giovedì 29 novembre 2012

Ciacci Amari

D'alfonso Bruno, classe terza C del liceo "Sting", ha finito le superiori della vita. Peccato, era un figo, con tutti quei disegnini dagli occhi a mezz'asta.

lunedì 26 novembre 2012

giovedì 22 novembre 2012

Il gabinetto del dottor Calegari

Lo scrive Luca Boschi sul suo blog, e vale la pena di rilanciare l'appello che parte da lì anche per merito del grande Ferruccio Giromini: Renzo Calegari è in una situazione umana ed economica infelicissima, ed è partita la corsa per assicurargli i benefici della legge Bacchelli. Una legge nata per concedere un vitalizio a tutti coloro che abbiano fatto qualcosa di grande per la cultura italiana. Calegari, nel suo piccolo, qualcosa di grande l'ha fatto, firmando buona parte della Storia del West di casa Bonelli, insieme a molte altre pagine illustri del fumetto pop italiano. Per dargli una mano basta poco, pochissimo, una firmetta e via. Tutte le info sul blog di Luca, o sul sito della Bonelli, dove è partita la campagna per questo piccolo, importante atto di giustizia redistributiva. E ovviamente, que viva Renzo!

mercoledì 21 novembre 2012

Con Chuck si vince

Qui in Messico le partite di Champions te le guardi in pausa pranzo, come da noi gli anticipi del sabato.
A parte questo, tutto come al solito: la Giuve gioca, la Giuve spreca, la Giuve ti fa stringere le chiappe. E hai visto mai: la Giuve vince. Segna pure Giovinco, nientemeno.
Piccola nota di colore sul Pirlo barbudo: sulla base di una molto presunta somiglianza con Chuck Norris, qui lo chiamano "el ranger de Turin". Aridatece Caressa.

martedì 20 novembre 2012

Batman e Joker a Guadalajara

Coincidenze: il logo dei taxi de sitio del capoluogo di Jalisco, e la simpatica mascotte di un mezzo pubblico. Poi dice che uno ci ha poche idee ma precise.



venerdì 16 novembre 2012

Guacamole

Intendiamoci: non è che prima mi riuscisse male, il guacamole.
Però i miei nuovi quarti di sangue nativo americano mi hanno trasformato in un gran sacerdote del prelibato antojito locale. La deliziosa cremazza verdolina che contende ai frijoles refritos il primo posto nella classifica latina delle robe buone da mangiare ormai mi viene talmente bene che posso prepararla a occhi chiusi. diffondere il verbo è praticamente un dovere morale.
Per fare un guacamole come si deve occorrono prima di tutto le avocado. Non la fuffa israeliana che ti rifilano nei supermercati, però. Meglio andare a caccia delle bombette peruviane tutto sapore che vendono nei negozietti di roba latinoamericana, o per chi sta a Milano al mercato comunale di piazza XXIV maggio, piccole, profumate e saponose. Servono mature, quasi fraciche, e con la buccia di un bel colore marrone scurissimo, quasi nero. Quantità: una a testa. Se il guaca è per uno, due avocado, che è meglio abbondare. Se è per due, due. Se e per tre, tre. E così via.
Poi, la cipolla. Poca ma giusta, meglio bianca ma se è rossa non è una tragedia. Per un piattino bello saporito basta un quarto di cipolla di grandezza media ogni due avocado. Di più è troppa e ammazza tutto il resto. Insieme alla cipolla tritiamo con la mezzaluna fino a ridurlo a purea un bel mazzetto di coriandolo fresco rimediato sempre in un negozio di cibi latinos. Niente prezzemolo: ci somiglia, ma come Giusy Ferreri a Amy Winehouse, a occhio siamo lì, ma timbro, fremiti ed estensione sono completamente diversi. Spiaccichiamo le avocado belle mature in una fondina con una forchetta, niente minipimer, fino a ottenere un impasto di consistenza grumosa e uniamo al tutto la purea di cipolla e coriandolo amalgamando bene. Diluiamo il tutto con il succo di mezzo lime e un cucchiaio di olio extravergine d'oliva, continuando a sgigotare il tutto bei tranquilli fino a ottenere una consistenza tipo purea di patate un po' lento. Una presina di sale e una spruzzatina di salsa piccante al peperoncino, meglio se originale messichese, completano il tutto.
Servire bello fresco, insieme a una quintalata di totopos, che noi animali da cortile senza cultura specifica chiamiamo volgarmente triangolini di mais, e il gioco è fatto: buen provecho, cabroncitos.
(e no, questa non è la prima lezione di "in cucina col Voglino". È solo la prova ontologica del fatto che l'ammmore passa sempre dalla porta della cucina. Anche quello paterno.

giovedì 15 novembre 2012

Compleanno complicato!

