B.B. è un film sul presente oscuro dell'America contemporanea che, come già i titoli di coda di "Se7en", va visto al contrario (come la vita di B.B. e come viene didascalizzato nella scena dell'incidente e dalla locandina originale del film che, forse, suggerisce anche un'ipotesi interpretativa di tipo speculare).
Quindi il sogno oscuro dell'america odierna inizia da Katrina (dove appunto gli USA perdono un pezzo importante della loro storia più antica) e punta dritto verso la crisi del '29. Tristi tempi ci attendono se l'america oggi si rappresenta così, è stata la prima cosa che ho pensato uscito dal cinema.
È un film su un popolo che nasce antico (unione di europei, africani e amerindi appunto), inizia la sua vita (nel panorama mondiale) con la Grande Guerra e in tutta la sua storia, rimanendo costantemente ai bordi (nel film, tutta la seconda guerra mondiale si riduce a un incontro con un sottomarino), punta verso un'adolescenza destinata a non ricordare nulla e finire in demenza.
E infine sì, Forrest Gump era l'america Clintoniana che andava in scena. Questa è l'america post-bush che, come tutto quello che succede negli usa, diventa narrazione sul palcoscenico mondiale.
Il film è imperfetto (come tutti i film di Fincher) ed esageratamente troppo in tutto. E proprio per questo credo che vada in qualche modo amato.
Per me il film aveva già vinto nella scena iniziale (baricchesca, va detto) dell'orologio che va all'indietro.
Di fronte alla carica tra le trincee della prima guerra mondiale, con i morti che si rialzano e corrono all'indietro, mi sono detto che era una scena perfetta nella sua semplicità, capace di dare in un minuto il senso di quello che poi Fincher avrebbe (bene o male) sviluppato nelle successive 2 ore e mezza di film.
Mi manca che i nostri registi non pensino mai i loro film anche in questi termini.
5 commenti:
Come scrissi altrove:
B.B. è un film sul presente oscuro dell'America contemporanea che, come già i titoli di coda di "Se7en", va visto al contrario (come la vita di B.B. e come viene didascalizzato nella scena dell'incidente e dalla locandina originale del film che, forse, suggerisce anche un'ipotesi interpretativa di tipo speculare).
Quindi il sogno oscuro dell'america odierna inizia da Katrina (dove appunto gli USA perdono un pezzo importante della loro storia più antica) e punta dritto verso la crisi del '29.
Tristi tempi ci attendono se l'america oggi si rappresenta così, è stata la prima cosa che ho pensato uscito dal cinema.
È un film su un popolo che nasce antico (unione di europei, africani e amerindi appunto), inizia la sua vita (nel panorama mondiale) con la Grande Guerra e in tutta la sua storia, rimanendo costantemente ai bordi (nel film, tutta la seconda guerra mondiale si riduce a un incontro con un sottomarino), punta verso un'adolescenza destinata a non ricordare nulla e finire in demenza.
E infine sì, Forrest Gump era l'america Clintoniana che andava in scena. Questa è l'america post-bush che, come tutto quello che succede negli usa, diventa narrazione sul palcoscenico mondiale.
Il film è imperfetto (come tutti i film di Fincher) ed esageratamente troppo in tutto. E proprio per questo credo che vada in qualche modo amato.
Bella chiave di lettura.
Sono d'accordo.
Però la sceneggiatura è un colabrodo comunque.
Per me il film aveva già vinto nella scena iniziale (baricchesca, va detto) dell'orologio che va all'indietro.
Di fronte alla carica tra le trincee della prima guerra mondiale, con i morti che si rialzano e corrono all'indietro, mi sono detto che era una scena perfetta nella sua semplicità, capace di dare in un minuto il senso di quello che poi Fincher avrebbe (bene o male) sviluppato nelle successive 2 ore e mezza di film.
Mi manca che i nostri registi non pensino mai i loro film anche in questi termini.
– Cap. P.
imparato molto
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
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