi.
Ne consegue la consueta lotta del bene contro il male. Davide ci ha il ciuffetto sgualdrino, ma a questo giro la fionda ce l'ha Golia, e figurati i casini. Singer dirige con leggerezza, sense of humour e un garbo un tantino demodé una fiaba semplice, ma non priva di afflato epico, sfruttando con efficacia la gigantosità dei giganti e la piccineria degli uomini: lo scontro ad armi impari, tutto sommato, vale il prezzo,del biglietto. Sorpresina finale con vista sul presente e su un possibile sequel, che però non ci sarà, visto il box-office. Bruttissimi i costumi raccattati dal,set di "Narnia". Di Boorman, d'altronde, ce n'è uno solo. Titoloni di codona.

venerdì 22 marzo 2013

Mi ricordo Don Newton e Tex Blaisdell

Disegnarono, benissimo, il Batman Anni 70. Il che, fra l'altro, mi ricorda che culo che ci ho ad avere in casa tutto il Batman Anni 70 della Cenisio. Anche i numeri formato pocket dal 66 al 71.
(Questa cover, però, è di Jim Aparo).

Screeek

Facile, ora, la retorica sull'Italia che vince. Se non fosse che questo signore qui vinceva onestamente, senza Epo, conoscenze o bustarelle. Soprattutto per questo, sogni d'oro, Pietro.

martedì 19 marzo 2013

Sinister: esecuzioni sommarie

Uno scrittore di storie tese si trasferisce con tutta la famiglia in una località imprecisata di uno staterello fra i più tetri degli States. Là, un ignoto furbantonio ha massacrato un'intera famiglia, e il nostro vuole scriverci su il best seller del secolo, perché è in crisi.
Lo si capisce dal fatto che nella scena più raccapricciante di tutto il film beve whisky con ghiaccio.
Manco il tempo di dire "found footage" e dalla soffitta salta fuori uno scatolone con dentro un proiettore super 8 completo di filmini delle vacanze. Uno normale, solo per riuscire a far funzionare l'accrocchio, ci metterebbe mezza giornata. Ma lo scrittore di storie tese lo monta in dieci secondi e si guarda tutto il cocuzzaro.
Sara Tommasi, manco a pagarla: solo roba brutta e girata ad minchiam di sgozzamenti, gente bruciata viva e roba così.
A questo punto, uno normale farebbe qualcosa di sensato. Lo scrittore di storie tese, invece, preferisce fare qualcosa di sinister, e comincia ad aggirarsi per casa preferibilmente di notte, preferibilmente al buio, preferibilmente solo, preferibilmente male armato. Fruga qui, fruga là, alla fine salta fuori un demone babilonese con un nome tipo bigolo che rende i preadolescenti solo un po' più antipatici del normale.
La storia, ovviamente, finisce a schifio.
Il colpo di scena finale è dichiarato nella locandina, quindi ll finale del colpo di scena è telefonato. Si salvano Ethan Hawke, che prova a mettere un po' di carisma in una sceneggiatura esangue, la fotografia, un certo taglio da b-movie tipo primo Peter Jackson e la scarsità di truculenze.
Il demone babilonese ha zero presenza, zero personalità, zero carisma. Quindi, Sinister 2 dev'essere già in produzione. "Shining" for dummies: Il nesso sta tutto nella presenza di Vincent D'Onofrio, che immemore della sua performance Kubrickiana qui si produce via Skype nella sua migliore imitazione di Andrea Ciccarelli. Bù.



È ufficiale: le pippe fanno bene

Un fumetto, ma anche un esercizio di stile per comunicare che in fondo anche nei comics "il medium è il messaggio": ecco "Mano sinistra", la storia realizzata da Fulvio Risuleo e Guido Mazzoni appunto sulla mano sinistra di Risuleo himself. La storia è quella di un bambino senza una mano in cerca di rivincita - una missione possibile solo attraverso amputazioni, reliquie rubate, madonne infuriate più altri incidenti surreali distribuiti nelle 64 pagine di questo geniale, curioso oggetto a fumetti. Presentazione in vista sabato 23 marzo alle 21:30 alla Cooperativa Sociale Sans Papier di Via Carlo Felice 69b di Roma, vicino Piazza San Giovanni. "Mano sinistra" è sinistramente disponibile in sole 80 copie autoprodotte dagli autori. Munari apprezzerebbe. Apprezziamo anche noi.



