mercoledì 29 febbraio 2012

Mi ricordo i biscotti

Quando uno pensa ai sapori dell'infanzia, è roba di languori e madeleinette proustiane e ratatouille alla Antoine Ego.
Io, quando penso ai sapori dell'infanzia, mi vengono in mente i Pain Croûte.
Quei biscotti Lazzaroni che spiegano benissimo perché in inglese Pain voglia dire dolore. E che per disgrazia, quand'ero piccolo, piacevano un casino alla mia mamma, perché più sani e più belli dei Gran Turchese i Bucaneve gli Oro Saiwa i Pavesini e insomma di tutti gli altri biscotti in circolaz. durante gli Anni del boom.
All'epoca, le cene a caffelatte e gallette erano un rito irrinunciabile. E l'eucarestia prevedeva perlomeno una formella di questi schifi marroncini durissimi, sabbiosi, che con burro & marmellata offrivano la stessa piacevole consistenza di mattonelle in grès porcellanato, ma appena pucciati nel latte si sfrappolavano tempo zero in una orrenda fanghiglia che ti pareva di berti il Gange con tutti i suoi affluenti più influenti.
Appena giunto all'età della ragione, ho svoltato verso altro. Però, nel frattempo, ne avevo mangiati di Pain Croûte!
Oggi che sono finelmente un uomo di mondo pasteggio a Galbusera. Il che mi ricorda anche Magogì, simpatico testiomonial Anni 80 della ditta omonima: un terzo Zerofolle, un terzo Joker, un terzo Ronald McDonald, più scorzetta di purissima coglioneria. Se qualcuno avesse assassinato la coppia creativa che gli ha dato vita, godrebbe di tutto il mio plauso. Bon appetit.

martedì 28 febbraio 2012

Tutti da Frida il sabato sera

La convocazione per la proposta di adozione era per venerdì. Io ed Elena ci presentiamo puntuali, lo stomaco grande e pesante come un bullone d'acciaio e la testa come dopo un paio di canne. Il bambino che l'ente ci propone sta nello stato di Jalisco. Ha dieci anni. Aveva un fratello più piccolo, che è stato adottato da una famiglia messicana.
Lui no.
È che ha bisogno di un piccolo intervento. Una ciste aracnoidea sulla regione temporale del cranio. Un problema fastidioso, ma relativamente poco importante, a quanto pare dalla cartella clinica. Completano il quadro un deficit d'attenzione e di coordinazione dei movimenti cui però non diamo troppo peso, perché sono sintomi tipici di tutti i bambini istituzionalizzati. Io e la Ele ci concediamo una carezza furtiva. Dài, che forse è fatta. La responsabile dell'ente ci chiede di rifletterci durante il week-end.
Il tragitto verso casa se ne va fra telefonate ad amici e parenti e pensieri sconnessi. Siamo esausti. Dopo tanta attesa, possibile che tutto succeda tanto in fretta? Non riusciamo a crederci.
Sabato mattina, dopo una notte passata a rigirarci nel letto, di fronte a una delle rare colazioni rilassate che ci concediamo quando ne abbiamo l'opportunità, proviamo a disegnare nell'aria la vita insieme con un bambino di dieci anni.
È un quadro incasinato, indecifrabile, con una cornice bella pesante. Un quadro che per certi versi fa paura e con tutte quelle ferite e quegli strappi e quelle lacrime e quei colori violenti e quei pezzi di vita difficile sembra uscito dal pennello di Frida Kahlo.
Però quel quadro lì ci sembra proprio il nostro.
A cambiare tutto è la telefonata fatta per precauzione a una amica neurologa per capire come intervenire in un caso di ciste aracnoidea.
Ci dice che si chiama ciste, ma in realtà è altro che una ciste.
è una specie di ernia cerebrale. Liquido che si è concentrato in un punto della scatola cranica, e preme sul cervello. Sulla carta, è operabile, ma presenta grossi rischi di complicanze. E il rischio, se accettiamo, è quello di ritrovarci a dover correre da un'ospedale all'altro, accompagnando questo bambino nel suo piccolo calvario fin quando potremo.
Non abbiamo le risorse per reggere una situazione del genere. Non abbiamo i soldi e nemmeno il tempo, perché siamo costretti a lavorare entrambi per vivere. E non abbiamo neanche le palle, perché pensiamo egoisticamente di volere un bambino, non una via crucis. E non abbiamo coraggio, perché abbiamo paura.
Stamattina ho affidato la mia risposta all'ente. Pensavo di telefonare, ma oppresso dalla vergogna ho optato per una mail breve ma molto chiara esauriente e circostanziata spiegando che io e mia moglie non ci sentiamo all'altezza di un caso tanto difficile e che però siamo disponibili a procedere nel percorso e bla bla bla.
È la prima volta in vita mia che rifiuto un bambino che ha bisogno di una famiglia, e mi sento di merda. Ma di merda davvero.
E Frida, da un angolo del mio cervello, mi scruta con quei suoi occhi belli e terribili e sorride appena. Vai a capire perché.

