La sceneggiatura,con tutti quei flashback e quelle voci fuori campo, è didascalica fino alla pedanteria. E poi, il tono: troppi birignao per un film drammatico, troppe lacrime per una commedia avventurosa, troppe domande per una pellicola per ragazzi, troppi leziosismi per un film a tutto testosterone. A parte queste pippe cinebrivido, però, "Life of Pi" funziona: per la essenzialità molto hemingwayana del plot tratto dal romanzo di Yann Martell. Per un paio di digressioni non banali sul divino. E per quella manciata di sequenze alla marinara che scongelano i peli ascellari ormai intirizziti dal gelido inverno, brrr. Per fare un salaam felino che si rispetti, ci vuole altro. Ma Esso, il tigre nel motore, ci ha sempre il suo bel perché.
giovedì 3 gennaio 2013
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3 commenti:
Non ho ancora visto il film, ma un titolo come "Life of Pi" mi incuriosisce. Da quello che capisco del post - Un tigre nel motore/ troppi birignao /un film a tutto testosterone/ essenzialità molto hemingwayana - è l'atteso Year One di Thomas Magnum.
La fotina con l'attore scelto per essere un giovane Selleck è evocativa: prima del Vietnam, prima della fase private eye, il ns era uno zuzzerellone che sperimentava, sulla spiaggia con gli amici e la chitarra in modalità Bisio, le sostanze blandamente psicotrope che gli fecero sognare Tina Lattanzi. La doppiatrice della diva Garbo gli predisse una vita hard boiled, ma con il garbo anni ottanta ( non il David Bowie nostrano ndr ) che a Los Angeles ed ai fedora preferisce la camicia a fiori sgargianti ed il cocktail con tanta frutta e la Ferrari pre Cars. Da vedere. Prima o poi Crepascolino andrà in montagna con i nonni: il "suo " massimo di nostalgia canaglia è tutto per i bei tempi di Shrek Due. Giovani, pfui.
Mi ricordo Garbo. A Berlino che giorno è?
Ieri se lo chiedeva Garbo, oggi gli risponderebbe Monti.
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