martedì 24 maggio 2011
Quarantotto
Esaurito il ciclo di Nuovo Krypton, con un irriconoscibile James Robinson alla chitarra e voce, con questo numero 48 Superman mensile riprende quota. Se sia vera gloria, non è ancora dato saperlo: però La guerra dei Supermen comincia consumando in una autentica esplosione planetaria il fiacco mcguffin di Krypton Bis, e lascia il lettore appeso a un cliffhanger come non se ne vedevano da quel dì. I disegni sembrano sempre eseguiti da una fotocopiatrice senza guizzi né languori né autentica voglia di graffiare, non dico da rimpiangere Kirby o Byrne ma anche imbrattacarte come Jon Bogdanove. Però, almeno, sono funzionali alla storia e non stancano l'occhio. Gradevole space opera de suore e de mena', e buon punto di partenza/ripartenza per chi non legge Nembo Kid da un po'. Su, su e via. Tutti a votare G. Pisapia.
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3 commenti:
Tante teste eccetera. Eddie Barrows è un Trevor Hairshine con una grammatica e sintassi di tratto con parecchi margini di miglioramento. Tratto ideale per i Giovani Titani - il suo Kid Eternity era sospeso tra Wundarr e Mister Fantasy - forse meno per Supes.
Non condivido la cosa dello imbrattacarte - se devo pescare a caso nella mia memoria dei titoli che, dal punto di vista del segno, compongono anni novanta nei quali mi piace tornare, sforno:
1) Starslammers di Simonson
2) Wolverine di Silvestri/Green
3) Spider-man 2099 di Leonardi/Williamson
4) Prime di Breyfogle
5) Supes di Bogdanove/Janke
Non è una classifica, il cinque vale l'uno.
Tratto nervoso al confine con il grafismo, spesso in un layout indiavolato.
Se donna Mor avesse chiesto a Bog/Janke un manifesto in cui era un clone della ''loro '' Big Barda, sei punti di differenza sarebbero stati coperti alla velocità della luce. Per fortuna, Jon è altrove a fare altro.
Ora che ci penso, Pisapia è uno dei responsabili del progetto Cadmus disegnato da Simonson, ma con i capelli color caramella mu.
Oppure il Punisher di Andru.
O il cattivo di American Flagg / Hard Times.
O lo Human Target di Irv Norvick.
O il Daredevil di Bob Brown.
Con Big Barda non ci sarebbe stata partita, ma la storia non è un budino di se e ma.
Ora che ci penso Pisapia sembra il papà distinto di quel tamarro di Nic Cage che era in lizza, qualche anno fa, per il ruolo di Supes.
Un Supes disegnato da un Bill Sienkiewicz prima maniera, quello del Moon Night adamsiano in coda allo Hulk Magazine.
Una idea per Jim Robinson - chitarra e voce da accordare - nel caso intenda dedicarsi ancora all'uomo d'acciaio: un elseworld con Tom Hanks ed il nipote di Coppola che sono solo gli ospiti del solito megamind alieno che vuole conquistare la Terra. Tricox è un nanoprocessore che vive in un toupet hi-tech che i due attori si passano come una staffetta. Purtroppo un fan di Dylan Dog è talmente furibondo con Brandon Routh da decidere di bruciargli ( ''ho anch' io la vista calorifica ! '' ) quello che crede il suo parrucchino. Tricox si spegne durante la lavorazione de Il Simbolo Perduto. Ron Howard e Dan Brown modificano lo script così che Bob Langdon sia costretto a travestirsi da King Mob per infiltrarsi in una setta di massoni che ritengono l'obelisco di Washington sia l'indice di Odino. Morrison prende la palla al balzo per accusare la DC di scippargli le idee ed esce, sbattendo la porta.
Il giorno dopo sta scrivendo una mini indipendente su di un team di lottatrici nel fango che prosperano vendendo le foto delle
pareti della palestra coperte di schizzi. La nuova frontiera dell'arte informale.
Matite e chine di Bogdanove/Janke.
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