sabato 25 febbraio 2012

Sieg High



Questo è come avrebbe dovuto essere Captain America (mica come quella boiata dell'ex conceptual artist di Star Wars). E Udo Kier nazi è fighissimo.

E sì, in questi giorni sono incasinato almeno come questa linea temporale. Sieg High. E senza sostanze, addirittura.

giovedì 23 febbraio 2012

Celere sequel apocrifo


E insomma va a finire che Daniele Vicari sta a Sergio Sollima come il Lucio Fulci di Zombi 2 sta al George A. Romero di Dawn of the Dead.
Il teaser trailer è telefonello, e la tag "La più grande sospensione della democrazia eccetera eccetera" sembra un po' una roba di vendita vagamente Anni sessanta, tipo "La più grande produzione cinematografica eccetera eccetera".
To add insult to injury, il trailer del Fructis di Gargnè che precede il trailer della Diaz: da guardare sperando che poi arrivino i celerini a curargli la forfora a manganellate.
Però dice che il film è bello. Ha vinto pure l'ex aequo a Berlino.
Aspettiamo.

Un tranquillo website di paura

Lo sapevate? Lee Unkrich della Pixar è un grande Fan di Shining. Un fan tento sfegatato da costruirci su un simpatico blog fitto di dietro le quinte, foto rubate, fan art, esegesi colte eccetera eccetera. Sapevatelo, e tremate.

mercoledì 22 febbraio 2012

Opposti estremismi

Due libri, due bandiere, due visioni del mondo da tener presenti per capire com'è come non è che l'Italia è l'unico Paese al mondo in cui il passato proprio non vuol saperne di passare. oltre il titolo à la Tex Willer, La legge dell'odio di Alberto Garlini (Einaudi, 22 euro) racconta una storia di eversione nera fra Anni 60 e 70, fra eccessi stilistici e dietrologie prêt-à-porter. Diverso il discorso di Storia di una foto di Sergio Bianchi, Raffaele Ventura e Ovaldo Verri (DeriveApprodi, 20 euro), indagine sul cittadino al di sotto di ogni sospetto diventato malgrè soi icona del Settantasette. Storie recenti, ferite mal suturate che tornano a far male tutte le volte che senti dire che "Pinelli era fascista" o che "La bomba in Piazza Fontana l'hanno messa le bierre". La storia siamo noi? E chi lo sa.

martedì 21 febbraio 2012

Il consigliere letterario

Il consigliere letterario arriva e risolve. Tu non sai cosa leggere, lui te lo dice con parole sue. Cioè piuttosto bene, perché il consigliere letterario scrive di mestiere. Il consigliere letterario, se non segui i suoi consigli, ti nasconde sotto le lenzuola Morte a credito di Céline, che una testa di cavallo insanguinata è troppo poco. Il consigliere letterario scrive solo di libri-libri, mica di best-seller tipo Le Carrè Faletti o fuffa del genere. Il consigliere letterario legge i fumetti, ma normalmente non ne parla. Dico normalmente, perché chissà mai che un domani o un dopodomani, se capita. Il consigliere letterario ha appena cominciato, ma si dà un gran daffare. Il consigliere letterario è on line. Se hai bisogno, puoi trovarlo qui.

