La Ghermandi mi piace un casino per un casino di motivi. Cito a casaccio:
1) La bella testina contorta, piena di idee rotondette sfuggenti nere nere come chicche di liquerizia purissima;
2) Lo stile unico et inimitabile, fosse ammmericana farebbe soldi a palate come character designer;
3) La formazione Paziente (nel senso proprio di Andrea Pazienza, che illo tempore, ebbro di fumi linusiani e valvolini, le insegnò i rudimenti dell'arte sequenziale);
4) La malcelata antipatia per il termine Graphic Novel grrr;
5) Ha collaborato con il manifesto;
&) Quando uno è figo, è figo, e tanto basta.
Ora la Ghermandi ha pubblicato un libro che parla di una disegnatrice di fumetti che vive in una città che sta su una collina che in cime c'è una vecchia quercia. Si sorride, ma come si può sorridere degli scheletrini di Josè Guadalupe Posada o delle caricature di George Grosz: vignette come quadratini di cioccolato fondente al 90 per cento, denso, amarissimo, con una nota di dolcezza giusto nella pietas che l'autrice prova nei confronti delle anime torturate che popolano i suoi sogni. E che disegni della madonna: roba da fare invidia al miglior Tim Burton.
Un libro necessario, a soli 16 euro per duecento e rotte pagine di roba. Pubblica Coconino. Santè.
venerdì 2 marzo 2012
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1 commento:
e gli originali esposti a BilBOlBul fanno ancor più impressione... ;-)
grandissima, forse la migliore della sua generazione!
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