mercoledì 24 settembre 2008
John Doe 64: una rece
Roberto Recchioni ha un problema: si piace un casino.
Una modica quantità di ego non si nega a nessuno, intendiamoci. Però il Rrobe ci dà dentro. E per pagarsi la roba spaccia pure.
Per fortuna, però, riesce a farlo con stile. Lasciandoti sempre lì a chiederti se ci fa o ci è. Se il suo narcisismo sia un bell'esercizio in punta di word processor o una rivalsa nei confronti di quelli che da ragazzini se la passavano meglio. Se gli schizzetti di veleno che gli scappano di tanto in tanto siano figli di un gioco zen o di un terrore inconfessabile. Così continua a oscillare come un giunco fra la vita e l'arte, lo stomaco e il cervello, la sua anima ossuta e la sua maschera da rockstar. E in questa terra di nessuno fra apparenza e sostanza, porta avanti il suo assalto al cielo, la sua idea di fumetto pop.
Il che ci porta a questo sessantaquattresimo numero di "John Doe".
E al perché occorra acquistarlo.
La risposta è lapalissiana: perché nelle sue 98 pagine racchiude più forma e sostanza di tante collane seriali messe insieme.
Certo, come tutti i fumetti seriali da Dylan Dog in su anche John Doe è furbetto, modaiolo, zeppo di contaminazioni fra generi e media e citazioni. Ma se in altri fumetti lo stesso mix sa di stantio, qui gli ingredienti sono ben amalgamati. Merito anche di una sceneggiatura tutta in levare, capace di stemperare l'helzapoppin' di cui sopra con una prosa asciutta, essenziale, tutta giocata sulle limature, su un ritmo lento e polveroso e sui silenzi.
E ottimamente assecondata dai bianchi e neri spigolosi di Werther dell'Edera.
È un bel passo avanti, rispetto a tutti quei fumetti dove si fa molto rumore per nulla.
E una bella dimostrazione di misura, per uno che si atteggia ad autore maudit love-me-or-leave-me.
Avanti adagio, dunque. Nell'attesa di capire chi ci fa e chi ci è.
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11 commenti:
Sì, anche io trovo questo numero fighissimo. C'è tutto il Rrobe lì dentro... :D
Fab
bella recensione... l'ho scoperta dal link del rrobe..in oggetto :)
complimenti bello stile e ottimi contentuti!
per il resto condivido l'opinione... per quanto per me JD abbia una vena più meta fumettistica alla Eisner di quanto vogliano far credere gli autori... e questo a prescindere dalle pulsioni personali di chi scrive ogni mese gli albi ma soprattutto da quelo misto di tecnica e citazione che ha definito un nuovo standard qualitativo
Adesso sembrerò cattivo, ma... quanto paga i critici per parlar bene dei suoi disegni, Werther dell'Edera?
Non saprei.
Quando comincia, avvertitemi, così passo a riscuotere.
E comunque, Dell'Edera ha un paio di cose di cui c'è sempre un gran bisogno: un nome impegnativo e un bel po' di personalità.
"Personality goes a long way".
Ottime considerazioni, Andrea; adesso gli manca solo d'imparare a disegnare.
Secondo me se la cava benissimo, ma vabbe': de gustibus non disputacchiandum eccetereccetera.
Però a questo punto ti tocca spiegarci perché tanto odio.
Ma no, nessun odio, ci mancherebbe altro. E' sconcerto, piuttosto. Lo sento elogiare da più parti, vedo che gli affidano incarichi su incarichi, perfino dai comics USA, e non capisco. Sarò sbagliato io, sarà questione di gusti, ma trovo il suo tratto affrettato, eccessivamente sintetico, privo di dettagli necessari e di sfondi, non rispettoso delle anatomie... sono costretto a sorbirmelo da anni insieme ad un gruppetto di sopravvalutati su John Doe (ti cito Accardi e Pontrelli, per dirne due).
Scusami, è più forte di me, sbotto pure quando si parla di cinema e qualcuno elogia Vanzina e Oldoini :)
Se Vanzina e Oldoini tagliassero le inquadrature come Dell'Edera, non sarebbero poi tanto male.
Secondo me sei un po' troppo stretto di manica.
Può essere. :-)
@ Hytok:
Werther Dell'Edera e' uno dei migliori storytellers in giro (in generale). Punto e basta. Fosse un po' piu' furbo e puntasse a "riempire l'occhio", sarebbero guai per tutti.
Vanzina e Oldoini non c'entrano proprio nulla, fidati.
@ Andrea: se Recchioni conoscesse El-P, 'sta storia non l'avrebbe scritta. Perche' si sa: "Poisonville Kids No Win"...
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