Era brutto, Diego María de la Concepción Juan Nepomuceno Estanislao de la Rivera y Barrientos Acosta y Rodríguez. Non bruttarello né poco attraente né insegnificante. Proprio brutto brutto, senza sconti, senza compromessi. Un corpaccione gelatinoso che si faceva prima a saltarlo che a girarci intorno, con una faccia che sembrava quella di un rospo impiastricciato di brillantina. In più, peggio mi sento, era pure comunista: una posizione politica che alle autorità messicane dell'epoca non piaceva granché, e che il presidente Gustavo Diaz Ordaz avrebbe brillantemente affrontato dieci anni dopo la morte del nostro con una bella fucilazione di massa in quel di Tlatelolco.
Torniamo a noi: se madre natura ti ha creato attraente quanto una stella del circo Barnum, come puoi fare a colmare il gap? semplice: come i ciechi, sfrutti tutto quello che ti resta. Il tuo ego. Le tue qualità. La tua forza d'animo. Le tue mani. Così, quando scopre di avere un minimo talentaccio per il disegno, Diego María de la Concepción Juan Nepomuceno Estanislao de la Rivera y Barrientos Acosta y Rodríguez prende e dal Messico se ne va in Europa a cercare l'ispirazione. Non la trova, ma in compenso si diverte. Trombando a casaccio, facendo da modello a Modigliani, fissando l'occhio pallato sulle opere dei grandi.
Poi, nel 1922, torna in Messico. E diventa Diego Rivera. Quello che si sposa Frida Kahlo. Due volte. Quello che ospita Trotsky prima che Ramon Mercader gli ficchi una piccozza da ghiaccio in testa, e poi si dimette da compagno. Quello che prima accetta i soldini di Rockfeller per un murale, e poi lo sfancula perché il committente non accetta di ritrovarsi un ritratto di Lenin nel salotto buono del capitalismo. Quello che si mette a copiare l'horror vacui e le simmetrie perfette dei maya, e ti riassume cinquecento anni di storia in una parete.
Era brutto, Rivera. Brutto, grasso, contraddittorio. Ma per dirla con il Walt Whitman di "Canto di me stesso", conteneva moltitudini. Avercene, di racchi così.
venerdì 12 aprile 2013
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1 commento:
Racchio ? Tante zucche tante sentenze, claro que si, ma direi diversamente bello. E' chiaro che se il tuo ideale di maschio è il suo lontano cugino Gianni con quel musino da Macca e quella chioma da bottega di parrucchiere anni settanta, Dieghito ti sembrerà uno sketch di Sam Kieth o un Mort Drucker sotto acido. Scommetto che trovi ripugnanti anche Charles Baudelaire e Philippe Daverio.
Ti racconto una storiella che avrai già sentito ( anche se commentatori meno informati di me la raccontano considerando come protagonista Chaplin ): Diego Rivera capitò x caso in una gara di sosia di Diego Rivera nel corso di una convention e , per celia, si iscrisse, ma arrivò terzo. Vinse Eugenio Montale .
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