venerdì 28 giugno 2013

Mi ricordo Guido Crepax

Il manifesto (anzi, la locandina)

Impossibile dimenticare Crepax. Anche solo per la piccola, preziosa reliquia che conservo a casa: una tavola pubblicata subito dopo la morte dui Superman, verso metà Anni 90, dove Valentina e il Kryptoniano compaiono fianco a fianco. In un certo senso, anche grazie a me medesimo, che nel mio piccolo ho avuto l'onore di fornire come reference al grande Guido qualche fumetto disegnato da Curt Swan. All'epoca, l'omaggio debitamente rimpicciolito e maltrattato dalla stampaccia rotocalco finì su Tv Sorrisi e canzoni, e poi anche sul numero di Penthouse Comics su cui usci una mia piccola intervista al nostro: ma posteriori, posso dire che sta meglio dove l'ho piazzato io, a pochi passi dal cuore.
Per vedere tavole altrettanto raffinate, nobili e maliziose si può fare un salto a Palazzo reale, dove Crepax aspetta tutti gli aficionados in una mostra davvero notevole. Di cui si parla su Nuvoletta rossa.

giovedì 27 giugno 2013

Paura e desiderio (ma più paura)

On bass, mister Saul Bass

Una novità assoluta, dritta dritta dal 1953: il primo film di Kubrick, restaurato dalla library of congress in tempo per la stagione estiva, e in programma in selected theatres a fine luglio. Fosse l'antipasto del grande rilancio di Kubrick, ci sarebbe da farsi le pippette, che l'ultima volta che ho visto 2001: Odissea nello spazio al cinema avevo quattro anni, e rivederlo sul grande schermo sarebbe una discreta libidine. Ma anche così, bicchiere mezzo pieno: perché a sentire le mosche bianche che hanno avuto la fortuna di vederlo, nel primo film realizzato dall'immenso Stanley dopo il debutto nei documentari ci sono tutti gli enzimi del Kubrick maturo da "Rapina a mano armata" a "Stranamore" a "Full Metal Jacket". Un film unico, per una serata unica, molto cineforum e un po' blasé, di quelle che poi segue dibbattito e cioècazzocompagni. Prego accomodarsi.


martedì 25 giugno 2013

Riccardo perso

Szock!

Il mio scrittore di fantascienza preferito con Vonnegut e Dick è asceso nell'alto dei cieli.
Senza astronave. E tutti titolano che Lui è leggenda. Che palle.

lunedì 24 giugno 2013

Dolce morte

Primavera di bellezza

Se n'è andato Gigi Rizzi, l'uomo che si spupacchiò Birggittebbardò. Beato lui.

sabato 22 giugno 2013

Green Power

Fresco di stampa (cola ancora inchiostro)

Batman ha abbracciato la deriva horror prefigurata già a metà Anni 90 da Doug Moench e Kelley Jones, e portata alle estreme conseguenze durante la attuale e discretamente sopravvalutata run di Snyder e Capullo.
Superman è il nuovo giocattolo di Grant "prendo un personaggio, e ci faccio lo stracazzaccio che mi pare" Morrison. E tanto basta.
Della Justice League di Geoff Johns e Jim Lee, tanto è ruffiana, non vale nemmeno la pena di parlarne.
Chi ci resta?
Centrato: la testata dedicata ad Hal Jordan e ai suoi pulotti intergalattici. Che si conferma come l'unica compagine del nuovo corso DC ad essere uscita in salute da The New 52. Tre testate - Quella storica, più Green Lantern Corps, più New Guardians, per 72 pagine mensili di fantascienza supereroistica (o supereroismi fantascientifici?) scritti e disegnati da Dio, con una attenzione e un amore per la saga dei guerrieri di smeraldo che conquista occhi e sinapsi al primo sguardo.
Vogliamoci bene e mettiamoci a leggere. Questo numero 13 è un ottimo punto di svolta: sotto la cover vagamente La Morte di Superman c'è più ciccia che nelle ultime annate dei Big Two. Ed è solo l'inizio -sempre che le vendite tengano.

giovedì 20 giugno 2013

Tony mesti

A schifio, finì


Se n'è andato un boss della famiglia HBO: goodbye a James Gandolfini, indimenticabile Tony Soprano.

