giovedì 16 ottobre 2008
Amarcort
Un quarto di secolo fa di questi tempi sono a Firenze, a cazzeggiare con amici a casa di un ragazzone lungo lungo conosciuto durante l'estate. Se ben ricordo, si chiama Lorenzo.
Io vado al liceo. Craxi ha appena formato il suo primo governo, i sovietici tirano giù i jet sudcoreani e l'Aids è la novità del momento. In radio senti solo Gazebo, Irene Cara e i Police di "Synchronicity". In Tv impazza "Drive In".
Il numero uno di "Corto" è nascosto nel bagno di Lorenzo o chi per lui, sotto una pila di riviste impolverate. Lo apro, e ci trovo Pratt, Crepax e Manara. A sorpresa, salta fuori una storia di Andrea Pazienza e Marcello D'Angelo. Si chiama "Finzioni", e mescola terroristi, morti ammazzati e madeleinettes adolescenziali. È un cazzotto nello stomaco.
Prima di ripartire per Milano, gli chiedo se posso tenermi la rivista.
Venticinque anni dopo, la collezione di "Corto" è una delle cose a cui tengo di più. Me ne manca ancora qualche numero, prestato e mai restituito o dimenticato chissà dove. Ma va bene così: in fondo, il pensiero che l'ammiraglia sia ancora là fuori da qualche parte in alto mare mi consola.
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