lunedì 20 febbraio 2012

Mi ricordo il tagadà



Quello qui sopra è quello della Sagra del carciofo di Ladispoli.
Osservando molto molto attentamente, mescolati fra la folla, si possono notare alcuni neuroni.
(Mi ricordo anche il calcio in culo, che una volta tentando di pigliare al volo lo straccetto ci ho quasi rimesso un pollice concludendo l'oscillazione elargitami dal comparetto con un simpatico sandwich poltroncina in acciaio del lanciatore-pollice-poltroncina in acciaio del sottoscritto. Splat. Ahia).

sabato 18 febbraio 2012

Pioggia dorata

E insomma, fra i millemila esami che uno deve fare durante il percorso adottivo ci sono anche quelli tossicologici. Per capire se fai uso di sostanze.
Io per fortuna non faccio uso di sostanze da quel dì e la Ele è una brava figliuola tutta casa e chiesa, quindi saremmo tranquilli, no?
No?
dipende.
Per prima cosa c'è una questione stile Comma 22. Perché per dimostrare di essere pulito serve il referto degli esami tossicologici. Però se fai gli esami tossicologici l'ospedale ti scheda come tossicodipendente.
Quindi, mattinata persa al telefono per capire come risolvere.
Alla fine ci spiegano che a Niguarda c'è un protocollo ad hoc per gli aspiranti genitori ado. Prenotiamo, e ci presentiamo là per
I. Esame del sangue,
II. esame del capello, e
III. esame delle urine.
L'esame del sangue fila via liscio. L'infermiere tuttofare che ci prende in cura è acconciato come Paul McCartney circa 1969. Manina d'oro, però: ci salassa, ma poco poco, piano piano, come piace a noi.
L'esame del capello mi lacrimogena la moglie, che pensava di rimetterci un capello uno, tric, e invece viene scotennata come in territorio apache. Io, sapendola vanitosina, ridacchio sotto i baffi e porgo la maschia zazzera a Macca con slancio repubblichino.
Ma il mio sorriso si spegne appena scopro che il beatle niguardese dovrà presenziare al rito della pioggia dorata per le opportune verifiche antidoping: lì, inibito come S. Maria Goretti in una dark room ribollente di umori e di afrori, mi incarto. Per sbloccarmi, mi tocca bermi in pochi secondi caffè, 500 ml di coca zero e 1.500 ml di Levissima al gelo, per un totale di due litri di ottimi liquidi italici. Ne ricavo un rivoletto striminzito appena sufficiente per l'urinocoltura.
Bruttissimo levissimo pesissimo il viaggio verso casa. Ci arrivo a freni inibitori ormai allentati dopo tre quarti d'ora di atroci sofferenze, intorcinato sul mio metro e settanta come un bonsai Bunjin, vescica tesa come un tamburo rosa porcello dentro il fiume giallo e il cervello rettiliano che fa psss psss psss.
Non è esattamente a questo che pensavo quando mi spiegavano tutte quelle cose sulle api i fiori i pisellini e le patatine novelle. Ma ora lo so: questo coso che ho qui davanti serve per fare i bambini. Chiedetemi come.

(La Supergirl vintage da Action Comics sembra di George Roussos, a occhio).

venerdì 17 febbraio 2012

Mi ricordo la Pieffeemme


Che invece i Marlene Kuntz ci terrei a dimenticarmeli il più in fretta possibile.
Impossibile riarrangiare la pettinatura a comodino di Francone Mussida, d'altronde.

giovedì 16 febbraio 2012

Cheek to Cic

Fluviale post zombesco di Andrea G. Ciccarelli sul fenomeno The Walking Dead.
Che uno potrebbe dire: ti piace vincere facile. Ma visto che ultimamente di TWD si parla per i motivi sbagliati, tanto vale riportare gli spunti di discussione e/o polemica sul binario giusto. Che, per inciso, nel nostro caso è anche quello morto.
E però, callifugo Ciccarelli, a nome di tutti i junkies italiani: vogliamo saldapressarlo, 'sto nuovo volume della serie, che qui c'è gente che aspetta? Essù. Dai. Che. Cazzo.

