Quando uno pensa ai sapori dell'infanzia, è roba di languori e madeleinette proustiane e ratatouille alla Antoine Ego.
Io, quando penso ai sapori dell'infanzia, mi vengono in mente i Pain Croûte.
Quei biscotti Lazzaroni che spiegano benissimo perché in inglese Pain voglia dire dolore. E che per disgrazia, quand'ero piccolo, piacevano un casino alla mia mamma, perché più sani e più belli dei Gran Turchese i Bucaneve gli Oro Saiwa i Pavesini e insomma di tutti gli altri biscotti in circolaz. durante gli Anni del boom.
All'epoca, le cene a caffelatte e gallette erano un rito irrinunciabile. E l'eucarestia prevedeva perlomeno una formella di questi schifi marroncini durissimi, sabbiosi, che con burro & marmellata offrivano la stessa piacevole consistenza di mattonelle in grès porcellanato, ma appena pucciati nel latte si sfrappolavano tempo zero in una orrenda fanghiglia che ti pareva di berti il Gange con tutti i suoi affluenti più influenti.
Appena giunto all'età della ragione, ho svoltato verso altro. Però, nel frattempo, ne avevo mangiati di Pain Croûte!
Oggi che sono finelmente un uomo di mondo pasteggio a Galbusera. Il che mi ricorda anche Magogì, simpatico testiomonial Anni 80 della ditta omonima: un terzo Zerofolle, un terzo Joker, un terzo Ronald McDonald, più scorzetta di purissima coglioneria. Se qualcuno avesse assassinato la coppia creativa che gli ha dato vita, godrebbe di tutto il mio plauso. Bon appetit.
mercoledì 29 febbraio 2012
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