Da quando nella mia bocciofila sono servite le brioches salate - rare a Milano, conosco un tizio che dona il sangue all'AVIS sotto vari eteronimi perchè ne è ghiotto - si incontra gente interessante: un ex farmacista virtuoso del bilancino ed ex cover agent della controinformazione sotto uno dei governi Andreotti mi ha detto che Peter Gabriel è stato ucciso da uno dei due giudici di Giochi Senza Frontiere ( massone militante e M.I.B. ) che non aveva gradito la nota considerazione if looks could kill/they probably will in games without frontiers /war without tears. Da allora l'ex Genesis è impersonato, a turno, da Giorgio Faletti e da Paulo Coelho - fratelli muratori devoti e sosia dell'autore di Shock the monkey. Questo spiega il calo di alcune performance - l'autore di Io Uccido è un singer, tra le altre cose, ma lo scrittore new age canta solo sotto doccia. Una curiosità : Phil Collins si era accorto che il suo vecchio amico era cambiato - ha indagato, è stato eliminato e sostituito da Bob Hoskins, ma nessuno se ne è accorto, sebbene qualche fans rumoreggi quando Phil non vuole intonare Mama nei concerti - Bob la trova troppo tiroidea per un macho del suo tonnellaggio. Peccato.
Data la mia venerazione per Gabriel, avrei fatto carte false per comprendere e apprezzare. Ma il risultato finale mi ha lasciato molto, molto perplesso. D'accordo, i modelli originali erano forse inarrivabili: ma a mio modesto parere, gli arrangiamenti destutturati hanno tolto fiato a molti brani -in primis, quelli di Simon e dei Radiohead. Occasione persa o capolavoro ostico? Ci penserò quando lo rimettero su. Fra due o tremila anni. Nel genere, comunque, molto più cuore e più ottani in "Less=More" dei Marillion.
Vabbe', vengo a giocare fuori casa: il disco è sì un po' ripetitivo, ed è una sensazione che nasce da quel tipo lì di arrangiamenti, però non mi pare un disco sbagliato. The Book of Love è decisamente sopra tutte le altre canzoni.
@ Alessandro: dopo aver sentito "SMB", per tirarmi su, sono andato a recuperarmi "Peter Gabriel III" e "Peter Gabriel IV". A vent'anni dall'uscita, i vecchi dischi di Pietruzzo nostro suonano ancora benissimo: belle idee, begli arrangiamenti, produzione scintillante, e un progetto sonoro impeccabile per rigore e coerenza. Da lì in poi, pur mantenendo una padronanza del mezzo fenomenale, Gabriel ha alternato derive pop un po' di maniera e pure e semplici masturbazioni mentali. Due esempi: "The Barry Williams Show", ennesima riproposizione di sapori e odori già sperimentati a metà Anni 80 con "Sledgehammer", e "Ovo". SMB, secondo me, rientra nel campo delle masturbazioni mentali. Che trovo assolutamente legittime, per un artista che non ha più nulla da dimostrare da un punto di vista artistico e commerciale. Come trovo legittimo dire che il disco è pallosetto anzichenò: visti i tempi di realizzazione e le forze in campo, la sensaz. è che la montagna abbia partorito il topolino. Poi ci sarebbe la teoria secondo cui io non capisco un cazzo di musica. Ma dal momento che ne so a pacchi, mi rifiuto di crederci.
Personalmente lo trovo un ottimo album, ma probabilmente perche' ho un orecchio molto abituato alle sonorita' classiche e sinfoniche, logico che non e' il Peter Gabriel delle ultime uscite o quello delle sonorita' delle world music...
Ma secondo me, anche abbastanza opinabile sul piano della validità, se paragonato ad analoghi esperimenti di, che so, Pat Metheny, David Sylvian o Mark Hollis, molto a loro agio in ambiti di sintesi estrema.
Qui, l'ansia decostruttivista di Gabriel, Ezrin e Metcalfe ha scardinato completamente le melodie originali, svuotandole di ogni forma e colore. Il risultato è un esercizio di stile un po' fine a se stesso, e molto meno compatto e coerente dei vari Missouri Sky, Secrets of the Beehive e compagnia bella.
Un disco molto curato e piuttosto estenuante. O, come dicevo scherzando, una sontuosa rottura di palle.