mercoledì 19 giugno 2013

World War Z: anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano, ma poco poco, piano piano, come piace a noi

La frana

Novità, novità: gli zombie ce l'hanno con la gente che sta fisicamente alla grande, e scartano storpi, malaticci, imbriaconi e appestati vari, perché il virus zombico ci gradisce più sani più belli.
Ciò nonostante, con il suo metro e ottanta e rotti di sex appeal muscolare, Brad Pitt si sposta dagli States alla Corea all'Europa senza beccarsi nemmeno una leccatina distratta. Come Zerozerosette, il nostro eroe si intende un po' di tutto, dal tiro a segno alla politica internazionale alla medicina da campo alla guida sportiva di velivoli a motore. Il che, in un film di zombie, aiuta, ma non favorisce la sospensione dell'incredulità. Per mantenere un rating accettabile anche a ragazzini e sorcine di Brad Pitt, Forster riesce a non far schizzare neanche una singola goccia di sangue in due interminabili ore e venti di pellicola, riducendo i non morti a magma indistinto che formicola qua e là sullo sfondo senza metterci la faccia, che altrimenti la gente si impressiona e in più tocca spendere un botto di make-up. Citazioni scoperte da Aliens-Scontro Finale a 28 giorni dopo a La guerra dei mondi versione loffia con Tommaso Crociera a Io sono leggenda, che però era 100 volte meglio, e ho detto tutto. Finale aperto con vista su un sequel, l'unica trovata realmente spaventevole di tutto il film. Che, non si fosse ancora capito, è più loffio delle più loffie imitazioni dei film più loffi degli epigoni più loffi del peggior Aristide Massaccesi. Oh, poi non dite che non vi abbiamo avvertito.

Gionni di un grande passato

Vi sgarganerà le pirlènchiacchiere

Jac, Jac, fortissimamente Jac: dopo un periodo di relativo e immeritato e immeritato oscurantismo, il mai abbastanza rimpianto umorista di Termoli sta tornando a imporsi sugli scaffali con le sue storie più mature, quelle realizzate fra gli Anni 60 e gli anni 70. Fra le figate, anche i due romanzetti criminali realizzati dal nostro nel corso della sua breve e tormentata militanza sulle pagine di Linus. Come scrive Luca Boschi nell'intro a Gionni Peppe e Gionni Lupara, lo spettacolare hardcover Nicola Pesce Editore che riunisce sotto la stessa copertina le tonde parentesi sinistre dell'estremista di centro Jacovitti, era perfettamente logico che prima o poi il papà di Cocco Bill si ritrovasse gomito a gomito con Altan, Lunari, Chiappori & C. E chissà come sarebbe andata se i lettori della Rivista di fumetti e altro fossero stati al gioco. Ma le cose sono andate diversamente, con una brutta storia di censure e vignette pecettate che qualche annetto fa sarebbe sembrata anacronistica, e oggi purtroppo mica più tanto.
Diciannove e novanta euri spesi benissimo, stampati benissimo, curati come solo il Boschi sa fare: un bel pezzo di storia del fumetto da portarsi a casa senza pensarci due volte.

