mercoledì 2 marzo 2011
Sensi di colpa
È possibile che uno che si è fatto le ossa sul fumetto d'azione riesca a riciclarsi come autore drammatico a tutto tondo?
È possibile sì. Ma non è detto che la ricerca di un maggior peso letterario porti per forza più ciccia.
In Europa, dove il fumetto d'autore è di casa dagli Anni 60, certi cambi di passo non hanno comportato particolari sofferenze ai lettori: non c'è di fan di Pratt Moebius o Mattotti che abbia fatto un be' di fronte ad avventure che di anno in anno si facevano sempre più scarne, sempre più essenziali, sempre più metafisiche. Altro è il caso degli Stati Uniti, dove il fumetto problematico è esploso con Art Spiegelman, che Crumb e Bodé e Shelton erano troppo sui generis e troppo genuinamente lisergici per le ambizioni salottiere. Da quelle parti, un passato mainstream genera gli stessi sensi di colpa di una patacca di ragù sulla cravatta. Quindi, niente evoluzione, solo rimozione.
Così David Mazzucchelli, passato dallo spettacolare espressionismo hard-boiled dell'accoppiata con Miller all'espressionismo astratto di Asterios Polyp.
Così anche il canadese Stuart Immonen, che in coppia con la moglie Kathryn ha rinunciato a una carriera da onesto mestierante del superomismo in calzamaglia per tentare il colpo gobbo del romanzo grafico in levare con Moving Pictures (Nicola Pesce editore, 14 euro e 90). Una pièce teatrale a fumetti ambientata nella Parigi occupata dai nazisti, tutta giocata in spazi claustrofobici, sui dialoghi e su un montaggio alternato che alterna passato remoto e passato prossimo mescolando i vizi privati di una esperta d'arte costretta a una tipica liaison vittima/carnefice con un nazi con quelli pubblici della Endlösung. Il gioco funziona nell'unità di tempo e di luogo dell'interrogatorio che fa da fil rouge a una narrazione volutamente allusiva e non lineare: testi e disegni scorrono s'intersecano si affastellano come le correnti di un fiume sotterraneo, sempre uguali e sempre diversi, e tanto di cappello ai coniugi Immonen per le infinite variazioni sul tema del parlarsi addosso. L'attenzione per il dettaglio, però, fa a cazzotti con l'ambizione dichiarata di inscrivere le storie minuscole dei protagonisti nella Storia maiuscola: così, nonostante la gelida eleganza formale, i diversi affluenti del dramma faticano a unirsi nella corrente lenta e solenne di un melò con i controcazzi.
Con un editing più puntuto e rigoroso, poteva uscirne un gioiellino.
Così, non si va oltre una aurea mediocritas giustificata dal taglio inconsueto della vicenda e da un lavoro certosino figlio, forse, dei sensi di colpa degli autori. Che altro? Non tutte le coperte riescono col buco. Nemmeno alla Top Shelf.
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6 commenti:
Mi piace molto quella cosa della coperta bucata proprio nel punto in cui il ragù patacca la cravatta del tizio nel salotto ( non è che sei la reincarnaz di Bunuel ? ), ma non condivido l'onesto mestierante. Stuart è stato un discreto - nel senso che il suo segno non incide la carne del neurone della coolaggine - disegnatore di Supes. Sospeso tra Alan Davis e Jeff Johnson ( Wonder Man con Gerry Jones e Way of the Rat con Chuck Dixon ndr ).
Con chine un filo + spigolose, poteva diventare un fan favourite. Mi è piaciuto molto di più il suo Nextwave ( testi di Warren Ellis . Tratto sintetico quasi alla Matteo Scalera. Quella era la strada. Magari Moving Pictures muove in quei paraggi. Non l'ho ancora letto. Vedremo.
Parere personale: supereroisticamente parlando, immonen non è mai andato oltre il compitino ben fatto. Bei disegni, indubbiamente, ma privi della carica espressiva di un Byrne, dello humour di Adam Hughes o di un Kevin Maguire, o del s(t)olido rassicurante mestieraccio di un Jim Aparo o di un Sal Buscema.
Efficienza gelida, quasi robotica, che emerge anche nella sintesi di MP, che chiude con il vestirello più dettagliato e meno erotico della storia del fumetto.
Sal Buscema è un grande incompreso ! Sospetto che Moore conosca a memoria ROM ( intro di Veitch x il saggio Writing Comics ) xchè il Bardo di Northampton ha visto la luce.
La sua sintesi è puro pop. Le sue cose migliori, oltre alle epiche avventure dello scatolotto di Galador, sono le sue matite + chine dello Spider-man su testi di Steven Grant ( seconda metà anni novanta ). Il tratto è spesso quando serve e il Ragno è agile come mai nelle tavole di altri + blasonati artisti.
Per i cultori del modernariato segnalo la run del suo Cap anni settanta alle prese con l'Artiglio Giallo ed il triangolo Rogers-Carter-contessa Allegro.
In quella roba, se si guarda con l'occhio di Agamotto, si vedono J. Bone, Kim Possible, lo Immonen di Nextwave ( aridanghete, dirai ), qualcosa di Parobeck in vista di Bats cartoon e, per sua stessa ammissione, l'ultimo Phil Hester ( quello da Greeen Arrow in poi - a me piaceva anche il suo tratto su Swamp Thing, ma la attuale deriva è salbuscemica ).
Tante zucche tante sentenze. Meno mal.
Ciao Andrea,
grazie per aver analizzato MP.
Mi spiace che non ti abbia convinto del tutto ma, naturalmente, non condivido tutto il tuo punto di vista.:P
Ogni autore ha varie anime, alcune più commerciali, alcune più autoriali.
Non penso si tratti di tentativi "di colpo gobbo", ma del desiderio di esprimere con la propria arte anche quell'interiorità che il doverti portare il pane a casa non sempre ti permette di fare.
Io l'ho trovata una vicenda molto dolce e piena di pathos, ma, ci mancherebbe, massimo rispetto per la tua opinione.
Poi, mi permetto di porre l'accento sull'humor grafico dell'autore di Neaxtwave!
Infine, la copertina per me è splendida. A guardarla dopo aver letto il volume, ancora di più!
Grazie ancora e un saluto
Andrea
Ci mancherebbe. Da parte mia, come scrivevo in chiusura, ce l'ho più con gli editor della Top Shelf che con gli autori: con una direzione di progetto più attenta alla fluidità e alla "gravità" della narrazione, MP avrebbe potuto essere davvero un gioiello.
Nella forma attuale, temo resti un prodottino interessante, ma qualche tacca al di sotto dalle proprie ambizioni.
Un bel problema, per un fumetto che sprizza aspirazioni "intelligenti" da ogni goccia d'inchiostro.
Ho capito meglio quello che volevi dire ora.
Grazie ancora.
Andrea
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