giovedì 11 ottobre 2012

Elvis The Appelvis

Alla fine di ogni puntata Flavio Imbriacone, altrimenti detto il Boss, caccia via il trombato du jour indicandogli la porta col ditino, all'uso dell'Elvis dei tempi migliori ma anche dei padroni delle ferriere di inizio novecento.
E seguendo con lo sguardo quel ditino cotechino biricchino si arriva dritti alla ratio del programma: quello che il Woody dei tempi d'oro avrebbe definito Lo zenit del ragionamento mongoloide.
Fra rampantismo d'accatto, tailleurs, fighetterie, tacchi venti, leccate di culo, sorrisi falsi a trantadue denti, brutte cravatte, linguaggio marchetting-oriented, ansia da prestazione, cinque alti, sprezzo della consecutio temporum, skyline milanotte, banalità, rossetto, brillantina e altre leccate di culo, la serata fila via in un be'.
E mentre guardi un mucchio di replicanti strafatti di IULM scannarsi per un contratto a progetto alla corte di Elvis The Appelvis Briatore, ripensi a quando ai ragazzi di bottega capitava di raccogliere briciole di pensiero laterale da gente che aveva alle spalle qualcosa in più che un pacco di soldi e protetture politiche. E capisci che sì, ad avere vent'anni saresse proprio meglio emigrare, come direbbero i giovani virgulti di The Apprentice. Puro guilty pleasure a quaranta pollici.
Però le controindicazioni sono le stesse di Report: si va a letto incazzati e depressi. Ogni martedì su Cielo alle ventuno. L'ora dei vampiri.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ma perché donare ore del tuo tempo prezioso a certa gente? meglio un libro sugli stuntmen, o un fumetto ;-)

dài, che manca poco... abbracciovi!