martedì 14 febbraio 2012

Pompa magna

70sblowjobfaces, ovvero Facce da pompino Anni 70: una rassegna fotografica delle espressioni più intense comiche stupide ispirate o nonchalant sfoggiate dai protagonisti dei porno anni settanta durante la sommimnistrazione di una fellatio.
Occhio: dà dipendenza, e se si esagera fa diventare ciechi.
Un grazie inguinale a Filippo Brunamonti per la dritta.

La polizia si incazza

È la storia di un'altra bbanda quella raccontata da Sergio Sollima in A.C.A.B. - All Cops Are Bastards. Stavolta stiamo dalla parte della legge. Una legge al tempo stesso rigida e gommosa come le impugnature degli sfollagente che nel film segnano imprese e destini dei celerini del settimo nucleo, marcando a suon di legnate nei denti la distanza fra il mondo reale e il branco, fra audience e vicende rappresentate sullo schermo.
Qui, al contrario che in Romanzo Criminale, non si fa il tifo per nessuno.
Grande atmosfera, grande fotografia, un Favino titanico che si scioglie letteralmente nel ruolo, aggiornando ai nostri tempi precari il Volonté genuinamente ottuso e spregiudicato di Indagine su un cittadino... e una storia che sorpassa a destra la tentazione di schierarsi e infligge salutari strizzate allo stomaco. Non fosse per una colonna sonora troppo didascalica e piaciona e per l'accumulo di finali, saremmo lì lì dalle parti del capolavoro. Ma anche così, ce n'è d'avanzo.
Ah: il libro c'entra a sprazzi, ovviamente.

domenica 12 febbraio 2012

Houston, abbiamo un problema

Un altro incubo nella Fabbrica dei sogni. Muore giovane chi è caro agli dei, o magari è solo sfiga. Una preghiera, una carezza e un grazie da ogni fibra muscolare di tutte le guardie del corpo in ascolto.

sabato 11 febbraio 2012

Nicchèrscio!


Tornano la Magnum, i capelli laccati e le abbuffate di sequencer con cui ci riempimmo occhi narici e panze nei favolosi eighties dell'edonismo reaganiano. Torna Human Racing, primo Lp di Nik Kershaw, per gli amici Nicchèrscio: nonostante il volo sotto quota radar, il cantantino che tanto garbacque a Elton John Eric Clapton e Jimmy Page è ancora in attività con la sua Shorthouse Records, e benché un tantino imbolsito e pelatino continua a produrre pop songs di ottima fattura.
Qui il sito.
Per il disco, ci si rivede dal 27 settembre nei migliori negozi del regno. Anche on line, certo.

venerdì 10 febbraio 2012

Liquidazione o liquida azione?