domenica 17 marzo 2013

Mi ricordo Ulisse

Ulisse: il cane enorme di un uomo enorme. Una bestia leggendaria, che frequentai intorno ai dieci anni, e di cui ovviamente conservo immagini vaghe. Zampe enormi che brancicano l'aria, il vento caldo della fiatella alana fra i capelli e una lingua come una bistecca a lapparmi la faccia: cose da uggiolare di piacere, a ripensarci. Ora che sono grande e di cani me ne intendo, mediamente diffido dei danesi. Sarà il ringhio profondo che li contraddistingue, il capoccione cavallino, o il fatto che ritti sulle zampe mediamente sono alti quanto me. Bau.

venerdì 15 marzo 2013

Risate a denti stretti

Essere un fan dei Genesis e degli Yes, alla fine degli Anni settanta, era dura.
Il prog era ancota al riparo dalle infiltrazioni metal o dai virtuosismi citazionisti di Porcupine Tree o Transatlantic, i King Crimson sembravano aver appeso i distorsori al chiodo, e anche uno come Peter Gabriel era ancora solidamente attaccato alle sue radici pulitine. Nel frattempo, nel mondo reale, un casino della Madonna, con i primi fuochi di Sex Pistols, Clash, Ramones e compagnia cantante. Io, data la mia istintiva allergia ai partiti presi, soffrivo come una bestia, tentando di conciliare "Selling England by the Pound" con "Anarchy in the U.K.". Lavoraccio. Soprattutto per un tredicenne presuntuoso.
Qualche annetto dopo, mi avrebbero salvato la new wave malinconica dei Joy Division, quella più pazzariella degli Xtc o il post-rock essenziale dei Talk Talk.
Ma nel frattempo, ecco i Killing Joke.
Chitarre come rasoi sulla pelle irritata, un suono acido ma ricchissimo, e dei singoli con un tiro davvero impressionante. Come "Love Like Blood", unica autentica hit di una carriera trentennale. O "Eighties", scopertamente citata dai Nirvana in "Come as You Are".
E insomma, roba buona.
Che oggi torna in circolo nella raccolta qui sotto.
Sotto questa bella cover, un sacco di bei pezzulli, disponibili anche in una "collector's edition" da 3 Cd in vendita sul sito ufficiale www.killingjoke.com. Abbinamento ideale, Paco Roca o Ulli Lust: ma di loro parliamo su Nuvoletta Rossa.

giovedì 14 marzo 2013

Mi ricordo Van McCoy

PippipippipippirippippipippipippipippirippippiPippipippipippirippippipippipippipippirippippiPippipippipippirippippipippipippipippirippippidudeassol!PippipippipippirippippipippipippipippirippippiPippipippipippirippippipippipippipippirippippiPippipippipippirippippipippipippipippirippippidudeassol! Oh yeah!

Del perché di Mamma ce n'è una sola

Guardare "La madre" durante un procedimento di adozione è come guardarsi un porno con James Deen durante un appuntamento galante.
Scatta subito come un senso di inadeguatezza.
A parte questo, su una scala Vincenzo Natali da zero a dieci, il film totalizza un bel nove.
Scrittura decente, attori decenti, momenti "buuu" discreti, un piano sequenza a camera fissa davvero memorabile, effetti digitali sopportabili e mai troppo insistenti.
Però.
Più, ehm, "citazioni" che in un albo di Dylan Dog, da "La casa" ad "Halloween", a "Nightmare" a "The Grudge" addirittura a " La sposa cadavere" e "Dark Shadows" di Tim Burton.
Personaggi che inanellano un po' troppe cazzate rispetto al contesto, che se hai una mamma fantasma che ti rincorre con le pattine e la sciarpa in ogni dove, come ti viene in mente di andare in un manicomio criminale diroccato in piena notte! Ma sarai pirla! (E qui, lo fanno in due).
E un arco narrativo che parte in modo piuttosto efficace, per svaccare sempre più man mano che ci si avvicina alla resa dei conti.
Siamo un po' dalle parti di "Splice", per dire. Un ottimo spunto, un tantino sprecatino. Si può vedere, ma lasciando ogni aspettativa a casa. Dalla mamma.

martedì 12 marzo 2013

Grande, potente, o Zzz

Per motivi misteriosi al di là dell'umana comprensione, alla Disney fanno uscire il film di Natale con due mesi di ritardo. O con dieci di anticipo.
Al quarto tentativo, finalmente, Raimi azzecca un goblin perfetto, molto meglio dei suoi precedenti, e si conferma pronto per il reboot di "Flash Gordon".
James Franco, nella parte di Johnny Depp, funziona a meraviglia. La magia tutta smoke and mirrors di "Oz" dura un tantino troppo, ma comunque veleggiando sempre parecchie spanne sopra Narnia, la Bussola d'Oro e altre puttanate finto colte e vero noiosette. Peccato i costumi riciclati da "il Grinch", ma quando giri un film da 200 milioni di dollari su qualcosa tocca pure risparmiare.
Ecco, magari giusto un pelo di zucchero in meno, che quando è troppo è troppo, dai.
Dai trailer sembrava una boiata stratosferica, e invece, sim-sa-la-bim, l'illusione regge alla grande. Materia onirica grezza di quando si dorme facendo oZzzzz.
Da vedere, e basta.Easter Egg: cuccare Bruce Campbell. Io l'ho visto. Barbateucco svelato su Twitter, che comincio a prenderci la mano.

