Aspettando La banca della magliana, unico autentico calembour visivo del programma Tv che segna il ritorno di Sabina Guzzanti sul piccolo schermo dopo un esilio catodico di 9 anni, finisci a tirare quasi la mezza. Fra qualche piccola favilla di satira e le molte ombre di un programma visivamente troppo cioècazzocompagni, pesantino nel ritmo, sorprendentemente serio.
Si ride poco, con Un, due, tre, stella. Un po' perché evidentemente Sabina ci tiene a mostrarsi all'altezza del suo status da pasionaria, e riduce i fregolismi al minimo sindacale, giocandosi la carta lombrosiana di una Annunziata slapstick. E un po' perché il menu mescola troppo disinvoltamente l'alto e il basso, i Frassica (ottimo) e i Michael Moore (prevedibile), il cabaret e l'analisi economica. Di buono c'è la voglia di aprire a facce nuove tipo quella di Edoardo Ferrario, decisamente da tener d'occhio, e l'ambizione di informare con leggerezza, come dimostra l'intervento sulla crisi di Andrea Fumagalli. La speranza è che nelle prossime puntate la Guzzanta riesca ad aumentare il ritmo e ad alternare al rap un po' di punk di funky di rock. Il rischio, altrimenti, è che la palpebra cali prima del sipario: un peccato mortale, per una trasmissione comunque interessante.
venerdì 16 marzo 2012
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