venerdì 18 gennaio 2013

Il carretto passava e quell'uomo gridava

Gelati mexican style. Un mondo a parte, in un Paese in cui il gelato vien buono anche l'inverno, perché alle nostre latitudini il tempo è clemente, e mastella di brutto. Coni e paletas, entonces, vanno sempre via come il pane. Zompiamo a pie' pari la robaccia della Unilever, che qui sfoggia lo stesso cuore stilizzato della Algida, solo con un nome diverso, Holanda (del resto, noi buongustai italiani, dell'Holanda, in altre ere apprezzammo altri e più aromatici cioccolati, e per il resto butteremmo a mare tutto tranne forse qualche birra, Edgar Davids e lo stato sociale. Ma non divaghiamo).
In Messico, ad andare per la maggiore è una via di mezzo fra il gelato industriale e quello artigianale: gli ingredienti si comprano in franchising, e son gli stessi per tutti. Poi, si va giù duro con le customizzazioni.
Cioè. Tu ti presenti tipo da La Michoacana, che è la catena più diffusa del Paese, e ti compri un cono un ghiacciolo o un sorbetto sencillo, ovvero normale, a un prezzo base. Poi, volendo, arricchisci con gli optional: il puccio nel cioccolato o nella marmellata, la panatura di smarties, noccioline tostate o biscotto, i trucioli di cocco o quello che ti suggerisce l'estro del momento. Gusti davvero per tutti, da quelli classici come cioccolato, fragola e vaniglia, a quelli tiki come ananas o banana, fino a quelli estremi, come mango e chile habanero, piccante di bestia.
O il preferito di mia figlia: il ghiacciolo al cetriolo con ripassata di salsa agrodolce al lime e crosta al peperoncino dolce. Giuro che è commestibile. Quasi, dài.

1 commento:

Pino ha detto...

Fantastico!

apprezzo molto questi post sul Messico "da strada". mi viene voglia di farci un salto!

E auguri di cuore per la paternità!!!