Ian Culbard. Chi era costui?

Sceneggiatore, illustratore, disegnatore di fumetti. Inglese. Stile anglosassone post-ligne claire. Presente Bruce Timm o Darwyn Cooke? Ecco, un po' quel mondo lì. Autore della riduzione a fumetti da Acca Pi Lovecraft che Magic Press sta mandando in libreria proprio in questi giorni a quindici eurelli, "Le montagne della follia". Prossimo feticcio di quelli che "io lo leggevo quando ancora non se lo filava nessuno". Protagonista della intervista in lingua albionica di cui al link http://www.selfmadehero.com/news/2010/11/guest-blogger-i-n-j-culbard-–-detective-work/. Leggasi.

venerdì 8 marzo 2013

Fine livello

L'adozione internazionale vista dal Messico è un po' come certi videogame a 64 bit di inizio Anni 80: trama lineare e cast proletario. Una litania di piccoli ostacoli da scalzare o schivare puntando tutto sulla pratica e sui riflessi, interrotta solo dai boss di fine livello, che a ogni passaggio si fanno più ingombranti, più fastidiosi, più insistenti. L'avvocato, paziente, mi spiega che non c'è da sorprendersi se la nostra permanenza nel Jalisco stia durando tanto a lungo. Ogni tramite de adopcion deve passare goccia a goccia dalle autorità federali, a quelle statali, a quelle municipali, per poi sfidare le leggi della fisica e risalire la corrente, dal tribunale del singolo Paesino che conclude l'adozione a quello del "Deèfe" di Città del Messico.
Per portare a casa il risultato, tecnicamente ci vogliono minimo un paio di mesi, massimo tre. La fam. Voglino, però, è qui da quattro, e qui rimarrà ancora varie settimane. Perché il conto di cui sopra tiene conto solo dei giorni lavorativi, cui tocca aggiungere i fine settimana e le eventuali festività, che nell'arco di otto, dieci settimane possono allungare il brodo. E perché è una formula da laboratorio nata al riparo dall'attrito, dall'estro del funzionario di turno, dal fatto che l'adozione avvenga dentro o fuori Guadalajara, dalla capacità di moral suasion dello studio legale, dall'interessamento di eventuali divinità precolombiane di passaggio, dai postumi di una posada particolarmente allegra, dal famo a capisse, dall'elasticità del calendario haab. A queste latitudini, la parola "domani" ha un significato tutto suo. Se domani capita di lunedì, diventa martedì, mercoledì. Se è giovedì, son dolori, perché stando a ridosso del week-end può rifilarti tre, quattro giorni di anticamera in più. E questo non è un rischio: è una costante. Ottenuta la sentenza, tecnicamente noi dovremmo essere in dirittura d'arrivo. Ma tocca aspettare che il Pubblico ministero e il Consejo Estatal de la Familia firmino il loro assenso per presa visione. Poi dovremo produrre atti di nascita pre e post-adozione di nostra figlia, l'articolo 23 di conformità alla convenzione dell'Aja, le copie certificate della sentenza. Poi i documenti andranno apostillati. Poi, finalmente, potremo tornare a Città del Messico per passaporto e visto. Poi, forse, casa.
"Falta molto?", ci chiede nostra figlia in perfetto itagnolo. "Yo me quiero andare a Italia".
Falta un tot, quanto non si sa. E citando un caro amico, direi che ormai anch'io mi sento valido per l'espatrio. E un tantino scisso.


mercoledì 6 marzo 2013

Mi ricordo "Metal Hurlant"

Usato sicuro, come la Mercedes. Una rivista che anche nella (tarda) edizione italiana della Nuova Frontiera era trecentomila chilometri avanti a tout le monde, tolti i ragazzotti mondani di "Frigidaire" - che comunque, qualche debito di riconoscenza nei confronti dei cugini d'oltralpe l'avevano, oh se l'avevano.
In the U.S.A., ha continuato a uscire, ma lì era tutta un'altra storia: d'altronde, fra Coca-Cola e Champagne corre una certa differenza. E sì, vabbe', vive la differance, ma fino a un certo punto. Lessi, collezionai, poi vendetti il tutto per comprarmi i dischi e le sigarette normali o farcite. Pensa te che coglione. Avanza qualche numero? Son qua.