martedì 18 giugno 2013

sabato 15 giugno 2013

L'Uomo d'Acciaio, la recensione: mani ostili

Ah, i vecchi tempi

Doverosa premessa: personalmente, sono fra i tre pirla che hanno apprezzato anche Superman Returns. Sì, va be', la Bosworth era inguardabile, il grande piano di Lex Luthor sapeva di stantio e la sottotrama del super-figlio portava davvero troppo lontano dal canone. Però il carneade Brandon Routh indossava la calzamaglia con una certa cafona dignità. E il tema di Superman di John Williams, nonostante gli anni (luce), restava un bel sentire. Per stringere i bulloni di un possibile secondo episodio sarebbe bastato tagliare un po' di rami secchi e irrobustire un po' l'azione con qualche villain come Brainiac o Doomsday. Invece, si sa com'è andata: incassi non male ma inferiori alle attese. Qualche critica malevola nei confronti del taglio sentimentale di Bryan Singer. Scarso potenziale "toyetic". E quell'annosa questioncella della paternità del personaggio, scippato a Siegel & Shuster per un piatto di lenticchie, e rivendicato dagli eredi con veemenza degna di ogni icona planetaria. Per non parlare del Dark Knight di Nolan, quella sì una killer application in grado di imporsi al cinema, nei videogame o sulle scatole di cereali, alla faccia di qualunque altro eroe, fosse pure il capostipite della specie.
Insomma, non c'è da sorprendersi se fra quel Superman e questo sia trascorso quasi un decennio.
E tanto per chiarirlo subito: al contrario di ReturnsL'Uomo d'Acciaio è perfettamente in linea con lo spirito dei tempi, l'ennesima metafora di un'epoca perennemente in bilico fra disincanto e repressione. Un Superman disposto a rompere con il suo passato di boy scout suggellando due ore e venti di romanzo di formazione muscolare con un bello schiaffone a tutti gli hardcore fan. Chi ha ancora impressi nelle retine i tirabaci lucidi di brillantina di Curt Swan, le atmosfere consolatorie dei vecchi albi Cenisio e lo sguardo da bravo ragazzo di Chris Reeve lasci ogni speranza alla cassa del multiplex: questo Superman è quello desaturato del nuovo corso DC, non solo il Man of Steel di John Byrne, ma anche e soprattutto quello di saghe come Nuovo Krypton e Grounded.
Al sodo: funziona, il Superman grim and gritty del nuovo millennio?
Nonostante i 170 milioni di dollari di budget, sì e no. Per chi ha la tendenza a vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto, più no che sì.
Intendiamoci. Come macchina da spettacolo, il film fa il suo dovere. Un plot efficace, con i flashback a cucire insieme la mappazza necessaria ma irrimediabilmente dejà vu della origin story più raccontata dopo quella di Gesù Cristo. Una caratterizzazione dei personaggi esile ma accettabile, vista l'ampiezza del cast. Cgi a tonnellate, ma usata con razionalità, almeno fino allo showdown finale fra kryptoniani buoni e cattivi. E last but not least, un arco narrativo dignitoso - anche se poi, chissà perché, i guai di Metropolis sono sempre una questione immobiliare.
Da un punto di vista visuale, libero dall'obbligo della messa in scena pedissequa dei panel di Frank Miller o Dave Gibbons, Zack Snyder compensa la propria mancanza di personalità con un esercizio di taglia e cuci pop: scorci oleografici stile Terrence Malick, citazioni da Alex Raymond e Jack Kirby, un battesimo dell'aria molto Richard Donner, panoramiche epiche prese di pacca da Ridley Scott e Peter Jackson, orifizi biomeccanici già esplorati da Hans Rudi Giger, la tensione esasperata di Chris Nolan, il catastrofismo finto amatoriale di Matt Reeves... Molta tecnica, un certo humour (volontario?) nella giustapposizione di generi e suggestioni alte e basse e il mestiere affinato in un decennio di cinema ad alto budget. Ma anche quello che è il vero buco nero del film: il più totale disinteresse nei confronti del valore aggiunto del personaggio. La sua umanità.
Come tutti i precedenti superuomini di Snyder, questo Superman è un barbaro digitale fatto solo per menare le mani. Un character piatto, sbrigativo, troppo irrequieto e frenetico per offrire al pubblico respiro epico o autentici slanci emotivi, privo dei tormenti ingenui in cui il "vecchio" Superman tendeva a smarrirsi, e che il nuovo Superman liquida con la fine dell'infanzia per votarsi alla filosofia burina e molto attuale del chi mena per primo, mena du' vorte.
Probabilmente, visti i valori produttivi e il physique du role di Henry Cavill, Man of Steel farà palate di quattrini, rilancerà il franchise, aprirà a una nuova, luminosa (oscura) era di pellicole ispirate ai fumetti DC.
Ma se quando si riaccendono le luci in sala i ragazzini presenti hanno lo sguardo smarrito e se ne stanno abbarbicati alle braccia di mammà, forse un problema c'è: perché stringi stringi, Superman dovrebbe piacere a loro. Non agli scribacchini che a tarda sera sciamano fuori dall'Odeon con lo sguardo a mezz'asta di chi ormai le ha viste tutte, e ai propri sogni ha rinunciato da un pezzo.

