Nome scientifico: Pachyrhizus erosus.
Nome comune: patata messicana.
Nome de noantri: 'O rapanellone.
Trattasi di un tubero grosso più o meno come un pugno, dalla consistenza vagamente contundente. Pelarlo come si fa con le patate, proprio no: meglio limitarsi a scalzare la scorza dal picciolo con un coltello ben affilato, e tirarla via a striscioline, un po' come con i gambi di carciofo.
La polpa è bianca latte, duretta e granulosa come quella di una pera acerba, e ha un gusto terroso, proprio come il rapanello. Solo che è bella dolcina.
Una volta sbiottato, il jicama va tagliato in cubetti e degustato bello fresco. Vien buono solo soletto con un po' di Chile dulce, o dentro una macedonia. È un tipetto resistente: quello nella foto è rimasto in frigo per una settimana senza fare neanche un plisset. Buonissimo.
Ora che sappiamo tutto del jicama, non resta che una domanda: al ritorno in Italia, ormai definitivamente scimmiato con 'ste robe messiche, dove cazzo lo vado a pigliare? Ah, saperlo.
(per la foto del jicama pronto all'uso, c'è Twitter: @AVSL1965. Buen provecho.)
venerdì 4 gennaio 2013
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