Lo disse uno che di autoritarismo ne capiva, Hermann Goering: "La storia la scrivono i vincitori". Ci ho pensato leggendo l'editoriale di Alex Bottero sull'ultima bruttura di Frank Miller. Il Botterone sostiene che Holy Terror vada considerato come un'invettiva a fumetti, "uno sfogo non mediato di un americano che scrive e disegna meglio di me", e che sia stata boicottato da certa critica a prescindere per fighettismo di sinistra. Una tesi ottimamente argomentata attraverso l'esegesi puntuale del volume. Resta però un fatto che Bottero non prova nemmeno a contestare e che mina l'arringa alla radice: cioè gli omissis che Miller semina disinvoltamente nel fumetto, riducendolo a una manganellata mediatica buona solo per buzzurroni senza la minima capacità di interpretazione dei giornalini e del mondo che ci gira intorno.
Perché sì, si può essere filoamericani fino al midollo. Ma se si legge la lotta al terrorismo islamico dimenticando le centinaia di migliaia di morti ammazzati seminati dalle guerre umanitarie degli Stati Uniti in tutto il globo, il sostegno economico offerto a figuri come Osama Bin Laden durante gli anni 80, o l'endorsement di Washington a un regime autoritario come quello saudita si ottiene un risultato grottesco. Proprio come Miller, che ormai è l'ombra del vigoroso anarcofascista che in tempi ormai lontani partorì Il ritorno del Cavaliere Oscuro. E oggi, ridotto a mesta caricatura di se stesso, tenta di ricavarsi un posto a destra di Newt Gingrich e soci latrando contro ogni sinistrorso reale o presunto puttanate - pardon: invettive - fra John Wayne e Calderoli. Che la storia la scrivano i vincitori, va bene: Ma perlomeno, vivaddio, che ripassino un po' di congiuntivi, prima.
domenica 27 novembre 2011
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