giovedì 13 settembre 2012

Pierferdinando

Sembra un nome, invece è un gerundio. Che descrive un momento pieno di Casini. Una semina incessante di idee, energie, sbattimenti, impegni, che si mangia via gran parte del tempo e dell'ossigeno a disposizione, e si porta via l'abituale logorrea.
Ma sotto le ceneri dell'estate sfrigolano le braci di un autunno che sa di pepperone habanero carico di capsicina. Progetti scritti e disegnati da portare a spasso sulle gambette ancora malferme e però vivacette come quadri di U. Boccioni, la creatura da andare a prendere in terza elementare al di là dell'oceano, una casa da arredare con gusto post-crisis a suon di muscoli, colore e pathos... e l'urgenza di far qualcosa in più, e la tentazione fortissima di far qualcosa in meno. Alla fine, ad andarci di mezzo è la modalità cazzeggio confidential. Che si fa più rado, pardon più barboso, forse più incline allo sbadiglio, sperabilmente non troppo per chi sta dall'altra parte dello schermo. Perdono, perdono, perdono, come cantava C. Caselli. Che se dai Caselli ai Casini il passo è breve, i Casini prima o poi finiscono. E per fortuna la vita vera con tutte le sue parole usate abusate o nuove di trinca torna a bussare, e così la voglia di raccontare e raccontarsi. Sigh.

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