8 commenti:
Da quando nella mia bocciofila sono servite le brioches salate - rare a Milano, conosco un tizio che dona il sangue all'AVIS sotto vari eteronimi perchè ne è ghiotto - si incontra gente interessante: un ex farmacista virtuoso del bilancino ed ex cover agent della controinformazione sotto uno dei governi Andreotti mi ha detto che Peter Gabriel è stato ucciso da uno dei due giudici di Giochi Senza Frontiere ( massone militante e M.I.B. ) che non aveva gradito la nota considerazione if looks could kill/they probably will in games without frontiers /war without tears.
Da allora l'ex Genesis è impersonato, a turno, da Giorgio Faletti e da Paulo Coelho - fratelli muratori devoti e sosia dell'autore di Shock the monkey. Questo spiega il calo di alcune performance - l'autore di Io Uccido è un singer, tra le altre cose, ma lo scrittore new age canta solo sotto doccia.
Una curiosità : Phil Collins si era accorto che il suo vecchio amico era cambiato - ha indagato, è stato eliminato e sostituito da Bob Hoskins, ma nessuno se ne è accorto, sebbene qualche fans rumoreggi quando Phil non vuole intonare Mama nei concerti - Bob la trova troppo tiroidea per un macho del suo tonnellaggio. Peccato.
...effettivamente è un disco che traccia un solco profondo...
tra chi capisce e comprende la musica (e le parole) e chi no..
Data la mia venerazione per Gabriel, avrei fatto carte false per comprendere e apprezzare.
Ma il risultato finale mi ha lasciato molto, molto perplesso.
D'accordo, i modelli originali erano forse inarrivabili: ma a mio modesto parere, gli arrangiamenti destutturati hanno tolto fiato a molti brani -in primis, quelli di Simon e dei Radiohead.
Occasione persa o capolavoro ostico?
Ci penserò quando lo rimettero su.
Fra due o tremila anni.
Nel genere, comunque, molto più cuore e più ottani in "Less=More" dei Marillion.
Facile sparare. Più difficile centrare il bersaglio, soprattutto se privi di argomentazioni.
Vabbe', vengo a giocare fuori casa: il disco è sì un po' ripetitivo, ed è una sensazione che nasce da quel tipo lì di arrangiamenti, però non mi pare un disco sbagliato. The Book of Love è decisamente sopra tutte le altre canzoni.
@ Alessandro: dopo aver sentito "SMB", per tirarmi su, sono andato a recuperarmi "Peter Gabriel III" e "Peter Gabriel IV". A vent'anni dall'uscita, i vecchi dischi di Pietruzzo nostro suonano ancora benissimo: belle idee, begli arrangiamenti, produzione scintillante, e un progetto sonoro impeccabile per rigore e coerenza.
Da lì in poi, pur mantenendo una padronanza del mezzo fenomenale, Gabriel ha alternato derive pop un po' di maniera e pure e semplici masturbazioni mentali. Due esempi: "The Barry Williams Show", ennesima riproposizione di sapori e odori già sperimentati a metà Anni 80 con "Sledgehammer", e "Ovo".
SMB, secondo me, rientra nel campo delle masturbazioni mentali.
Che trovo assolutamente legittime, per un artista che non ha più nulla da dimostrare da un punto di vista artistico e commerciale.
Come trovo legittimo dire che il disco è pallosetto anzichenò: visti i tempi di realizzazione e le forze in campo, la sensaz. è che la montagna abbia partorito il topolino.
Poi ci sarebbe la teoria secondo cui io non capisco un cazzo di musica.
Ma dal momento che ne so a pacchi, mi rifiuto di crederci.
Personalmente lo trovo un ottimo album, ma probabilmente perche' ho un orecchio molto abituato alle sonorita' classiche e sinfoniche, logico che non e' il Peter Gabriel delle ultime uscite o quello delle sonorita' delle world music...
Bello e ostico.
GG
Ostico, sì.
Ma secondo me, anche abbastanza opinabile sul piano della validità, se paragonato ad analoghi esperimenti di, che so, Pat Metheny, David Sylvian o Mark Hollis, molto a loro agio in ambiti di sintesi estrema.
Qui, l'ansia decostruttivista di Gabriel, Ezrin e Metcalfe ha scardinato completamente le melodie originali, svuotandole di ogni forma e colore. Il risultato è un esercizio di stile un po' fine a se stesso, e molto meno compatto e coerente dei vari Missouri Sky, Secrets of the Beehive e compagnia bella.
Un disco molto curato e piuttosto estenuante.
O, come dicevo scherzando, una sontuosa rottura di palle.
Posta un commento