martedì 4 giugno 2013

Gastronauti

Mi stai diludendo, vuoi che muoro?

Come i pranzi delle feste comandate, Star Trek into Darkness è una litania di portate una più ricca e pesante dell'altra. Cocktail di Klingon, siluri fotonici all'arrabbiata, pianeti al cartoccio, gnoccolone al sugo, mousse di amicizia virile, Tiramisù, tiramiggiù.
Sfiga vuole che la ricorrenza sia sempre quella un tantino stucchevole dell'11 settembre 2001, ancorché ricicciato in versione futuribile, e il tutto servito alla bruttodìo, senza pause né respiro né sacrosante fumatine fra una botta di carboidrati besciamellati e l'altra: e visto il servizio diciamo un po' frettoloso offerto dagli sceneggiatori Roberto Orci, Alex Kurtzman e Damon Lindelof, che sbrigata l'incombenza di presentare la nuova gestione al pubblico nel capitolo precedente dedicano ai personaggi solo un paio di ruttini svogliati, la mappazza sopravviene sul prestino, verso metà dell'abbuffata.
Sopraffatti dai condimenti, dalle spezie, dalle salsine digitali e dall'accompagnamento un tantino insistente di Michael Giacchino, che gira sviolinando fra i tavoli col piattino in mano, ci si abbiocca volentieri. E nel sonno bulimico del nuovo cinema de suore e de menà, si sognano le care buone vecchie cose di una volta: tipo un arco narrativo decente, con un intreccio, uno scioglimento, una catarsi, dei personaggi più croccanti, e l'approccio più leggero, stuzzicante e sostanzioso del capitolo precedente. Dopo quel piccolo gioiello di cinema ragazzino di "Super 8", una mezza delusione, mitigata solo dagli equilibrismi registici di Abrams. Che però, pure quelli, alla lunga.
La speranza è che alla cantina di "Star Wars" Disney e Lucasfilm gli offrano sceneggiatori migliori: altrimenti,

boh.

Nessun commento: