martedì 10 marzo 2009

Mexico City Blues


Per tipo due terzi "La Perdida" sembra un classico romanzo di formazione, con la protagonista che scoprendo el verdadero Mexico smaltisce un po' di puzzetta sotto il naso scopre se stessa e diventa più figa sgamata consapevole eccecc.
Una roba tipo Blankets, insomma, ma senza l'afflato mistico.
Quando però ti sei messo comodo, Jessica Abel fa una bella inversione a "U" e l'educazione sentimentale sfocia in una storia tesa molto Alpha Dog. Un mix di grettezza ingenuità crudeltà mentale razzismo all'incontrario che racconta lo spirito locale della Terra dell'aquila e del serpente molto meglio di qualsiasi indice "Dangers & Annoyances" da guida turistica.
E dimostra una volta di più che quella del "Distrito Federal", come tutti chiamano Mexico City, è una realtà ambigua, ingannevole, contraddittoria. Una realtà che forse trova il suo maggior fascino proprio nella sottile inquietudine che la pervade, e che a seconda delle occasioni sa renderla accogliente, suggestiva, o totalmente degradata.

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