Farlo sbagliato |
Al cuore narrativo di Dragon Trainer c'era l'ossessione del geniale Chris Sanders per le love story marginali. In Lilo & Stitch, quella fra la piccola protagonista e l'alieno a forma di Koala, e nel Bolt originale quella fra il titular character e un intero bestiario di animaletti schizzati e radioattivi (poi, va detto, debitamente sedati dalla Disney nella versione finale del film).
Ovviamente, sviscerato il tema della bromance fra il vichingo e il drago la Dreamworks avrebbe potuto e dovuto spostare la storia un po' più in là, magari tirando in ballo Cressida Cowell, autrice del romanzo How to Train Your Dragon che ha ispirato il film, o lo stesso Sanders. Invece, Sanders figura solo come produttore. E il Dragon Trainer 2 di Dean DeBlois consegna al pubblico uno spettacolone action tanto ricco di salse e spezie dal punto di vista visivo quanto precotto dal punto di vista dello storytelling. Con in più il problema di un rating che obbliga a continue dissonanze fra le aspirazioni "adulte" della trama e il look and feel caricaturale dei personaggi e delle soluzioni narrative.
Intendiamoci, anche così siamo sopra la media di tante recenti pellicole animate, da Frozen a Planes a Kung Fu Panda 2, non fosse altro per il character design, la spettacolarità (fotografia di Roger Deakins, mica cotiche) e una manciata di virtuosismi di regia che denotano grande mestiere e capacità di tocco. Ma la magia del primo episodio, be', quella resta irripetibile.
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