ZombaMi

Dovevo esserci anch'io, a zombare col Giorgini alla grande kermesse sugli immortacci in onda a Milano venerdì 8 marzo alla fumetteria Waste of Time di via Adige 7, una gradita novità nel campo dei giurnalètt. Ma Guadalajara mi esige, mi pretende, mi costringe a un eterno dia de los muertos che ormai perdura dalla scorsa vigilia di ognissanti. Quindi, niente trippa per gatti morti. Chi può, però, partecipi: fra zombie autentici zombie metaforici e zombie disegnati la notte si fa bella, e c'è il rischio di portarsi a casa una serata paurosamente memorabile. Prego, locandina.

martedì 5 marzo 2013

Mi ricordo "Discovery"

Dei Beatles wannabees progressivi, con un autentico talento per le sviolinate discotecare à la Barry White: questa, in sostanza, la formula degli Electric Light Orchestra di Jeff Lynne, poi nei Travelling Wilburys e al fianco di Mr. Harrison e Mc Cartney in altre avventure ad alta fedeltà. Io ebbi in musicassetta questo disco, di cui ricordo con piacere soprattutto la copertina taleban-glam. Mi piaciucchiavano "Shine a Little Love" e "Last Train to London". "Don't Bring me Down", singolone con vaghi sapori T-Rex e falsetti intollerabili, invece, mi indisponeva. Ovviamente, andò benissimo. Nota bene: pare incredibbole, ma erano già i tempi del punk. Sigh.
(E sì, sto barando, perché gli ELO me li ero già ricordati un par d'anni fa. Diciamo che me li ri-ricordo meglio e via, va'.)

lunedì 4 marzo 2013

Ti presento il Mamey

Nome scientifico: Pouteria Sapota.
Nome volgare: Mamey.
Nome de' noantri: quella roba che sembra un kiwi, ma molto più geosso.
La buccia è spessa, ruvida come carta vetrata, ispida, pelosetta. Sotto, la polpa compatta e saponosa è di un bell'arancio carico, a immagine e somiglianza della papaya, e racchiude un seme simile a quello dell'avocado. Il gusto è dolce, vellutato, avvolgente, con sentori di dattero fresco e caco, senza neanche un'ombra di asprigno. Irresistibile da solo, perfetto nella macedonia. In Italia è introvabile, porcaccia. Casomai le piramidi le città coloniali i mariachi e il tequila non bastassero, ecco un altro ottimo motivo per fare un salto in Messico. Perché il Mamey è un prodotto tipico Dop Igp ulp.

domenica 3 marzo 2013

Hi, Res, Stanley

Uno strafottio di foto di scena, locandine e altre immagini tutte in alta risoluzione dai film di Kubrick. Ecco un blog da inserire subito fra i preferiti: http://pineapples101.blogspot.mx/.

sabato 2 marzo 2013

Lugubre ma bello

C'è tanto Buñuel, ne "Il gioco lugubre" di Paco Roca. Tanto Buñuel, un bel tocco di Stoker, una sfumata di Guillermo Del Toro, un pizzico di Sale, nel senso di Tim, molto, moltissimo Dalí. Sarebbe piaciuta all'artista spagnolo questa operina gotica densa di disturbante appeal però ben celato dietro un approccio grafico facile facile, quasi infantile? Magari, anche sì: se l'improbabile ma documentata liaison fra il performer di Figueres (nientemeno) e Walt Disney (nientemeno) fosse andata oltre il cortometraggio forse, diciamo forse, ne sarebbe uscito anche un qualcosa sul tipo del fumetto di Roca. Che, a un tot di tempo fa dalla edizione full-color alla francese realizzata da Alessandro, torna in libreria per i tipi di Tunuè riconvertito dallo stesso Roca in un formato piú intimista, quasi monocromatico, più consono alla epopea draculesca di Salvador Deseo alias Dalí con l'accento acuto sulla "I". Ottanta pagine di eros più thanatos più humour nero più sole e salsedine più sangue e merda scritte e disegnate con impeccabile misura ed efficacia. Una fiaba spietata, chirurgica, senza compromessi, in grado di dare un salutare scossone anche ai lettore più navigato. sconsigliato l'ingresso in sala ai deboli di cuore. Fanno dodici e cinquanta, grazie.