A metà Anni 80, i Talk Talk di Mark Hollis erano lì nella terra di mezzo della British Invasion. Molto lontani da Duran Duran Spacca Ballet e Menti Semplici, questo sì: però in grado di dare la biada a molta altra gente. La stoffa, soprattutto nei primi Cd, era settanta per cento sintetico più un venti per cento di elastan: però certe armonie di vago sapore progressivo e la voce nasale di Mark Hollis tradivano aspirazioni da classico tweed inglese. Neanche il tempo di infilare un paio di buoni piazzamenti in passerella, e i Blabblà chiudono con il casual e si buttano sull'haute couture, inventando il post-rock. Due album della Madonna, The Color of Spring e Spirit of Eden, ridefiniscono i confini della forma canzone, fra influenze world music, digressioni free jazz e melanconie à la Thom Yorke. Il suono, scarnificato ed essenziale, bada al sodo, senza la minima concessione commerciale. La voce di Hollis si fa sempre più sommessa. È roba fina, insomma. Cosa vuoi che ne capisca il poppolobbue. E infatti, come da inveterata tradizione: vendite a picco, una bella pedata nel culo dalle major, e tutti a casa. A diffondere il verbo saranno i pochi che avevano colto il messaggio: dai Radiohead, ai Sigur Ros, ai primissimi Coldplay. Ma nel frattempo, niente più Talk Talk.
Qui finisce il preambolo e comincia Spirit of Talk Talk, che è contemporaneamente libro e Cd celebrativo dedicato a Mr. Hollis & soci. Tante belle immagini del cover artist James Marsh, interviste esclusive a fan insospettabili come Robert Plant e Richard Wright dei Pink Floyd, e un sacco di belle cover a firma Joan as a Police Woman, Zero 7, Arcade Fire etc.
Tanta roba.
Pronti a cogliere la seconda seconda chance?
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1 commento:
Un critico nostrano, in occasione del passaggio, credo, sanremese, dei TT, scrisse : " Non dicono nulla, ma lo dicono bene ".
Come li ho invidiati !
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