Alla fine il nuovo governissimo di destra presentabile è quasi riuscito laddove il precedente governicchio di destra impresentabile aveva toppato: da oggi, il manifesto è in liquidazione coatta amministrativa. In soldoni, a gestire l'ordinaria amministrazione del quotidiano non è più la cooperativa editoriale il manifesto, ma un simpatico contabile ministeriale.
Salvo ripensamenti della premiata ditta Mario Monti & figli, che in termini di ripristino dei fondi continua a fare come quei genitori che alle istanze dei pargoli ripetono come un disco rotto vediamo vediamo e intanto sotto con la resistenza passiva, che poi si vedrà, presto toccherà chiudere baracca.
Cui prodest?
Be', intanto conviene a Il Fatto quotidiano. che in questi mesi ha tuonato contro i contributi pubblici all'editoria per tirar lettori al suo mulino. E pazienza se poi pure il Fatto percepisce i suoi bei contributi per le tariffe postali agevolate, l'importante è fottere la concorrenza.
Poi, la chiusura del manifesto conviene a tutti quelli che lo gradiscono chiuso. In primi, i destrorsi beceri, che quelli un po' più aperti una sbirciatina te la concedono, perché conoscere il nemico è sempre utile. Ma anche i pasdaràn di confindustria, perché giornalisti come Loris Campetti sono sempre lì a denunciarne le soperchierie. E ancora molti lettori in odor di sacrestia che non sanno quello che fanno, ma nemmeno che sul manifesto hanno scritto ottimi diavoli come Padre Enzo Mazzi e Adriana Zarri. E per finire, tutti quelli che soffrono i discorsi sui massimi sistemi economici e sociali dei vari Galapagos o Dal Lago, o i reportage glocal di Astrit Dakli o Marco D'Eramo. C'è spazio anche per i detrattori di Alias: con un po' di fortuna, presto anche quello finirà nel dimenticatoio. Perché questo è un Paese con la memoria corta.
A chi invece il manifesto lo ama, non resta che una cosa da fare: continuare a sostenere il giornale finché il giornale resta in vita. Si tratta di investire un euro e cinquanta al giorno. Uno sproposito, finché si resta nell'ottica del mercato. Pochissimo, se si parte dal principio che la libertà, anche quella di stampa, non ha prezzo. Avrà più valore la liquida azione di chi sostiene il giornale con i suoi liquidi o la liquidazione di chi lo vede già lontano dalle edicole? Chi lo sa. Per ora, l'unica è provarci.
Per saperne di più, basta cliccare qui.

mercoledì 8 febbraio 2012

Kill Bill


È morto il primo non morto di La notte dei morti viventi, Bill Hinzman.
Che poi, a pensarci, aveva un po' la stessa faccia da pirla disturbante di Charles Ogle nel primo Frankenstein (1910), altro celebre immortaccio.

Il nuovo vecchio Spider-Man







Meno male che poi Morgan Freeman ha traslocato a Gotham City.

Risolto giallo



Sempre un passo avanti agli altri, noi milanesi.
Fino a qualche mese fa, la fermata della Metro di Piazza Abbiategrasso era territorio dei testimoni di Genova.
Come in Dragon Age, ogni accesso alle vie profonde della M2 prevedeva una scaramuccia preventiva contro i giannizzeri della Torre di Guardia. I Genoani erano riusciti a cacciare dall'ingresso all'inframondo anche i paper-boys di Lotta Comunista, quelli che basta comprargli una copia del giornale nell'adolescenza che si sa 'ste cazzate le fai da ragazzino e te li ritrovi a batter cassa all'uscio vita natural durante.
E insomma, alla fine ci eravamo quasi messi l'animo in pace.
Finché una mattina non capito davanti alla metro e ci trovo un orientale che mi rifila un foglietto con su scritto Nam-mioho-renghe-chio.
Visto che Cajelli mi ha attaccato la sospettosite acuta, comincio a pensare a una cospirazione cinese tipo Tex di Bonelli e Letteri, con i cinesi alla conquista di Milano via messaggio subliminale e noi veri fighi wasp ad assoldare gente tonica fra trani e palestre per ristabilire la legge e l'ordine.
Poi faccio un giro su internet e scopro che

"Il Tempio Lankaramaya di Milano ospita un gruppo di Meditazione Vipassana; aperto a tutti, senza distinzione di religione, etnia, colore, sesso, lingua, opinione politica o di altro genere, origine nazionale o sociale, censo, nascita, età o altra condizione. La meditazione in gruppo dura circa un'ora e si svolge nella sala grande del Tempio. I monaci residenti conferiscono i Tre Rifugi e i Cinque Precetti e concludono gli incontri con la recitazione tradizionale del Metta Sutta, augurando pace, prosperità e felicità a tutte le creature dell'universo."

Il Tempio Lankaramaya, vedi un po' le coincidenze, sta proprio dietro Piazza Abbiategrasso.
Libero dai Lottacomunisti e dai Testimoni di Genova, non posso che proclamare la mia Devozione al Sutra del Loto della Legge Meravigliosa insieme con Tina Turner. E vai.