Oggi son quarantasette. A questo giro, niente feste, niente bagordi, niente giro di drink con gli amici di sempre, niente regali, che il regalo più bello e complicato di sempre ce
L'ho già in casa da un paio di settimane. Solo il silenzio, il tiepido sole novembrino del Jalisco e i rumori ovattati del mondo oltre le mura di cinta elettrificate delle Suites Lila. E sì, mi sento un po' in colpa per tutto questo. Ma alla fin della fiera, me lo sono sudato un compleanno così. Quindi, felicidades, e alla prossima.

lunedì 12 novembre 2012

Aces Weekly!

Che ci fanno David Lloyd, Phil Hester, Kyle Baker, Herb Trimpe e un sacco di altri autori di fumetti europei su un piccolo guscio di noce perso nel mare tempestoso della Rete? Un'impresa che è possibile ammirare anche dall'altra parte dell'oceano: "Aces Weekly", una nuova rivista digitale in vendita solo sull'omonimo sito Web. 128 pagine di roba da acquistare a scatola chiusa, al miserabile prezzo di 7,99 Euro a numero. I primi sono già in vendita: una ottima occasione per sostenere il fumetto digitale, e quello indipendente.
(e per chi si chiedesse come mai gli ultimi post sono un po' sciatterelli: non sono io, è la app di blogger che è disegnata così. Ovvero un po' ad
Minchiam rispetto alla Magica interfaccia cui mi ero ahimè acostumbrado. In caso, si accettano dritte su eventuali tutorial).

sabato 10 novembre 2012

E a proposito del Dia de los muertos...

...Non è che me n'ero dimenticato. È che ero troppo occupato con le scartoffie. In ogni caso, meglio
Muertos che mai:

giovedì 1 novembre 2012

Di nuovo in Messico

All'aereoporto di Linate, un intervistatore della Doxa ci intrattiene per una ventina di minuti con una ripassata veloce di letture bibliche.
All'aereoporto di Francoforte, subito prima di salire sull'intercontinentale per Mexico City, mi casca l'occhio sulla targhetta attaccata al bavero dell'hostess Lufthansa che ci controlla le carte d'imbarco. C'è scritto "G. Hell".
salgo sul 747 targato Tedeschia con il culo stretto come dopo una scorpacciata di limoni, convinto di essere finito in un mio personale reboot di Final Destination. Alla faccia dei presagi, la morte deve avere di meglio da fare, e ci lascia lì per le successive tredici ore a goderci le propaggini dell'uragano Sandy, tre-quattro brutti film visti nel modo peggiore, cioè sgranati su uno schermo da nove pollici, l'ordinatissimo e abbastanza orrido rancio Lufthansa e un gatto che da un trasportino tre file avanti alla mia miagola disperato per buona parte del viaggio.
Come da copione, non chiudo occhio.
Io e la Ele sbarchiamo in suolo messicano distrutti dalla stanchezza, alle quattro del mattino ora italiana. Persa una buona mezz'ora a identificare i nostri anonimi trolley in una ammucchiata di altri trolley altrettanto anonimi, saltiamo su un taxi de sitio scelto accuratamente fra i più cari di Città del Messico per andarcene in alberto a dormire per qualche ora. Stamattina, giro veloce di Plaza de la Constitucion, una puntata in Calle Moneda a fotografare qualche scheletro agghindato a festa, un'occhiata sguincia alla spianata del Templo Mayor e via, al volo, di nuovo all'aereoporto per schizzare a Gadalajara.
Dove arriviamo nel primo pomeriggio trovando una città molto americana nell'accezione migliore del termine: una spruzzata di gigantismo, una dose generosa di kitsch, molta vivacità. E una temperatura irreale intorno ai ventisette gradi. Che, insieme al pensiero di mia figlia, mi seduce definitivamente, convincendomi ad aggiungere una tacca al mio elenco di angoli del Messico che per un motivo o l'altro mi sono rimasti nel cuore.
Stasera, birra Modelo e tacos fantastici di lingua, di cotiche, di carne arrosto alla taqueria Providencia. Domani, finalmente, trasferimento in auto a un centinaio di chilometri da qui. E il primo incontro con la creatura. Ce ne sarà da raccontare.