giovedì 29 marzo 2012
Stallo alla messicana
La parte più divertente del mestiere di scrivere? Facile: documentarsi. Perché con la scusa che ti tocca farti una cultura, hai l'agio di rimetterti in pari con i libri che avevi messo lì in attesa di trovare il tempo per dar loro una botta.
Il che ci porta a La ballata del re di denari, opera prima del messicano Yuri Herrera.
Che esplora il Paese dei narcotrafficanti dall'interno degli abiti sgargianti di un cantante di corridos, le canzoni popolari con cui un tempo si cantavano le gesta di eroi come Villa e Zapata. E con cui oggi si celebrano le gesta dei narcos.
Come ne La maschera della morte rossa di Poe, al centro della vicenda c'è il crollo di un regno: quello di un jefazo alla prese con i pretendenti al suo trono criminale. Centoventi pagine melanconiche, passionali però abbottonate come solo i messicani autentici sanno essere,tradotte splendidamente da un Cacucci in gran forma e squarciate da lampi di genio tutti da rubare. Per esempio, la metafora fulminante che Herrera appioppa al suo cantante, precisa precisa anche per chi vive di storie acchiappate al volo, proprio come quegli uomini di parole costretti a fare "giri su giri tra le chiacchiere altrui come un avvoltoio sui cadaveri, fino a trovare la traccia nel posto giusto".
Da La Nuova Frontiera a 15 euro. E bravo Herrera.
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