Balasso e mi rilasso



Il leggendario Natalino Balasso di Gooooooooooooogle è di nuovo sulle scene in veste di testimonial per le maggiori industrie del Pianeta. Avendo un tot da fare, ci godiamo questo minilogo che sembra uscito dalle pagine dell'unico Alan Ford in cui Alan Ford himself faceva il pubblicitario.

sabato 4 febbraio 2012

Dammi un po' di zucchero, bay-bee


Il protagonista di "La Casa" (1981)


Il protagonista del remake di "La Casa" (2012)

(Ogni commento è superfluo).

Mi ricordo Barry Manilow


L'autore dell'indimenticabile Mandy. Che qui si produce in una scatenata performance danzerina sulle note di Copacabana. Ricordandomi un po' anche Kid Creole & the Cocunuts. Olè.

venerdì 3 febbraio 2012

Fine della prima stagione.
E appuntamento alla seconda.
Stringi stringi la cosa più disturbante di American Horror Story è la sigla tutta formalina e dagherrotipi di bambini morti, brrr. Che poi, fra l'altro, ti credo: trattasi del maghetto dei titoli di testa Kyle Cooper, quello di Se7en e del remake di Dawn of the Dead. Per il resto: una Jessica Lange mai così prodiga di carisma, talento e sex appeal, un paio di giovinastri abbastanza credibili e in parte, look and feel da spot di Agent Provocateur e più buchi di sceneggiatura che in ...e tu vivrai nel terrore! L'aldilà di Lucio Fulci (che però se la tirava molto, molto meno). Divertente? Sì, a patto di considerarlo una gran cazzatona un po' fetish un po' fetent. Io lo facetti, e, Santa Maria! godetti. Palla al centro.

giovedì 2 febbraio 2012

Nostalgia by Veidt

Il parere di Alan Moore è stato lapidario: "Non vedo in giro molti sequel o molti prequel di Moby Dick".
E alla fine, povero: un po' di ragione ce l'ha.
Quando sei consapevole di aver (ri)scritto un fumetto di super-eroi che a oltre un quarto di secolo dalla sua uscita non perde un grammo della sua freschezza. Quando sopporti i continui tentativi di imitazione di mestieranti del comic writing come Kurt Busiek o Mark Millar. Quando vedi un tuo atto d'amore nei confronti di un genere diventare una marchetta, beh, qualche ragione per incazzarti di brutto ce l'hai.
Perché sì, immaginarsi Lee Bermejo alle prese con Rorschach, Adam Hugues su Dr. Manhattan o Darwyn Cooke sui Minutemen istintivamente è un bel rifrullo di farfalle nello stomaco. Poi però pensi a tutti i preguiti o i seguiti non belli non brutti ma semplicemente inutili che hai letto annusato leccato negli ultimi secoli, e al senso di vuoto che hai provato scoprendoti di nuovo insieme dopo un tot a quella persona che avevi perso di vista da quel dì, ritrovando la Discovery nell'orbita di Giove 16 anni dopo 2001, facendo a cazzotti con un Dark Knight ormai lontanissimo dal suo predecessore Anni 80 o riassaggiando un Mars con il senno di poi.
In termini di copie vendute, sicuramente Before Watchmen sarà un successo epocale. In termini qualitativi, sarà sicuramente un salto di qualità rispetto alla scazzottata media. Ma è in termini filosofici che il colpo di marketing della DC Comics puzza. Perché trasforma una mitologia ben definita in un prodotto, realizzando i piani accennati da Adrian Veidt/Ozymandias nella miniserie originale e contraddicendo il senso del dolente affresco di Moore a prescindere. Un cortocircuito narrativo da cui nessuno può riuscire a scappare.
Nemmeno il più potente fra i super-eroi.

mercoledì 1 febbraio 2012

Braccino corto

Riccardo il giurassico amatoriale mi segnala l'essenziale/esiziale tumblr che racconta quanto sia duro trovarsi un hobby se sei un T-Rex. Poca roba, scarna ed essenziale ma cattivella il giusto, divertente e soprattutto in costante aggiornamento: a essere un editore illuminato, ci sarebbe da farci un pensierino.

Un momento un po' così