Il parere di Alan Moore è stato lapidario: "Non vedo in giro molti sequel o molti prequel di Moby Dick".
E alla fine, povero: un po' di ragione ce l'ha.
Quando sei consapevole di aver (ri)scritto un fumetto di super-eroi che a oltre un quarto di secolo dalla sua uscita non perde un grammo della sua freschezza. Quando sopporti i continui tentativi di imitazione di mestieranti del comic writing come Kurt Busiek o Mark Millar. Quando vedi un tuo atto d'amore nei confronti di un genere diventare una marchetta, beh, qualche ragione per incazzarti di brutto ce l'hai.
Perché sì, immaginarsi Lee Bermejo alle prese con Rorschach, Adam Hugues su Dr. Manhattan o Darwyn Cooke sui Minutemen istintivamente è un bel rifrullo di farfalle nello stomaco. Poi però pensi a tutti i preguiti o i seguiti non belli non brutti ma semplicemente inutili che hai letto annusato leccato negli ultimi secoli, e al senso di vuoto che hai provato scoprendoti di nuovo insieme dopo un tot a quella persona che avevi perso di vista da quel dì, ritrovando la Discovery nell'orbita di Giove 16 anni dopo 2001, facendo a cazzotti con un Dark Knight ormai lontanissimo dal suo predecessore Anni 80 o riassaggiando un Mars con il senno di poi.
In termini di copie vendute, sicuramente Before Watchmen sarà un successo epocale. In termini qualitativi, sarà sicuramente un salto di qualità rispetto alla scazzottata media. Ma è in termini filosofici che il colpo di marketing della DC Comics puzza. Perché trasforma una mitologia ben definita in un prodotto, realizzando i piani accennati da Adrian Veidt/Ozymandias nella miniserie originale e contraddicendo il senso del dolente affresco di Moore a prescindere. Un cortocircuito narrativo da cui nessuno può riuscire a scappare.
Nemmeno il più potente fra i super-eroi.
giovedì 2 febbraio 2012
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3 commenti:
capisco il tuo punto di vista.
Ma lasciami dire, che l'editoria in USA è un'industria.
Come tale è condotta da principi economici (e non è giusto ma sacro che sia così, altrimenti avremmo solo altri discoccupati), ed i principi economici spingono alla valorizzazione degli asset properietari.
Mi spiace ma non riesco a criticare la DC, non amo la filosofia con cui è stata portata avanti questa operazione di prequel, ma so che ogni bravo manager valorizza gli asset non perchè vuole un fatturato più alto per fare carriera, ma semplicemente perchè non vuole vedere i dipendenti per strada, ed ogni operazione che miri alla salvaguardia di un asset in questo periodo di crisi, è giusta.
Il fan che è in me piange alla notizia del prequel, il manager che è in me comprende e spera che sia l'operazione che aiuti la società DC ed i suoi dipendenti a vivere un giorno di più in questi anni di crisi nera.
Discorso sensato. Ma in qualche modo, già sottinteso nel post.
Provo però ad azzardarne un altro, sempre a proposito di asset. Invece di spremere quelli storici, non sarebbe ora di crearne di nuovi?
capisco cosa intendi, mi spiace non aver colto quanto intendevi nel tuo post e grazie di averlo esplicitato, ora mi è più chiaro.
quote: Invece di spremere quelli storici, non sarebbe ora di crearne di nuovi?
Se lo chiedi al fan che vive in me, la risposta e semplice: spero ogni giorno che la DC s'impegni per creare un nuovo capolavoro come Wacthmen.
se lo chiedi al manager che sono ogni mattina, in giacca cravatta e ufficio, beh la risposta è semplice, durante la crisi l'innovazione sperimentale ha fattori di rischio tali che è preferibile utilizzare asset "mucca" al fine di non dover sacrificare in caso di errore parte dell'organico della compagnia stessa.
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