Diventare un bravo papà restando un bravo marito. Sembra un equilibrio scontato, ma non lo è: la paternità, come dicono, modifica tutte le leggi fisiche geometriche matematiche della vita. E quando uno più uno comincia a fare tre, tutto, ma proprio tutto diventa relativo.
Esercitarsi nella comida mexicana. Preso atto che un taco e un taco dorado son due mondi diversi, apprezzati il queso adobero e il queso cotija, scoperta la sottile differenza fra il chile de arbol, il jalapeno e l'habanero, assaporati il jicama e la guayaba, che altro fare se non continuare su questa strada? Ormai la mutazione è in atto, inutile resistere.
Crescere. O imparare a decrescere, che a questo punto è lo stesso. Inventarsi tempi e modi di lavoro nuovi, perché quelli vecchi they are a-changing, piaccia o meno. Imparare a non avere paura di osare. Imparare a far quadrare i conti, sempre e comunque. Non sono più tempi da anime candide. (Ma questo, da un bel po' di tempo a questa parte, me lo ripeto tutti gli anni).
Continuare a fare fumetti. E qui ci fermiamo, perché la scaramanzia non guasta mai.
Votare. Non dico votare bene, che ormai in quel senso Boh. Dico farsi violenza e accompagnarsi al seggio a calci nel sedere. Colà giunti, trovare la forza di tracciare una croce sulla scheda elettorale. Servirà? Boh. In caso di emergenza, tener presente che trattasi di un diritto, ma anche di un dovere.
Riscoprire l'Italia. Dopo tre mesi in una città in cui gli shopping mall sono considerati attrazioni turistiche, con tanto di trenini panoramici e scorci privilegiati per le foto, non dubito di tornare a guardare sotto una nuova luce anche el dòmm la galeria e i navigli. Però ho pure voglia di Sardegna. Di Piemonte. Di Toscana. Di Umbria. D'altronde, alla creatura bisognerà pur mostrare qualcos'altro oltre al dòmm la galeria e i navigli.
Accettare serenamente i primi (secondi) capelli bianchi. I primi (primi) sono già agli atti da un paio d'anni. Ora la mia fabbrichetta di perossido di idrogeno sta entrando a pieno regime, e quindi, voilà, capelli d'argento a iosa. Ma finché i miei ottimi geni mi permettono di dimostrare qualche lustro in meno, fa niente.
Leggere qualche buon libro. L'anno passato è trascorso senza lasciare tracce apprezzabili, a parte forse "la ballata del re di denari" di Yuri Herrera e "The Barbary Coast" di Herbert Asbury. Deludentissimo, ma me lo aspettavo, l'ultimo Winslow, di cui però devo recuperare "la lingua del fuoco". In fatto di fumetti, mi vengono in mente l'ultimo "John Doe", il Salgarone di Bacilieri e la deliziosa operina dark della Ghermandi. Di americano, solo ristampe.
Corollario: rileggersi tutto Andrea Pazienza, che sta lì a prender polvere da troppo, troppo tempo.
Tornare a innamorarmi dei pochi amici veri affidati agli almanacchi, coltivando meglio rapporti che la distanza geografica e mentale ha un po' sfilacciato. Annaffiare un paio di piantine che son lì, ma insomma, anche se il terreno sembra buono faticano un po', e non si capisce bene perché. O forse sì.
Imparare a scrivere meglio. Non stancarsi di scavare. Non smettere di cercare di tenere in equilbrio occhi, cervello e frattaglie varie. Non smarrire l'ossessione. Non perdere, mai, la sincerità.
Ricordarsi di sorridere di più, che qualche ragione per farlo c'è sempre. Feliz 2013.
martedì 1 gennaio 2013
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1 commento:
buon anno nuovo a tutti e tre!
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