venerdì 14 giugno 2013

Da Paperopoli a Melville

Mari amari


Sembra il nome di una città, Melville. E invece, è (stato) l'autore di quel capolavoro della letteratura d'evasione che risponde al nome di Moby Dick. Questa settimana, la storia della balena bianca rivive sulle pagine del Topolicchio nazionale: sotto questa copertina della madonna, un giovane papero coraggioso e un po' ingenuo si imbarca sulla baleniera di un vecchio papero tirchio e arcigno. Il resto è grande avventura, servita da un team creativo in grande spolvero formato da Francesco Artibani e Paolo Mottura. Continua e finisce sul prossimo Topolino, in edicola mercoledì 19: anche se il numero 3.000 è bello che perso, è il caso di precipitarsi in edicola.

giovedì 13 giugno 2013

Dormammu preoccupati

Mioddìo, è pieno di stelle!

È in edicola che aspetta, il Dottor Strano. Quello vero, Ditkoso, fitto fitto e pieno di parole arcane che però non puntano ar cane, ma al cuoricione rosso fuego di Enne Enne, the Nostalgic Nerd. Robba psichedelica di brutto, soprattutto considerando che il buon Stevie era strafattissimo di suo, apparentemente senza additivi psicotropi di sorta ma ripieno solo della sua strabordante creatività, e Stan Lee era ancora capace di qualche bella intuizione, es. lasciare ampio spazio agli autori salvo poi prendersi buona parte del merito, d'altronde così fan tutti, anche i fan. Chi non compra questo albo, il precedente e i successivi due ha seri problemi di buon gusto, chiami Enzo Miccio e se la risolva così. Noi veri intenditori i Panini ci piacciono di più imbottiti di ciccia artigianale ben stagionata, che salvo poche eccezioni quella fresca sa di plasticaccia. A buon intenditor, poche parole.

Cro Cro Crossover!


Mi ricordo Portobello perché se ne vanno sempre i migliori. Come Giancarlo Nicotra, regista di televisioni più borghesi e democriste, ma anche molto meno cialtrone di quelle degli Amici di Maria e/o affini. Piange commosso tutto il passo del Turchino.

lunedì 10 giugno 2013

Ci ha scritto Giocondo


Zoroastro, passami le cartine

Stasera ore ventuno e cinquanta su Fox, ultimo giro di canne con Da Vinci's Demons, la serie che in confronto Spartacus sembra una roba di Ermanno Olmi. Preoccupati? Caaalma. Il Da Vinci zoolanderato col giubbottino da Fonzie rinascimentale, il broncetto frocetto e il tremito creativo nella manina morta illuminerà il nostro 2014 con altre nuove sconvolgenti rivelazioni tipo l'invenzione del cinema, il famoso tenax rinascimentale o Lorenzo De Medici ciapponato in una roggia a tot km di distanza dalla realtà storica. Chi se ne frega: Tom Riley e David S. Goyer fanno ridere. E lo humour involontario fa un sacco di differenza. Prossima stagione, in arrivo fra un annetto, con due new entry di tutto rispetto alla sceneggiatura: Johnathan Hickman (The Avengers) e Matt Fraction (Casanova). Divertimento assicurato. Finché regge l'ambiguo sorriso giocondo di cui sopra.

sabato 8 giugno 2013

Glu glu glu



Da oggi, Esther Williams volteggia nello Stige. La sepoltura in mare sarebbe di rigore, ma non sottilizziamo.

Valentina a corte



Mostra da sogno (erotico) quella realizzata a quattro mani da Archivio Crepax presso il Palazzo reale di Milano dal 20 giugno al 15 settembre: trattasi della prima, grande personale dedicata al papà di Valentina, Bianca, Anita e altre icone del fumetto sexy-cerebrale colto degli Anni 60 e 70. Ma oltre ai fumetti, immortalati in decine di favolosi e impattanti frattali king-size, la mostra esplora anche il lato meno appariscente della personalità dell'artista scomparso nel 2003: quella di testimonial pubblicitario, cover artist e grafico a 360°. Per i dettagli, basta cliccare qui. Buona lustrata d'occhi debitamente feticisti per via di contenente e contenuto: in fatto di cene eleganti, non sono tutti uguali.

giovedì 6 giugno 2013

Un grande ritorno




Dal vocabolario Ugh, per parlare come gli indiani (metrfopolitani?), alle istruzioni per costruire un cervo volante o un pentolino d'emergenza con un foglio di carta, fino al prontuario dei nodi o alla mappa completa delle costellazioni. E poi, le magnifiche illustrazioni del miglior Gian Battista Carpi, quelle sciorinate dalle mani del Maestro alla fine degli Anni 60. Il Manuale delle Giovani Marmotte è uno di quei libri che vale la pena di tenere sempre a portata, che ci sia in casa un aspirante esploratore o qualcuno che almeno una volta nella vita ha sognato di diventarlo. Per i più sedentari, al Corrierone hanno pensato bene di rieditare anche il Manuale di Nonna Papera, altro best-seller di quando noi del baby boom si portavano i giornaletti corti. La formidabile accoppiata è in edicola da sabato 8 giugno. Alè.

Videoburrito molto intimo



La arrolladora banda el limon mostra al gentile pubblico come lavarsi e cavarsi certi denti.

martedì 4 giugno 2013

Mi ricordo l'alto evoluzionario

Er mejo taco giallorosso

Nella fighissima versione del fighissimo Gil Kane.

Gastronauti

Mi stai diludendo, vuoi che muoro?

Come i pranzi delle feste comandate, Star Trek into Darkness è una litania di portate una più ricca e pesante dell'altra. Cocktail di Klingon, siluri fotonici all'arrabbiata, pianeti al cartoccio, gnoccolone al sugo, mousse di amicizia virile, Tiramisù, tiramiggiù.
Sfiga vuole che la ricorrenza sia sempre quella un tantino stucchevole dell'11 settembre 2001, ancorché ricicciato in versione futuribile, e il tutto servito alla bruttodìo, senza pause né respiro né sacrosante fumatine fra una botta di carboidrati besciamellati e l'altra: e visto il servizio diciamo un po' frettoloso offerto dagli sceneggiatori Roberto Orci, Alex Kurtzman e Damon Lindelof, che sbrigata l'incombenza di presentare la nuova gestione al pubblico nel capitolo precedente dedicano ai personaggi solo un paio di ruttini svogliati, la mappazza sopravviene sul prestino, verso metà dell'abbuffata.
Sopraffatti dai condimenti, dalle spezie, dalle salsine digitali e dall'accompagnamento un tantino insistente di Michael Giacchino, che gira sviolinando fra i tavoli col piattino in mano, ci si abbiocca volentieri. E nel sonno bulimico del nuovo cinema de suore e de menà, si sognano le care buone vecchie cose di una volta: tipo un arco narrativo decente, con un intreccio, uno scioglimento, una catarsi, dei personaggi più croccanti, e l'approccio più leggero, stuzzicante e sostanzioso del capitolo precedente. Dopo quel piccolo gioiello di cinema ragazzino di "Super 8", una mezza delusione, mitigata solo dagli equilibrismi registici di Abrams. Che però, pure quelli, alla lunga.
La speranza è che alla cantina di "Star Wars" Disney e Lucasfilm gli offrano sceneggiatori migliori: altrimenti,

boh.

lunedì 3 giugno 2013

All that jazz

Piove, governo Letta

Lester Young, Duke Ellington, Charles Mingus, Bud Powell, Thelonius Monk, e soprattutto Chet Baker, che nelle sue note tirate in un soffio evoca "La bellezza di una donna che sta per piangere, quando la bellezza trabocca dal viso come acqua da un bicchiere": c'è tutto il miglior jazz in Natura morta con custodia di sax, uscito in italia all'inizio degli Anni novanta come una meteora e appena ristampato da Einaudi. Non un classico imperdibile, ma un godibile esercizio di stile costruito intorno alle immagini e ai virtuosismi di un'epoca che oggi sembra ovattata e lontanissima. Da leggere, preferibilmente aspettando una sera d'autunno, magari con l'accompagnamento di un disco adatto o di due dita di ottimo whisky: personalmente, visto che il Jack Daniel's fa schifo, consiglio un Talisker, un Hoban o un Lagavulin. Ma poi, i gusti son gusti.